In occasione dell'uscita al cinema del film di Sam Mendes con George MacKay, Dean-Charles Chapman e Mark Strong vi proponiamo la video recensione di 1917, letta da Giuseppe Grossi.
Nella sua essenza più pura, 1917 è comunque un film di guerra che si propone di raccontare la Storia e più precisamente un episodio poco conosciuto, e certamente poco sensazionalistico, della prima guerra mondiale. La sceneggiatura firmata da Sam Mendes e Krysty Wilson-Cairns (ispirata ai racconti reali del nonno del regista stesso) comincia nel nord del Francia, sul fronte inglese, con due giovani caporali che sognano la fine della guerra o quantomeno un (breve) permesso per tornare dalle loro famiglie. Le loro speranze vengono presto interrotte da ordini dall'alto, quando un Generale affida loro una missione quasi impossibile: raggiungere un altro battaglione, ben oltre la terra di nessuno e il fronte tedesco.
Lo scopo è quello di consegnare al comandante un importante messaggio: annullare un attacco che, dopo le nuove informazioni in possesso dagli inglesi, sarebbe semplicemente suicida, e salvare così la vita di oltre 1600 uomini, tra cui il fratello di uno dei due protagonisti. L'impresa è tanto nobile quanto ardua, i pericoli che i due giovani troveranno sulla loro strada sono molteplici e forse facilmente immaginabili da chiunque abbia una certa dimestichezza con il genere bellico, ma quello che rende 1917 un film diverso da molti altri è la mancanza di quel senso di eroismo e quindi anche di epica al termine del viaggio. Per i nostri protagonisti non c'è un dittatore malvagio da detronizzare, non ci sono bandiere da issare né tantomeno campi di concentramento da liberare, la loro missione è semplicemente quella di recapitare un messaggio e impedire, ma solo temporaneamente, uno spargimento di sangue inutile. Ma nella Grande Guerra, anzi in qualsiasi guerra, non può che voler dire rimandare l'inevitabile. Se c'è un film che racconta al meglio l'inutilità della guerra e del sacrificio di chi effettivamente la combatte, quel film è proprio 1917. E se c'è un momento storico in cui un messaggio del genere è necessario, quel momento, ahinoi, è proprio questo.
Se preferite leggere l'opinione completa di Luca Liguori, ecco a voi anche la nostra recensione di 1917.