L'applauso più caloso di questa sessantunesima edizione, Berlino lo riserva al suo maestro Wim Wenders, ospite fuori concorso con l'evento speciale Pina. Dopo anni di pellicole poco convincenti, il pubblico tedesco è felice di accogliere un nuovo capolavoro del regista de Il cielo sopra Berlino e a rendere il tutto ancora più speciale è il soggetto a cui l'opera è dedicata, la compianta Pina Bausch, danzatrice e coreografa tedesca deceduta improvvisamente nel 2009. Con Pina Wenders si cimenta per la prima volta nell'uso della tecnologia stereoscopica che, mai come in questo caso, assume un senso profondo nel veicolare l'arte del Tanztheater Wuppertal, straordinaria compagnia creata dalla Bausch.
Nel suo omaggio ha lasciato che i ballerini esprimessero se stessi oppure i danzatori hanno ricevuto delle indicazioni registiche precise? Che cosa significa per lei lo sguardo di Pina e quanto è importante per il film?
Wim Wenders: Pina Bausch è sguardo. Il vero soggetto del mio film è il modo in cui lei vedeva le cose. Nel corso di tutta la sua carriera, Pina ha dimostrato di avere uno sguardo estremamente personale. Pina guarda, vede attraverso di te fino a farti sentire nudo, ma lo fa con amore.
Nel film molto spesso i ballerini danzano rivolti verso la macchina da presa. Crede che la presenza delle camere abbia in qualche modo condizionato la loro performance?Julie Shanahan: Ho lavorato con Pina per ventidue anni e ho sperimentato così tante cose insieme a lei. La macchina da presa intimidisce, ma girare Pina non è stato così terribile perché siamo stati capaci di esprimere ugualmente la nostra arte. Le due camere si muovevano sul palco cercando di non disturbare il nostro lavoro e di non intralciare le coreografie.
Barbara Kaufmann: Per quanto mi riguarda la presenza delle camere non mi ha spinto a ballare in modo diverso dal solito. Ero sicura di quello che facevo perché è ciò che ci ha insegnato Pina in anni di lavoro.
Wim Wenders: Sul set c'erano due macchine da presa perché il film è stato girato in 3D nel corso di un anno, un lasso di tempo in cui la tecnologia strereoscopica ha fatto passi da gigante.
Questo film è un'esperienza d'amore. Come ha operato nel montaggio e nella scelta dei magnifici esterni?
Wim Wenders: Il film è statao girato a Wuppertal e chi conosce la città l'avrà capito immediatamente. Pina ha trascorso lì gran parte del suo tempo e della sua carriera e la sua immaginazione era concentrata sugli abitanti della città. Le emozioni che trapelano sono le emozioni che Pina esprimeva col suo lavoro. Quello che ho voluto fare io stesso era far parlare Pina in prima persona e fare si che la sua città diventasse un personaggio del mio film.
Wim, questo documentario esprime una grande umiltà. Il vero fulcro, per una volta, non è sua la sua arte, ma quella di Pina e dei suoi ballerini.Wim Wenders: Quando ho deciso di girare questo film molto tempo fa Pina era con me e non pensavo che sarebbe mancata, così quando ho iniziato le riprese lei era presente nonostante la sua morte. Ci guardava lavorare e noi eravamo tutti consapevoli che stavamo realizzando un lavoro per Pina. Anche il 3D è qualcosa che è stato concepito in un secondo tempo, con l'evoluzione della sceneggiatura, ed è stato utilizzato per valorizzare le splendide coreografie create da Pina. Come regista conosco bene il movimento. E' un elemento essenziale di ogni film, ma solo quando ho visto per la prima volta un lavoro di Pina ho capito che non sarei mai stato in grado di creare un'opera che avesse la stessa potenza visiva ed emotiva dei suoi balletti. Non sarei mai stato in grado di produrre un movimento simile al suo.
Julie Shanahan: Pina era capace di chiederci di lasciarci andare, di fidarci totalmente di lei e allo stesso tempo ci faceva sentire protetti col suo amore. Riusciva a creare intorno a sé un sentimento di incredibile fiducia. Era così forte che la sua creazione è passata in noi e Wim è stato in grado di riprodurla nel suo film.
Quale è stata la principale difficoltà nel realizzare Pina?
Wim Wenders: La principale difficoltà è stata accettare l'idea che il film che avevamo concepito io e Pina insieme non avrebbe più potuto essere realizzato. Quando sono iniziate le riprese non avevo più idea di cosa fare perciò abbiamo cominciato a lavorare sui quattro balletti di Pina fidandoci del suo metodo e della sua eredità. Tutto il resto è venuto dopo.
La ricchezza dei balletti mostrati nel film è incredibile. I punti di vista prescelti sono estremamente coinvolgenti, ma come avete operato a livello tecnico per far si che la resa in 3D fosse quella che abbiamo appena potuto apprezzare?
Wim Wenders: A livello tecnico sono intervenuto in unico aspetto: le luci del palco. Dal momento che giravamo in 3D abbiamo dovuto creare delle luci adeguate diverse da quelle concepite originariamente. Per il resto non c'è stato niente da sviluppare perché il lavoro di Pina era già perfetto.
Come ha detto poco fa lo sguardo di Pina è incredibilmente presente, ma come avete operato per scegliere i pezzi da filmare e i brani musicali da inserire nel film?Wim Wenders: Le musiche presenti del film sono le stesse musiche scelte da Pina per le sue creazioni. Non ho voluto cambiare niente rispetto al pensiero iniziale di Pina, ma ho cercato di uniformare il tutto in modo da dare la sensazione che sia un'unica voce ad emergere al di sopra di tutto.
Quale era il concept del film inizialmente pensato con Pina?
Wim Wenders: Nella versione originale Pina era il centro del film. Avevo deciso di seguire i tour in Asia e Sud America perciò il film sarebbe stato un road movie in cui Pina avrebbe avuto ampio spazio per spiegare il suo lavoro, cosa che non è potuta accadere. Avevo intenzione di fotografare le prove e il viaggio, ma le cose sono andate in maniera diversa.
Dopo aver sperimentato il 3D cosa ci può dire di questa tecnica? E' stata funzionale alla ripresa della danza?
Wim Wenders: Credo che il 3D si sposi perfettamente alla ripresa della danza perché, in un certo senso, entra dentro di noi. Questa caratteristica si prestava perfettamente allo sguardo di Pina e al suo lavoro più che far uso del 3D nei cartoons o negli action movie.