"A tiene 'na cos' a raccuntà?" Quante volte, guardando un film o una serie, ci tornano in mente le parole di Antonio Capuano al giovane protagonista di È stata la mano di Dio? Quante volte abbiamo la sensazione che l'autore, in fin dei conti, qualcosa da raccontare non l'avesse. Di certo non è il caso di 100 litri di birra e in generale del cinema di Teemu Nikki, il regista finlandese che già ci aveva colpiti con i suoi La morte è un problema dei vivi o Il cieco che non voleva vedere Titanic o ancora la serie Mister 8: cinema indipendente solido, senza fronzoli, diretto, ma con un'estatica precisa, riconoscibile e personale. Guardi un film di Teemu Nikki e subito capisci che si tratta di una sua opera. E già soltanto questo, oggi, non è da tutti.
L'approccio crudo e senza filtri

Un primo elemento che colpisce è la schiettezza, il suo parlare di qualunque tema senza tirarsi indietro, senza filtri. Lo ha fatto sin dall'inizio con la webserie #lovemilla, in cui ha affrontato in maniera surreale ma onesta ed esplicita tematiche giovanili di carattere sessuale. Un grande successo sul web, il programma per ragazzi più popolare dell'emittente Yle che la trasmetteva, premiati con diversi riconoscimenti sia locali che europei e proseguito con un film per il cinema, Lovemilla, al termine delle sue 3 stagioni. Non diverso il caso della successiva Sekasin del 2016, che affronta il tema delicato della salute mentale e che è stata venduta ed adattata in diversi paese europei, tra cui il nostro: da lì deriva, infatti, l'interessante Mental di RaiPlay.

Un approccio al racconto che ha decisamente colpito sin da subito in patria, come testimonia la scelta del suo terzo film, Euthanizer, come candidato finlandese nella categoria del miglior film agli Oscar del 2019. Se quel riconoscimento gli è stato negato, non centrando l'obiettivo di entrare nella cinquina scelta dall'Academy, due anni dopo è arrivato il premio degli spettatori della sezione Orizzonti Extra di Venezia per Il cieco che non voleva vedere Titanic, film che affronta un altro tema non scontato, mettendo al centro del racconto un uomo su una sedia a rotelle, quasi completamente cieco a causa della sclerosi multipla. Malattia che il personaggio condivide con il suo interprete, in una intrigante e bizzarra combinazione tra finzione e realtà.
L'umorismo nero di Teemu Nikki

Quello che riecheggia nella sua opera, però, è anche il suo peculiare senso dell'umorismo, un tono da Black Comedy che ci aveva intrigati ne La morte è un problema dei vivi e che ritroviamo con gioia e in misura ancora maggiore in 100 Litri di birra, nelle assurde peripezie delle due protagoniste Taina e Pirkko, due sorelle che devono rimediare a un proprio grave errore: dopo aver prodotto i 100 litri di sahti per un matrimonio ed esserseli bevuti perché di qualità eccelsa, sono costrette a reperirne altri per poter completare il lavoro e la consegna. L'umorismo nero di Teemu Nikki trova terreno fertile nelle disavventure delle due sorelle, dando via libera a quegli elementi comici, paradossali o grotteschi che enfatizzano le situazioni e le fanno esplodere in momenti di assurdità inattesa.
Esistenze al limite, tra eccessi e solitudine

Il racconto di 100 litri di birra è fatto di sequenze esilaranti, ma anche di tanti eccessi in cui si riflette la solitudine del contesto in cui si muovono le protagoniste, che Teemu Nikki conosce molto bene: ambientato a Sysmä, luogo d'origine del regista, il film si propone come orgogliosamente provinciale, sottolineando l'importanza del sahti per la comunità di cui fa parte. Il film ragiona, attraverso i meccanismi narrativi della Black Comedy, su come e quanto quella bevanda tradizionale sia parte costituente dell'identità di quei personaggi in cui ci sentiamo di immedesimarci, spingendoci a riflettere, tra una risata e l'altra, non tanto sull'alcolismo ma sulle sue cause, su quella disperazione che ammanta le protagoniste e le rende così adorabilmente disperate e uniche.
Simboli di un cinema indipendente che sa colpire e lasciare il segno, senza compromessi e con incredibile potenza.