28 anni dopo: come è cambiato da prima a dopo il Covid e cosa c’entra The Last of Us

C'avevamo visto giusto: il film cult ha molto della serie HBO, e ad ammetterlo è stato proprio Alex Garland parlando con Neil Druckmann.

Un'immagine da 28 Anni Dopo di Danny Boyle

Nell'eterna diatriba che vede contrapposte le fazioni Team Zombie lenti vs Team Zombi veloci, gli ideatori dei franchise di 28 Giorni Dopo e The Last of Us, Alex Garland e Neil Druckmann, hanno avuto parecchia voce in capitolo a sostegno delle recenti ragioni della seconda squadra (insieme a Zack Snyder). Il primo team ha avuto man forte principalmente dalla saga videoludica di Resident Evil - almeno fino a un certo punto, poi anche lì si è deviato parecchio - e dall'epopea fumettistica prima e televisiva poi di The Walking Dead. Va anche detto che sempre i cari Garland e Druckmann sono anche oggetto di puntualizzazioni semantiche per così dire.

Una scena di 28 giorni dopo
Gli infetti di 28 Giorni Dopo

Per i puristi di matrice romeriana, i loro non sarebbero zombi, ma infetti. E tecnicamente è vero. Sia in 28 Giorni Dopo che in The Last of Us non c'è gente che risorge dalla tomba affamata di carne umana e cervella. Nel primo c'è una sorta di virus della rabbia potenziato mentre nel secondo nasce tutto da un fungo, il cordyceps.

Ma tant'è: stiamo comunque parlando di un medesimo filone che, al suo interno, può contenere svariate diramazioni. La cosa curiosa però è che, come hanno avuto modo di raccontare i diretti interessati, tutto ha sempre e comunque a che fare con George Romero, la volontà di creare qualcosa che fosse ispirata da lui seppur nella diversità e che poi, per via di quelle strane pieghe del destino, è finito per intrecciarsi in una qualche inattesa maniera.

George Romero, il papà degli zombie

Che The Last of Us sia nato da una bocciatura da parte di George Romero è una storia nota. Una vicenda che è riemersa nel corso di una lunga chiacchierata che Neil Druckmann ed Alex Garland hanno fatto nel podcast ufficiale di Sony Creator to creator. D'altronde, il colosso giapponese è sia publisher di The Last of Us che produttore della nuova Trilogia di 28 Giorni Dopo che partirà a giugno con 28 Anni Dopo, quindi non dev'essere stato particolarmente complicato riunire a un tavolo i due autori.

The Last Of Us Games Wallpaper Hd
Joel ed Ellie nel primo The Last of Us

Dopo un lungo excursus fatto da Garland su come lui, che ama i videogiochi fin da quando era bambino negli anni settanta, sia finito a scrivere e dirigere film dopo l'esordio come fumettista e romanziere, Druckmann ha raccontato al collega di come The Last of Us sia nato proprio da un "per me è no" del leggendario Romero.

Quando è finito a lavorare alla Naughty Dog, dopo essersi fatto le ossa su Jak and Daxter e i primi due Uncharted, Druckmann ebbe poi l'opportunità di proporre e realizzare un nuovo titolo. Era il momento giusto per recuperare, con tutti gli aggiustamenti che lo avrebbero poi trasformato in The Last of Us, un concept che aveva elaborato ai tempi dell'università nell'ambito di un corso che prevedeva la stesura della storia per un videogioco a tema zombi che doveva essere valutata e approvata da... George Romero. Druckmann dice che "avevo proposto questa storia su, beh, all'epoca il protagonista era un poliziotto. Un uomo che aveva perso sua figlia. E c'era questa ragazza. Era molto ispirato al gioco ICO, a quelle che erano le sue meccaniche".

Ad ispirarlo era proprio la maniera in cui Ico adoperava il gameplay per raccontare una storia. Tutto molto bello, ma non per Romero che "lo ha odiato. Ha detto: 'Dove sono i miei personaggi? Qui non c'è niente. A parte gli zombie, non c'è nulla di La notte dei morti viventi'. Così ha scelto il pitch di un altro studente, e alla fine abbiamo lavorato su quello". L'idea però gli è rimasta attaccata addosso. Come un fungo. Inizialmente cercò di proporla come fumetto alla Image Comics che, però, la cestinò. Aveva già The Walking Dead. Il resto è storia.

Da Romero a Resident Evil

Pur se indirettamente, George Romero ha ispirato 28 giorni dopo tramite... Resident Evil. La saga Capcom ideata da Shinji Mikami è notoriamente molto debitrice dagli zombi romeriani, nonostante le tantissime divagazioni, anche trash per certi versi, che i vari capitoli dell'IP si sono concessi in materia di mostruose fantasticherie horror-sci-fi.

La Notte Dei Morti Viventi
La notte dei morti viventi. Non il primo film di zombie, ma di certo il più leggendario.

E va anche detto che, prima di 28 Giorni Dopo e del remake dell'L'alba dei morti viventi di Snyder, si deve alla combo PlayStation 1 e Resident Evil il ritorno in auge dei non-morti. Nello spiegare questo rapporto di filiazione indiretta, Garland dapprima ammette che se si fosse trovato al posto di Druckmann sarebbe andato nel panico al pensiero di dover sottoporre una sua idea a Romero.

Ama Zombi, quando vide al cinema Il giorno degli zombi rimase terrorizzato e trova che La notte dei morti viventi sia un film fenomenale. "Sarei rimasto senza parole, non avrei saputo cosa dirgli. Quindi sono impressionato dal fatto che tu sia riuscito a proporgli un pirch" ammette il filmmaker. Da bravo videogiocatore, dopo anni in cui lui stesso si era scordato quanto apprezzasse gli zombi, mettendo mano al joypad della PlayStation per giocare al primo Resident Evil si ricordò di questo amore che si era un po' affievolito, ma il cui tizzone ardeva ancora sotto alla cenere in attesa di tornare a essere fiamma viva.

Neil Druckmann Revelo Grandes Detalles Sobre El Universo De The Last Of Us P 1
Neil Druckmann alla presentazione della prima stagione di The Last of Ua

"Ho pensato due cose contemporaneamente" dice Garland "La prima è stata: Oh mio Dio, amo gli zombi! Me n'ero dimenticato. Li adoro e non so nemmeno perché. Non so cosa abbiano di speciale, ma li adoro. La seconda cosa è stata che, essendo un videogioco, ti costringe a ripercorrere le stesse aree. E mi sono accorto che, anche se il gioco era costruito benissimo - con munizioni limitate e una gestione intelligente della suspense - gli zombi erano lenti, e il sistema di mira faceva un po' schifo. Ma anche con quel sistema impreciso, riuscivi comunque a colpirli facilmente, e non servivano troppe munizioni: bastava sparare loro in testa e cadevano. A parte qualche boss, erano poco minacciosi".

Il vero infarto, per Garland come per milioni di altri videogiocatori e videogiocatrici sparsi per il mondo, arrivava più che altro dai cani. Dagli stramaledettissimi dobermann mutati dal virus della Umbrella di cui vi agevoliamo un filmato a seguire. Chi si trovava davanti a un Tv a tubo catodico in quegli anni, ricorda ancora l'eco delle proprie urla.

"Quando arrivavano loro, non importava quante volte avessi giocato: ogni volta il cuore mi batteva all'impazzata, perché non sapevi mai se saresti riuscito a sparargli prima che ti raggiungessero e togliendoti un po' della tua preziosa salute". La velocità era l'autentica minaccia. Ed è per questo motivo che con 28 Giorni Dopo Alex Garland ha voluto unire il suo amore per gli zombi col terrore dato dal fatto che, rispetto a quelli di Romero, gli infetti della pellicola diretta da Danny Boyle sono leggermente più rapidi.
Fu anche il momento in cui la diatriba citata all'inizio di questo articolo esplose fra gli appassionati.

28 Anni dopo e The Last of Us

Quando è uscito il primo, riuscitissimo teaser trailer di 28 Anni Dopo, vi abbiamo proposto un approfondimento in cui, fin dal titolo, vi abbiamo spiegato che secondo noi in quei 120 secondi di filmato c'era tanto The Last of Us. A quanto pare, non si è trattato di una nostra farneticazione perché, nel botta e risposta, proprio Garland ha ammesso questa cosa con Druckmann. Riconoscendo anche che, secondo lui, la scrittura del videogame di The Last of Us è molto più raffinata rispetto a quella della pellicola che ha dato inizio al tutto, 28 Giorni Dopo.

Il trailer di 28 anni dopo è monumentale. E dentro c'è tanto The Last of Us Il trailer di 28 anni dopo è monumentale. E dentro c'è tanto The Last of Us

Il filmmaker illustra così quello che pensa: "La questione con The Last of Us è che mi ha portato a dire: È decisamente più sofisticato ed emozionante [di 28 Giorni Dopo, ndr.]. Era toccante. E non lo sto criticando, sono molto orgoglioso di quel film, è una bella parte della mia vita. Ma, seriamente, The Last of Us è su un altro livello. Quindi sì, ovviamente mi ha influenzato [per 28 Anni Dopo, ndr.]". Forse ricorderete che, per anni, si è parlato di come Boyle e Garland fossero in procinto di mettersi al lavoro sull'atteso terzo capitolo della saga horror. Garland aveva un'idea nel periodo pre-Covid che, però, a Boyle a quanto pare non entusiasmava: gli eroi appartenevano alle Forze Speciali cinesi, il Regno Unito era in quarantena. La Cina aveva scoperto che il virus era stato trasformato in un'arma.

28 Anni Dopo Jodie Comer
Jodie Comer in 28 Anni Dopo

Per proteggersi da questa minaccia, dovevano raggiungere il laboratorio nel Regno Unito dove il virus era stato creato, perché se avessero ottenuto il virus originale, avrebbero potuto creare un vaccino. Questa era l'idea, quindi pre-COVID.
Abbastanza premonitore, per certi versi. Comunque prosegue aggiungendo che "Danny Boyle lo ha letto e ha detto qualcosa tipo: Sì, ok, forse voglio farlo. Ma conosco Danny molto bene, lo conosco da anni e anni, e ho capito che in realtà non voleva farlo affatto. E allora mi sono chiesto: Perché non gli piace? Perché semplicemente non è un'idea così buona".

Annientamento: Natalie Portman e Alex Garland sul set del film
Alex Garland dirige Natalie Portman in Annientamento

Aveva bisogno di uno spunto più bizzarro su cui lavorare ed è qui che nasce il legame con The Last of Us: "Il tuo gioco ha avuto un impatto enorme su di me. Quindi c'è questa sorta d'inversione in cui si torna a quel ragionamento che facevi su Ico... È più simile a quello, dove un bambino guida il proprio genitore attraverso un determinato ambiente. Una sorta di rovesciamento di The Last of Us. Non bisogna trovare una cura, per lo meno non per l'infezione. Diciamo che c'è questa madre che non sta bene, c'è questo medico, e se riescono a portarla dal medico, allora...".
Ma al di là di questa tematica, come spiegavamo proprio nello speciale che trovate qualche riga più sù, è anche il mood di quel mondo intravisto nel filmato promozionale a ricordare The Last of Us, il secondo capitolo specialmente. Ci sono riprese che paiono arrivare direttamente da lì.