47 Metri: Uncaged, la recensione: i predatori della città sommersa

La recensione di 47 metri: Uncaged, il sequel diretto da Johannes Roberts disponibile sulle principali piattaforme dal 24 Luglio.

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47 Metri - Uncaged: un frame del film

È inevitabile, nello scrivere la recensione di 47 metri: Uncaged, ragionare sul confronto con il film precedente, cercando di individuare quali siano i punti di contatto e quali le differenza, ma soprattutto se il nuovo capitolo diretto da Johannes Roberts sia o meno all'altezza del suo predecessore. Va detto subito che la continuità col passato c'è ed è pensata con criterio, ma è anche evidente l'esigenza di non ripetersi e spingersi oltre i rassicuranti confini del 47 Metri di tre anni fa per cercare di rinnovarsi e stupire lo spettatore. E questa esigenza è soddisfatta solo in parte.

Avventura tra sorelle

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47 Metri - Uncaged: un'immagine del film

Come nel primo film, anche in 47 Metri: Uncaged ci sono due sorelle protagoniste. Due sorellastre, in realtà, molto diverse tra loro: Sasha è sicura di sé e spigliata, mentre Mia è timida e vittima delle angherie di alcune compagne di scuola. Di certo la loro situazione non è aiutata dal recente trasferimento in Messico, per seguire le esigenze lavorative del padre che si occupa di ricerche archeologiche sottomarine: l'incipit del film mette subito in chiaro la situazione delle due sorellastre, la difficoltà nella loro intesa e il percorso che dovranno affrontare per superarle.

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47 Metri - Uncaged: una scena del film

Un percorso che passa attraverso il faccia a faccia con dei minacciosi squali, i villain dichiarati del film, che avviene proprio in alcune rovine sommerse su cui sta lavorando il padre delle ragazze: a dispetto di biglietti regalati loro per un'escursione in una barca dal fondo a vetri per ammirare gli squali, le due ragazze si uniscono alle amiche Alexa e Nicole per una gita in un piccolo lago nascosto, dal quale è possibile accedere alla città sottomarina... e ai suoi pericolosi abitanti.

La continuità col passato

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47 Metri - Uncaged: una scena del film d'azione

Se, come accennato, uno degli elementi di continuità col passato è l'avere due sorelle protagoniste, con le relative dinamiche da sviluppare, l'altro è senza dubbio il senso di claustrofobia che domina il racconto. Anche se il titolo Uncaged parla chiaro e non c'è più la componente della gabbia a proteggere/imprigionare le protagonista, i cunicoli della città sommersa riescono a trasmettere la stessa sensazione di oppressione e, letteralmente, di asfissia, considerando l'aver mantenuto il logico espediente narrativo della riserva d'aria in esaurimento.

47 metri: In trappola tra gli squali

Un po' di eleganza in meno

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47 Metri - Uncaged: una scena del film d'azione

Partendo da queste basi, lo sviluppo di 47 metri: Uncaged rappresenta una variazione sul tema di quanto già visto, con i confini più ampi della città a fornire nuovi ganci di messa in scena. Spunti che il regista sfrutta solo in parte, perché riesce solo a tratti nel tentativo di allargare l'azione e sorprendere lo spettatore: un paio di sorprese emergono tra altri espedienti decisamente più prevedibili, mentre in termini di messa in scena aumentano le soluzioni visive meno curate ed eleganti. Pro e contro che non cambiano la sostanza e l'appetibilità finale di un film che può soddisfare la voglia di svago e brividi di una serata.

Da Lo Squalo a 47 metri: affogare nel terrore più profondo

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di 47 metri: Uncaged sintetizzando pro e contro del film di Johannes Roberts, evidenziando come siano presenti diversi punti di contatto con il capitolo precedente, ma non sempre le novità introdotte, necessarie per garantire varietà e mantenere l’interesse del pubblico, risultano riuscite. Non mancano, però, quei brividi che ci aspettiamo da questo tipo di film, che giustificano la visione e il rispetto della tradizione nostrana da horror estivo… anche tra le mura domestiche!

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Il modo in cui Uncaged riprende e ripropone alcuni elementi base del primo capitolo.
  • La capacità di Johannes Roberts di sfruttare la struttura labirintica della nuova ambientazione.
  • Un paio di momenti che riescono a sorprendere…

Cosa non va

  • … che spiccano tra altri più prevedibili.
  • La necessità di fare di più del primo film porta a essere meno ricercato nella messa in scena.
  • Poca attenzione per la definizione dei personaggi, in particolare quelli secondari.