Pubblicitario di successo, fedelissimo di Silvio Berlusconi, uomo dalla infinite (e spesso oscure) risorse: Leonardo Notte è il cuore pulsante e nero di 1994, terzo e conclusivo atto della serie nata da un'idea di Stefano Accorsi (che non a caso lo interpreta) sull'Italia, e in particolare sulla politica, degli anni '90.
Dal 4 ottobre su Sky Atlantic (canale 110 di Sky), 1994 racconta, in otto episodi, la discesa in campo e la vittoria di Silvio Berlusconi e del suo partito, Forza Italia, Mani Pulite e la fine della Prima Repubblica. Al centro di questo vortice sempre lui, Notte, che questa volta deve attingere da ogni sua conoscenza per svolgere il difficile compito di braccio destro del Cavaliere.
Abbiamo incontrato Stefano Accorsi a Roma, dove, interrogato su quale carica politica vorrebbe nella vita reale, ci ha detto: "Non farei sicuramente il Primo Ministro, non è nella mia indole. Mi piacerebbe avere un Ministero dell'ottimizzazione, che non esiste, ma lo userei per avvalermi della consulenza di vari specialisti per alleggerire una certa burocrazia tipica del nostro paese. Mi piacerebbe ottimizzare e razionalizzare il più possibile per avere un paese un po' più agile. Non esiste, ma non si sa mai. Però con portafoglio, ovviamente."
La video intervista a Stefano Accorsi
Siamo fatti di istinto, ma la ragione deve fare la differenza
Nella serie - di cui abbiamo parlato nella recensione dei primi due episodi di 1994 - vediamo che Leonardo Notte, e quindi Berlusconi, per farsi votare punta sulle debolezze degli Italiani. 25 anni dopo gli elettori continuano a seguire chi sa colpirli nelle parti più molli. Perché facciamo così? Secondo l'attore:
"Quando vivevo in Francia mi dicevano: voi Italiani avete votato Berlusconi. No: il 25% degli Italiani ha votato Berlusconi, c'è un'altra parte che vota altro e che non si identifica necessariamente con chi legittima quella parte di noi forse più viscerale, più istintiva, la più primordiale se vogliamo. Siamo fatti di tante cose: di istinto, di ragione e di cuore. Bisogna vedere in che equilibrio. Certo, per una parte di Italiani è più facile andare verso l'istinto, ma questo risuona in tutti, anche in chi non lo voterebbe mai, ma risuona in noi perché c'è una parte animale che tende a proteggersi, che ha istinto di sopravvivenza, di protezione della specie, dell'unicità, dei figli, del territorio. È normale. Però è chiaro che poi è la ragione che deve fare la differenza. Bisogna trovare un equilibrio tra queste due cose. Lo facciamo perché è facile e perché chi si documenta davvero è una piccola parte. Alla maggior parte arrivano sprazzi, tweet, un post, un titolo di un giornale... Farsi un'idea diventa così più difficile."