A Berlino la 'Materia oscura' di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti

Il nostro incontro con gli autori del documentario lirico dedicato ai raccapriccianti effetti collaterali degli esperimenti militari effettuati nel Poligono sardo di Quirra.

La Materia oscura è tutto ciò che non si vede o non si conosce, ma è lì pronto a irrompere nel quotidiano con conseguenze talora devastanti. La materia oscura di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti è l'orrore che si cela dietro il Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, mastodontica e ipertecnologica struttura sorta in Sardegna nel 1956 che si estende per più di 12.000 ettari nella regione dell'Ogliastra e del Sarrabus. Il Poligono, tutt'ora in attività nonostante l'inchiesta per disastro ambientale avviata nel 2011, è area di addestramento per la NATO e teatro di esperimenti militari commissionati dalle forze armate o da private ditte di armamenti provenienti da varie nazioni. Le conseguenze? L'avvelenamento progressivo di una zona naturalistica a bassa antropizzazione in cui è stata riscontrata un'elevata incidenza tumorale e un altro tasso di nascite di animali ed esseri umani affetti gravi malformazioni. I due registi, già autori de Il castello, scelgono il mezzo cinematografico per descrivere l'orrore con sguardo partecipe, ma privo di sovrastrutture ideologiche. Martina Parenti e Massimo D'Anolfi hanno scelto il Forum di Berlino come vetrina per il film, una delle pochissime pellicole italiane presenti in questa edizione del festival. A Berlino abbiamo incontriamo i due registi poche ore prima della premiere ufficiale per parlare della genesi del film, delle difficoltà trovate nel corso della lavorazione e delle speranze su una futura distribuzione in sala.

Perché avete scelto di parlare proprio del Poligono del Salto di Quirra?
Massimo D'Anolfi: Questo è un film che volevamo fare da anni. Ci interessava realizzare un documentario sul Poligono perché volevamo parlare di qualcosa che che avesse a che fare col mondo delle armi. Volevamo mostrare le conseguenze di queste prove di guerra.

L'argomento è delicato. Oggi il Poligono è al centro di un processo per disastro ambientale. Mentre realizzavate Materia oscura avete avuto problemi o siete stati sottoposti a restrizioni durante le riprese?
Massimo D'Anolfi: Quando abbiamo girato Il castello ci siamo fatti una certa esperienza. Il film era il trionfo del permesso perfetto. Abbiamo chiesto permessi al Ministero dell'Interno, a quello della Sanità, alla Polizia, alla Finanza. Ci mancavano solo i servizi segreti. Stavolta abbiamo girato e basta.

Martina Parenti: Ovviamente parlando di un tema d'attualità sapevamo di andare incontro a rischi maggiori. Il nostro era un film difficile da fare, ma noi ci siamo documentati il più possibile in modo da far fronte a ogni tipo di problema.

La presenza degli animali, in Materia oscura, è un elemento di grande rilevanza.
Massimo D'Anolfi: Gli animali sono un elemento integrante dell'area in cui sorge il Poligono perché nei paraggi vi sono degli allevamenti e l'area è piuttosto selvaggia. Mentre giravamo speravamo di riprendere la nascita di un vitello, invece sfortunatamente ne abbiamo ripreso la morte. Ci serviva un elemento di delicatezza perché il film ha a che fare con la vita e con la morte, e alla fine ci siamo trovati di fronte a un'immagine che rappresenta tutto il dolore e la devastazione dovuta agli esperimenti militati che hanno avvelenato terra, aria e acqua. Quel piano sequenza dedicato alla fine del vitello è fondamentale. Quando abbiamo girato quella scena abbiamo capito che il film era finito.

Ma come è possibile che gli animali possano essere ospitati nel Poligono?
Martina Parenti: L'area è abbastanza incontaminata. Il vanto dei militari è aver evitato con la loro presenza la speculazione edilizia. E' un'anomalia che all'interno del Poligono ci siano gli allevatori e si pratichi la pastorizia.

Il vostro documentario ha un respiro cinematografico. Avete fatto una scelta coraggiosa, quella di rinunciare ai testi e alle parole.
Martina Parenti: Il film è quasi completamente muto perché volevamo che a parlare fossero le immagini. La nostra è una pellicola pensata per il cinema e anche la costruzione dell'immagine ha un taglio cinematografico significante in sé e per sé.

C'è un unico momento del film in cui, però, utilizzate una voce.
Massimo D'Anolfi: Quella è la voce registrata del procuratore Domenico Fiordalisi che ha istituito il processo contro il Poligono. L'intervista è presa da Radio Radicale. E' un momento molto particolare del film perché la voce di Fiordalisi si sovrappone alle immagini raccapriccianti di un esperimento in cui viene sezionato un topolino. Quelle immagini, unite al suono della voce, producono un senso diverso del tutto. Senza la voce non avremmo usato neanche l'immagine del topo perché ci sembrava troppo forte, ma in questo caso la voce distoglie l'attenzione. La scena diventa difficile sia da guardare che da ascoltare e si crea un conflitto. Questo è il modo modo migliore per rstituire l'atrocità di ciò che Fiordalisi sta dicendo. A volte dalle cose tremende è necessario difendersi.

Un altro elemento importante è il materiale di repertorio. Come l'avete reperito?
Martina Parenti: Dentro il Poligono si trova un laboratorio di sviluppo e stampa. A noi interessava mostrare come il cinema venga anche usato per altri scopi così abbiamo fatto un lavoro di selezione. Nei nostri film non abbiamo mai utilizzato immagini d'archivio. Non ci piace come vengono utilizzate visto che spesso vengono montate per per abbellire brutti film. Nel nostro caso però abbiamo cercato di creare un archivio diegetico. C'è stata una ricerca. Abbiamo ri-filmato le immagini attraverso moviola e televisore per integrarle nel nostro film.

E per quanto riguarda le immagini delle esplosioni e degli esperimenti?
Massimo D'Anolfi: E' tutto su Internet. A volte viene caricato direttamente dai militari sotto nickname.

Quale è l'intento alla base del vostro film? Volevate realizzare un'opera di denuncia? E' corretto parlare di film pacifista?
Martina Parenti: Film pacifista assolutamente sì. E' un film sulla stupidità degli uomini. Per quanto riguarda il ruolo divulgativo della pellicola non era il nostro intento primario. Noi volevamo realizzare un film su un argomento specifico, ma sta al pubblico percepirne il contenuto.

Massimo D'Anolfi: Non è necesssario esplicitare la dimensione politica di un film. Per me il cinema è politico a partire dall'inquadratura. E' come inquadri un soggetto che è politico. Noi facciamo sempre film che si relazionano col potere e questo è il nostro modo di documentare le cose. Se dopo aver visto il film il pubblico avrà voglia di documentarsi ben venga. Materia oscura è un film pre-informazione, ma anche post-informazione. Ci auguriamo un'uscita in sala visto che il film è pensato per il cinema.

Alcuni hanno definito Materia oscura un film fantascientifico.
Massimo D'Anolfi: In effetti l'area delle riprese ha un look post-apocalittico, post-bomba atomica. Sicuramente è un film scientifico, ma c'è anche chi ha parlato di horror. In realtà i modelli a cui si rifà sono due cartoni animati: WALL·E e Il mio vicino Totoro.