Venerdì saranno disponibili su Sky Atlantic gli ultimi due episodi di 1994, serie tv sequel di 1993 creata da Stefano Accorsi, che ripercorre gli eventi politici intercorsi tra Roma e Milano, con il proseguo dell'inchiesta denominata Mani Pulite che portò alla fine della Prima Repubblica. Abbiamo intervistato una delle new entry di questo capitolo conclusivo della serie, Gledis Cinque, che interpreta Irene Pivetti, all'epoca presidente della Camera. Il series finale di 1994 è in onda venerdì 25 Ottobre alle 21:15 su Sky Atlantic e in simulcast su Sky Cinema Uno. Anche in 4K HDR con Sky Q satellite, mentre tutta la serie è disponibile on demand, su Sky Go e in streaming su NOW TV.
Diventare Irene Pivetti
Cosa significa per te interpretare un personaggio così iconico della politica italiana?
Poter interpretare un personaggio esistente - per di più ancora vivente - è un grandissimo onore e un'enorme responsabilità. Non capita spesso a un attore, e all'interno della mia piccola carriera è stata una grandissima sfida che ho affrontato con grande entusiasmo. All'inizio avevo molta paura, perché Irene Pivetti è veramente un personaggio iconico: tutti sanno chi è e come appariva e parlava in quegli anni. L'aver passato il provino mi ha dato coraggio, e poi mi hanno molto aiutato le sessioni con l'acting coach della serie, Tatiana Lepore, e l'eccellente lavoro di trucco, parrucco e costumi. Direi che il lavoro di squadra è fondamentale quando si parla di mettere in scena personaggi del genere.
Come si è strutturato il percorso che ti ha portato ad essere scelta per entrare nel cast?
A giugno del 2018 l'agenzia che mi segue a Roma mi ha girato il provino per il ruolo: oltre alle scene in allegato c'era una foto di Irene Pivetti e un breve video di lei che in qualità di Presidente della Camera toglie con fermezza la parola a Umberto Bossi perché stava superando il limite di tempo consentito per il suo intervento. Non nego che ero dubbiosa sul fatto di farcela, perché non mi sembrava di cogliere tutta questa somiglianza con lei, a partire dai capelli: i suoi erano corti e ricci, mentre io li ho lunghi e lisci. Per il provino ho dovuto comprare una parrucca perché altrimenti non sarei mai riuscita ad assomigliarle. Poi in famiglia mi hanno prestato qualche vestito e accessorio per ricreare un look coerente con i riferimenti fotografici che avevo. La parrucca era così perfetta che le casting non si erano accorte che la stavo indossando! Dopo una settimana, mi hanno chiamata per il 'call back' con il regista Giuseppe Gagliardi. Ricordo benissimo la telefonata che mi ha dato la bella notizia: era inizio luglio ed ero in vacanza a Tallinn, in quel momento stavo visitando un museo. Mi ha chiamato l'assistente alla regia per dirmi che mi avevano presa e per iniziare a organizzare le prove. È stata una bellissima telefonata!
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Studiare una persona ed un periodo storico
Hai studiato in maniera particolare la storia politica di Irene Pivetti e di quell'epoca in particolare prima delle riprese?
Devo dire che mi sono concentrata soprattutto su di lei, come politica ovviamente, ma anche come donna. Ho letto tutto quello che ho trovato in rete, penso di avere ancora la cartella "1994" salvata nella mia cronologia: i suoi studi, il suo percorso politico, l'importanza data alla religione, anche le storie sul ciondolo con la croce della Vandea che indossava. Ho dato molta importanza anche alla sua vita personale, visto che proprio nel 1994 stava affrontando un divorzio con tanto di richiesta di annullamento alla Sacra Rota, una decisione importantissima per una fervente cattolica. Poi mi sono documentata sull'iter che ha portato all'approvazione della legge sulla violenza sessuale: è al centro della storia che riguarda il mio personaggio nella serie, e mi ha molto interessato anche in prima persona come donna.
Irene Pivetti, a 31 anni, è stata la più giovane presidente della Camera della storia italiana. Hai sentito una responsabilità maggiore nell'interpretare una figura che ha avuto un ruolo importante anche nell'ottica femminile in Italia?
Assolutamente sì. Ancora adesso è difficile farsi valere in settori dominati dagli uomini, allora doveva esserlo ancora di più. Anche solo pensare che la legge sulla violenza è passata nel 1996 fa molto pensare a come doveva essere la situazione. Io ero troppo piccola per ricordare, ma sono sicura che l'elezione di una donna così giovane come Presidente della Camera abbia portato dei cambiamenti nella percezione delle persone.
Scontro tra donne
In una scena il tuo personaggio ha un confronto molto significativo con Veronica (Miriam Leone). Due immagini diverse che la serie propone del ruolo della donna. Come descriveresti le loro caratteristiche differenti?
Probabilmente non esistono, almeno sulla carta, donne più lontane di Veronica Castello e dell'Irene Pivetti della serie. E infatti, se nella prima scena in cui si "conoscono" riescono instaurare un dialogo e persino a trovare dei punti in comune, non appena la Pivetti si informa sul passato della Castello ecco che perde totalmente interesse verso di lei: "Non ho tempo" le risponde in maniera secca, per poi dirle chiaramente che se potesse la eliminerebbe dal parlamento, così come ha fatto togliere il quadro con il nudo che le dava fastidio in quanto immagine denigratoria della donna. Da un lato abbiamo Veronica Castello, che ha sempre usato la sua bellezza per arrivare dove voleva, dall'altro abbiamo una donna che nonostante la giovanissima età, 31 anni, si vestiva in maniera molto castigata ed era una donna estremamente religiosa e ligia al dovere. Non so come siano andate le cose nella testa degli sceneggiatori, ma effettivamente un confronto tra queste due donne così diverse era davvero troppo interessante per non inserirlo nella storia!
Una serie che si re-inventa
Venerdì andranno in onda gli ultimi due attesi episodi. Cosa ne pensi dell'evoluzione di questa stagione sinora? Mettendoli anche in relazione con le due precedenti.
In questa terza stagione di 1994 si è voluto inserire un cambiamento narrativo che penso sia molto interessante, soprattutto all'interno del panorama seriale italiano. Il focalizzarsi su dei singoli personaggi a ogni puntata permette un approfondimento maggiore che ha anche portato a esplorare stili narrativi diversi. È bello vedere una serie che si re-inventa in questo modo e mi pare che anche critica e fan stiano apprezzando.
Sei protagonista anche del progetto Ischidados. Di cosa si tratta?
Ischidados reinterpreta in chiave horror-fantasy alcune delle storie e leggende della tradizione sarda, che sono tante e bellissime. Grazie al crowdfunding, l'anno scorso siamo riusciti a girare una puntata pilota da 40 minuti. Nel frattempo, si stanno cercando produttori per portare avanti il progetto. Sono fiduciosa, e spero che qualche produttore illuminato si accorga del potenziale di questa serie, che oltretutto sarebbe una novità interessante in termini di genere all'interno del panorama seriale italiano. Altri paesi storicamente simili a noi stanno cominciando a sperimentare con diversi generi - si pensi al tedesco Dark, o allo spagnolo La casa di carta - e spero che anche l'Italia colga l'occasione per aumentare la varietà della sua offerta.