La fabbrica dei sogni o degli incubi?
Divertentissimo, amaro, sagace, brillante. E' RCL - Ridotte Capacità Lavorative, il reality-movie ideato dal giornalista e autore napoletano Alessandro di Rienzo e diretto da Massimiliano Carboni che racconta in maniera bizzarra le vicende della Fiat di Pomigliano d'Arco, il 'fantomatico' paesino vesuviano di cui tutti parlano ma in cui nessuno è mai stato a vedere realmente cosa accade. Una piccola comunità a vocazione rurale, quella di Pomigliano, che da anni si ritrova al centro delle lotte operaie contro il regime dei padroni di una delle più grandi fabbriche di automobili d'Italia. Realizzato usando un linguaggio diverso dalla solita cronaca giornalistica e dotato di un'insolito tocco farsesco, lontano dai toni drammatici che spesso gravano su questi argomenti, RCL sfrutta per il suo scopo unicamente il mezzo cinematografico e l'estro di un grande attore teatrale come Paolo Rossi. Paolo è infatti un regista cantastorie che sogna di sfornare un film di fantascienza ambientato in Italia, un Paese di lavoratori, la Repubblica fondata sul lavoro, o per meglio dire sullo sfruttamento dei lavoratori. Un film sotto il Vesuvio con protagonisti tutti gli operai delle fabbriche della zona con le loro famiglie, la risposta di Pomigliano d'Arco ("dev'essere stato parente di Giovanna d'Arco, sicuro") ad Avatar, un film in 3D di tre ore ambientato in fabbrica, sulla catena di montaggio della Fiat, "pensate come ne uscirebbe il pubblico, devastato!". Non segue regole, fa semplicemente un pittoresco giro turistico sui luoghi della vita quotidiana di un paesino come tanti, sfondo di accese lotte operaie, cercando di capire che aria si respira, chi ci vive e soprattutto che tipo di film fare in una cittadina così. Assoluto mattatore dal primo all'ultimo minuto un Paolo Rossi in preda al delirio creativo nel ruolo di un regista che prende quello che viene come viene, sognando di ambientare nel campo di calcio di Pomigliano il suo kolossal di fantascienza in cui Shakira, un'aliena venuta dal pianeta Lapo che, in coppia con Nino D'angelo, un cantante neomelodico vestito come Karl Marx, viene a salvare la classe operaia di Pomigliano e del mondo portandola al sicuro su un altro pianeta con un'astronave nascosta nella bocca del Vesuvio.
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Si alternano momenti trascinanti da ridere a crepapelle, come quello in cui Rossi riprende il suo 'operatore operaista' che incapace di controllare la lingua puntella qualche frecciatina 'alla Ballarò e alla AnnoZero'. Ma anche momenti di smarrimento e rabbia quando si sente il rappresentante sindacale della Fiom parlare di investigazioni private da parte dell'azienda, di corsi per la 'rieducazione' del lavoratore, e d'improvviso un senso di impotenza pervade lo spettatore che non sa se ridere o piangere di quel che ha di fronte agli occhi. Ma in RCL, nelle sale dal 10 dicembre grazie a Iris Film, ci si emoziona e ci si commuove quando Rossi legge di fronte alla telecamera la lettera inviata ai colleghi italiani dagli operai degli stabilimenti Fiat di Tychy, in Polonia, alla vigilia del referendum con cui sono stati chiamati a esprimersi sulle loro condizioni di lavoro. La Fiat ha infatti accettato di investire sulla fabbrica di Pomigliano per la produzione della Panda, che al momento veniva prodotta a Tychy per via del costo assai minore del lavoro, ma alle sue condizioni: lavorare di sabato, fare tre turni al giorno invece di due e taglio delle ferie. Tre sindacati su quattro hanno accettato queste condizioni, la Fiom ha resistito, ma alla fine, anche se non con un plebiscito, hanno vinto i sì. Aanche se il verbo vincere, in questo caso, è del tutto inappropriato.
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Movieplayer.it
4.0/5