La trilogia sugli anni dell'ascesa di Silvio Berlusconi, quelli a cavallo tra la prima e seconda repubblica, sta per chiudersi. 1994 sarà in esclusiva su Sky dal prossimo 4 ottobre con i suoi otto episodi che si concentrano sull'anno in cui l'Italia è cambiata per sempre e che ci viene raccontato, ancora una volta, attraverso gli occhi e le storie di personaggi comuni le cui vite si vanno a intrecciare con quelle degli interpreti reali di quegli eventi che tutti ricordiamo. Ritroveremo quindi il Leonardo Notte di Stefano Accorsi, il Pietro Bosco di Guido Caprino e la Veronica Castello di Miriam Leone, la cui evoluzione continua a svilupparsi con coerenza negli episodi che portano a compimento quel cammino iniziato nel 1992, proseguito l'anno successivo e finalmente compiuto nel 1994. Storie che potremo seguire ogni venerdì sera dalle 21:15 su Sky Atlantic e in simulcast su Sky Cinema Uno, ma disponibili anche On Demand, su Sky Go e in streaming su Now TV, oltre che in 4K per i possessori di Sky Q.
Il perfetto equilibrio tra finzione e realtà
"Quando 1992 è iniziata" ha spiegato Nicola Maccanico, Executive Vice President di Sky per l'area programming, "la scelta di miscelare realtà e finzione portava lo spettatore a voler vedere come erano stati resi i personaggi reali", di essere quasi distratto, insomma, da quelle figure fittizie che si muovevano in primo piano, da Leonardo Notte che metteva in secondo piano Silvio Berlusconi, per esempio. Ma qualcosa, di stagione e stagione, è cambiato e arrivato al 1994 "realtà e finzione hanno la stessa importanza e questo dimostra che l'operazione è riuscita". Perché è attraverso i personaggi di finzione che si è scelto di portare avanti questo racconto, non con un documentario, ed è giusto che si arrivasse al dunque "mantenendoli vivi in quel che rappresentavano". Lo conferma Ludovica Rampoldi, una dei tre autori dello script della serie: "abbiamo accolto l'invito ad alzare l'asticella e abbiamo cambiato la struttura che quest'anno è meno corale, mettendo un personaggio al centro di ogni episodio", così il primo si dedica al dibattito televisivo tra Berlusconi e Occhetto, vivendone il dietro le quinte attraverso Leonardo Notte, il secondo si concentra su Veronica Castello e il suo ingresso in Parlamento, il terzo su Pietro Bosco.
Allo stesso modo la seconda metà di stagione si concentra su momenti chiave di quell'anno, dall'incontro in Sardegna tra Umberto Bossi e Berlusconi del quinto episodio al summit dell'ONU a Napoli con l'avviso di garanzia per il premier del successivo. Proprio sul quinto episodio si è soffermato il regista Giuseppe Gagliardi, che quest'anno ha affiancato Claudio Noce: "è stato un grandissimo divertimento sin dalla lettura del copione. Una sfida, perché abbiamo cercato di attingere a un immaginario alla Billy Wilder e cambiare totalmente il registro formale della serie. Questa è stata un po' una caratteristica di tutta la terza stagione".
Il focus sui personaggi, da 1992 a 1994
Si è cercata questa via per dar spazio ai personaggi e la loro evoluzione, che, come detto, è il cuore della serie e di questa stagione in particolare perché, come sottolinea Stefano Accorsi, "anche arrivando al potere, la natura di questi personaggi non cambia, piuttosto si amplifica". Il suo Leonardo Notte per esempio si rende conto di quanto mantenere il potere sia più difficile del raggiungerlo, mentre Bosco non riesce a mettere da parte i suoi vecchi difetti e dimenticare la donna che ha amato, nonostante il traguardo raggiunto di un ufficio al Viminale. Lo conferma Caprino: "nessuno cambia, la loro natura viscerale rimane imprescindibile". Anche per Miriam Leone c'è da vivere l'evoluzione della sua Veronica Castello da soubrette a Parlamentare con un seggio in Parlamento ed è una trasformazione chiara anche a livello visivo sin dall'inizio di 1994, "dall'abito che in questo caso fa il monaco" dice l'attrice, che continua spiegando come il suo personaggio riesca a trovare anche "la solidarietà di un gruppo di donne che combatte e vive per le donne".
Un aspetto importante oggi, in periodo #metoo: "è importante che un personaggio come Veronica possa parlare della condizione femminile" spiega Miriam Leone, "perché ha vissuto l'umiliazione e la violenza che una donna può subire. È un personaggio che amo e amerò per sempre. Ringrazio di averla disegnata così!" Grati del lavoro di scrittura anche Paolo Pierobon e Antonio Gerardi, rispettivamente Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro, che in questa stagione hanno vissuto finalmente un faccia a faccia sul set. Ma se al secondo bastava poco per trasformarsi nel famoso magistrato, il primo è stato costretto a ore di trucco per entrare e uscire dal personaggio: "trucco a parte" ha però spiegato Pierobon "era facile entrarci ma difficile uscirne, come una droga. È stato un viaggio bellissimo, perché è un personaggio che più che interpretare, dovevo sognare, inventandolo anche nei momenti privati."
La trilogia di una rivoluzione mancata
Quella di 1992, 1993 e 1994 è una trilogia che ha avuto sin dall'inizio l'intenzione di "raccontare una rivoluzione mancata", come spiega il produttore Lorenzo Mieli di Wildside che con Sky ha co-prodotto la serie, "del fallimento di quella rivolta e di due personaggi come Berlusconi e Di Pietro, entrambi traditi. Una storia divisa in tre fasi distinte: la rivoluzione del 1992, il terrore del 1993 e la restaurazione del 1994" e giunti al capitolo finale della trilogia si è chiesto agli autori di osare, come visto, per dare la giusta conclusione alle storie personali dei singoli personaggi che hanno accompagnato gli spettatori in questi anni e che finalmente si incrociano. Incontri che gli autori hanno pregustato e che li hanno costretti a delle scelte: "tutta la campagna elettorale, per esempio, è ridotta al solo dibattito tra Berlusconi e Occhetto" ci dicono, spiegando come in un primo momento si fosse previsto di dare a questo aspetto.
Una connessione con la nostra storia che Maccanico considera tra le responsabilità di Sky come broadcaster: "parlare di questi anni ha un valore incredibile, perché rappresentano una cesura netta per l'Italia, il nostro muro di Berlino, perché dopo i rapporti tra i poteri non è stata più lo stesso". Così come si può considerare provocatorio raccontare l'ingresso dei media nella politica, considerando gli sviluppi odierno e la deriva social: "oggi non c'è più filtro tra chi fa politica e il suo elettorato" ha spiegato Accorsi, "ci sono consulenti ed esperti, che però sono slegati dall'organizzazione partitica. E la serie ha il valore di raccontare questo uomo nuovo, il non politico che si occupa di politica, raccontando di riflesso anche il nostro presente." Questo lo spunto iniziale, quell'idea di Stefano Accorsi alla base della serie: possibile che nessuno abbia raccontato gli uomini nuovi venuti fuori da quegli anni? Sky l'ha fatto con questa trilogia che si appresta a concludersi.