E così il mondo non è finito ed abbiamo sorvolato il 21 Dicembre 2012 senza nemmeno una piccola turbolenza. Eppure, diciamocelo, per un po' di spettatori fedeli ed amanti delle serie TV almeno uno spicchietto di questo mondo è finito nel 2012, ma a maggio, quando il Dr House ha salutato gli spettatori americani. Dopo otto anni, ha lasciato il piccolo schermo uno dei personaggi più affascinanti della TV e la mancanza non può non avvertirsi, anche perchè stiamo parlando di uno show entrato nel Guinness dei Primati per essere (stato) il più seguito al mondo e questo rende il vuoto che lascia ancora più incolmabile; soprattutto se la sua nicchia, quella dei medical drama, è riempita da serie con caratteristiche così diverse, che badano più ai rapporti interprersonali, come possono essere Grey's Anatomy e Private Practice, o anche la novità 2012 dalla vita breve di casa CW: Emily Owens, M.D. Gli orfani del personaggio di Hugh Laurie possono rivolgersi alla Gran Bretagna ed al Monroe di James Nesbitt, che in quest'anno si è confermato con una interessante seconda stagione.
Ma non è l'unico addio di un anno fintamente apocalittico come il 2012: Desperate Housewives ha chiuso i battenti dopo un ugual numero di anni ed un impatto sull'immaginario collettivo da non sottovalutare. Se è vero che la struttura alla lunga si era fatta ripetitiva e prevedibile, e le situazioni messe in scena erano talmente eccessive da non avere più la freschezza dei primi tempi, è indubbio che le casalinghe disperate della ABC rimarranno a lungo nel cuore di milioni di spettatori ed in replica per rimpolpare i palinsesti di canali TV sempre più numerosi.
E poi Merlin, che ha dato il suo addio proprio nei giorni di Natale, Chuck, The Closer, One Tree Hill, Make it or Break It - Giovani campionesse e The Killing (ma su questa non mettiamo la mano sul fuoco, le vie della produzione televisiva sono infinite). Tante serie che non rivedremo più e che mancheranno a molti. Ma in natura ed in televisione nulla si crea e nulla si distrugge: i timeslot sono sempre quelli e se qualcuno lascia il suo posto, qualcun altro deve necessariamente occuparlo, nel cosiddetto cerchio della vita.
Parliamo delle novità di quest'anno, poche a dir la verità capaci di lasciare il segno ed assicurare un glorioso futuro. Almeno per ora. Tanto da rendere quasi coincidenti le liste dei debutti e dei fallimenti o mezzi fallimenti dell'anno: Alcatraz, che pur vantava la produzione di J.J. Abrams, The River, che invece faceva capo ad Oren Peli, Last Resort, firmato da Shawn Ryan, Political Animals, miniserie dal cast più che interessante, Il risolutore, spin-off di Bones; lista di show che hanno portato a termine lo loro ciclo vitale, ma senza riuscire ad ottenere l'agognato rinnovo. Più fortunate di altre che non sono arrivate nemmeno a tanto, tra le quali prendiamo ad esempio il reboot di The Munsters ad opera di Bryan Fuller, Mockingbird Lane, pilot non ordinato e trasmesso lo scorso Halloween come test dalla NBC.
Vivacchiano invece alcune novità autunnali, in attesa di scoprire le loro vere potenzialità: l'ennersimo Sherlock Holmes, questa volta trapiantato in USA e con un Watson al femminile, di Elementary; Revolution, il fantasy/epico/post apocalittico di Eric Kripke, che pur con evidenti difetti sembra mantenere l'interesse degli spettatori e degli investitori stranieri; il nuovo supereroe CW di provenienza DC, Arrow; il nuovo show a tematica gay di Ryan Murphy, The New Normal; una nuova, per ora deludente, versione di Beauty and the Beast che non riesce a riproporre i fasti della serie dell'87. Tante serie la cui importanza è ancora in via di definizione: sapranno guadagnarsi un posto di rilievo nell'approfondimento che scriveremo di qui ad un anno per riepilogare il 2013? La qualità arriva come sempre via cavo ed è data da un paio di novità e tante conferme. Fa sorridere che Girls sia stato una piacevole sopresa primaverile, perchè ormai dovremmo essere abituati al fatto che da fonte HBO la qualità è ormai abitudine. Nè sorprende l'alto livello di scrittura di The Newsroom, debutto su una serie cable di uno sceneggiatore del calibro di Aaron Sorkin: sì, lo concediamo, non parliamo di una serie esente da difetti, ma avercele di serie imperfette come questa! Ben scritta, ben interpretata e soprattutto capace di far parlare di sè e di far discutere del tema trattato.
Al loro fianco, tante conferme tra HBO, AMC ed FX, serie per lo più di genere che riescono a crescere di anno in anno: True Blood, ormai alla sua quinta stagione e sempre capace di stupire; The Walking Dead che sa colpire duro ed emozionare, nonostante le sue vicissitudini produttive, non per ultimo un nuovo cambio alla guida creativa; Il trono di spade che con imponenza visiva ed eccellente lavoro di scrittura riesce a rendere la complessità ed il livello di dettaglio delle opere di George R.R. Martin; American Horror Story che con la sua seconda stagione, Asylum, riesce a cambiare tutto e risultare ancora più folle; Dexter, alle prese con la complessa gestione del post-finale della stagione precedente e pronto a puntare dritto al suo finale; Homeland, che conferma il coraggio nella scrittura e l'abilità nelle interpretazioni.
E poi i soliti Sons of Anarchy, Mad Men e Breaking Bad: c'è bisogno di aggiungere ancora qualcosa su questi tre gioielli? Tra addii e debutti, va sottolineato che il 2012 è stato anche un anno di ritorni. Il già citato Sorkin con il nuovo show per la HBO, Amy Sherman di Una mamma per amica con Bunheads, scritto per ABC Family ma per ora fin troppo simile alla serie che l'ha resa famosa; Matthew Perry mattatore di Go On per la NBC dopo l'insuccesso di Mr. Sunshine; Charlie Sheen nella non convincente Anger Management, rinnovata da FX nonostante gli ascolti in netto calo già dopo la premiere, forse fiduciosa di poter sfruttare ancora le chiacchiere che circordano il protagonista; Dallas, sì, proprio quel Dallas, che la scorsa estate ha ricevuto un sequel targato TNT, che però non ha riscosso il favore del pubblico nostrano al passaggio su Canale 5.
E Battlestar Galactica in una nuova serie web per rifarsi della delusione di Caprica: Battlestar Galactica: Blood and Chrome, prequel della serie Sci-Fi composto da docidi mini episodi ed ambientato nel decimo anno della guerra con i Cylon. Non dimentichiamo di certo la Gran Bretagna, con in prima linea Steven Moffat. Sì, un uomo, non una serie. Perchè lo sceneggiatore è stato protagonista del 2012, a cominciare da capodanno con il debutto della stagione 2 di Sherlock con quel piccolo capolavoro che è A Scandal in Belgravia, e lo sta chiudendo con lo speciale natalizio di Doctor Who, The Snowmen, saggiamente posto a metà della settima stagione, la terza con la sua conduzione. E lo fa lasciando il segno in tutta la televisione britannica e mondiale, tanto che ormai la terza stagione della sua rivisitazione del detective di Arthur Conan Doyle è tra gli eventi televisivi più attesi per il prossimo anno. Ammesso che i suoi protagonisti riescano a liberarsi dai rispettivi impegni internazionali.
Quanto al Dottore: nuova Companion in vista (quantomai misteriosa, ma già intrigante) e tristissimo addio dei Pond nel midseason finale di Settembre. Amy e Rory mancheranno a tutti, senza ombra di dubbio.
Ad accompagnare l'ormai popolare sceneggiatore, il già citato Monroe, Hit and Miss di Paul Abbott ed il dramma in costume The Paradise, le conferme delle solite Being Human e Shameless, ma soprattutto la qualità sempre apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo di Downton Abbey, giunta alla sua terza stagione. Non ci resta che volgere lo sguardo al nostro paese, ma a dire il vero lo facciamo per puro dovere di cronaca, perchè il divario tra le nostre produzioni e quelle che abbiamo appena elencato è veramente impietoso. In un anno senza fenomeni del calibro di Romanzo Criminale - La serie o Boris, non c'è molto che emerga nel mare piatto di fiction: la curiosità per Il giovane Montalbano, l'originalità di Nero Wolfe, i riconoscimenti ottenuti dalla coproduzione Titanic - Nascita di una leggenda... insomma ben poco se il confronto è da fare con quanto accade tra USA e Gran Bretagna.
Va segnalata però il consolidamento del fenomeno delle web series anche nel nostro paese: che il rinnovamento possa arrivare da qui?