A confronto con i premiati del Festival

La Finocchiaro, Battiato e Barmak, tra gli altri, descrivono l'emozione di ricevere il Marc'Aurelio assegnato dal Festival capitolino

Schierati in fila, emozionati, euforici ed un pò impacciati.
Sono i premiati dalla terza edizione del Festival internazionale del film di Roma, che ha emesso i suoi verdetti. Ci sono i due registi: uno, Barmak, premio della giuria con il suo Opium War, l'altro, Giacomo Battiato amato dal pubblico per la sua dura storia su un massacro avvenuto nei Balcani.
Ci sono i due attori premiati, l'elegantissima e bellissima Donatella Finocchiaro, diretta da Edoardo Winspeare nei Galantuomini, e Bohdan Stupka, attempato autore ucraino uscito da un cinema che non c'è più, che ha dato magistralmente corpo al politico avido e corrotto dell'ultimo film del maestro Zanussi.
C'è Joao Botelho, eccentrico regista portoghese che si è meritato una menzione speciale con il complesso e a tratti indigesto A corte do norte, e Kenny Glenaan, autore del secco e duro Summer, premiato da una sorprendentemente matura e competente giuria di adolescenti nella sezione Alice nella città.

L'attenzione, prima di tutti, si focalizza sulla splendida Finocchiaro, unico possessore di un premio totalmente italiano, essendo Battiato regista di un film, Resolution 819, che batte bandiera francese, avendo di italiano, oltre ovviamente al regista, solo una piccola co-produzione.
"Non c'è cosa più grande per un'attrice che vincere un premio - E' un personaggio che abbiamo costruito tutti insieme, tutti quelli che hanno lavorato al film, da Fabrizio Mosca, a Winspeare, che mi hanno voluto fin dall'inizio, poi tutti quelli che hanno fatto il film con me. E' un premio che va a tutti dunque, ma proprio tutti quelli che hanno lavorato con me.
Tocca a Battiato, l'altro italiano sul palco, continuare con gli onori di casa.
"Il primo a essere sorpreso di questo premio sono io - ammette Battiato - l'ultima cosa che immaginavo era avere in consenso così ampio dal pubblico. 'Il valore di un film è legato al motivo che spinge il regista a fare quel film', diceva Tarkovskij, e lo stile che usi non ha importanza, l'importanza è la motivazione con cui hai lavorato all'opera e la coerenza di quella motivazione. Ecco, io ho puntato su questo, e la motivazione nel fare Resolution 819 è nata dal rifiuto di quello che era successo e dalla voglia di dirlo".

Tocca dunque a Siddiq Barmak, che, un pò a sorpresa, escluso alla vigilia da tutti i pronostici, ha conquistato la giuria dei critici conquistandone il premio.
"Come Battiato - confessa il regista - sono rimasto anch'io sorpreso, perchè pensavo che vedendo il mio film ci si aspettasse una pellicola di guerra, perchè nei media l'Afghanistan emerge solo attraverso le immagini di una guerra. Io ho voluto raccontare un altro punto di vista, perchè il nostro popolo ha altre mille cose da dire che sono accadute accanto a questa guerra. L'Afghanistan, come l'Iraq, magari non ha il petrolio, ma ha tante storie da raccontare".

Un altro ad essersi stupito è stato Bogdan Stupka, magistrale interprete della commedia nera di Zanussi, With a warm heart, indubbiamente la miglior performace maschile intravista nei giorni del Festival, che però ammette: "Non mi aspettavo questo premio, ma devo dire che ho avuto un qualche sentore che magari il film poteva vincere qualcosa quando il pubblico lo ha visto. Quando avevo visto il film in dvd, per esempio, non mi era piaciuto era un'altra cosa, mentre sul grande schermo mi è piaciuto moltissimo, l'ho rivalutato e ho capito che era veramente un film valido. Zanussi d'altronde è un grande regista, ero al mio secondo film con lui, e penso proprio che ci sarà un terzo".
L'ultimo a ricevere un premio e a dirsi sorpreso, copione rispettato da tutti i premiati, è Glenaan, vincitore della sezione competitiva Alice nella città, selezionatrice di pellicole destinate ad un pubblico di giovani e giovanissimi.
"Quello che è stato veramente interessante di questo Festival è stato come la giuria composta da giovani si sia lasciata coinvolgere in una storia di adulti e del loro fare i conti con il passato, e il modo con cui hanno affrontato questo tema è stato davvero affascinante. C'è una miseria emotiva nel film che attraversa i confini geografici, e che ha toccato i cuori della piccola giuria".
Tra conferme e pronostici, dunque, il sipario cala sulla terza edizione dell'ex Festa, trasformatasi ormai in Festival. In attesa di scoprire cosa avrà in serbo Gian Luigi Rondi per la prossima edizione, la prima veramente sua.