C'è molta curiosità intorno a questo nuovo Tron Legacy, diretto da Joseph Kosinski, e non solo perché, per una volta, i produttori hollywoodiani hanno deciso di dar vita a un vero e proprio sequel di un cult degli anni '80, anziché optare per il classico remake. L'originale Tron, infatti, film targato Disney che anticipava i temi della realtà virtuale, che avrebbero preso piede circa un decennio dopo, si basava su un soggetto che ora sembra perfetto per essere sviluppato ai giorni nostri, in un periodo in cui gli individui sono tutti, più che mai, interconnessi, e la distinzione tra l'io virtuale della rete e quello reale è sempre più sfumata. E' quindi con questa stessa, genuina curiosità, che abbiamo assistito alla preview del film, di 23 minuti, offerta dal Festival del Film di Roma: un'anticipazione che, lungi dal permetterci di pronunciarci in modo compiuto sul film, ha offerto comunque interessanti indicazioni su quelle che saranno alcune delle sue caratteristiche.
La prima sequenza che vediamo ci mostra il giovane Sam Flynn (interpretato da Garrett Hedlund) che riceve un messaggio dall'anziano Alan (Bruce Boxleitner) che gli comunica che il padre del ragazzo, il Kevin del primo film, a cui diede vita Jeff Bridges, ha lasciato un messaggio sul suo cercapersone. Il giovane, che è stato abbandonato dal padre due decenni fa, e che lo credeva morto o a spassarsela su qualche spiaggia lontana ("probabilmente entrambe le cose", aggiunge) non è inizialmente molto impressionato dalla notizia, ma resta incuriosito quando Alan gli consegna la chiave della vecchia sala giochi del padre, parlandogli di un laboratorio nascosto sotto di essa. Sam si reca così nel locale in disuso e impolverato, e in un'atmosfera che inizia a rievocare le suggestioni anni '80 del prototipo (grazie anche al commento sonoro dei Daft Punk) riesce a trovare il laboratorio di suo padre, dietro una vecchia console del videogioco Tron. Nel laboratorio, trova un mainframe perfettamente funzionante, oltre a un vecchio dispositivo laser, segni delle ricerche che Kevin stava conducendo.
Nella sequenza successiva, veniamo catapultati nell'universo virtuale del computer, in cui Sam viene costretto a partecipare a un letale gioco gladiatorio. E' in questa sequenza che vediamo per la prima volta le scenografie dell'universo virtuale, in cui la sostanziale fedeltà a quelle del film dell'82 (stesse scelte cromatiche, simile design degli ambienti) si sposa a una maggiore magniloquenza data dal budget e dall'uso del 3D (su cui torneremo). Il protagonista riesce a sconfiggere i suoi nemici per il rotto della cuffia, in una scena mozzafiato che fa un ovvio sfoggio di elaborati effetti digitali, e viene così acclamato dal pubblico del gioco. Subito dopo abbiamo un nuovo stacco, e veniamo trasportati in una sequenza successiva, con la fuga del giovane su una vettura simile a quelle del Tron originale, ovviamente con un design aggiornato ai tempi. Alla guida del veicolo, il programma antropomorfo di nome Quorra, interpretato da Olivia Wilde. Dopo uno spettacolare inseguimento, Quorra conduce Sam in un palazzo posto ai confini della Rete, in cui il giovane ritrova infine suo padre, in un momento emotivamente molto intenso. L'incontro di Sam col vecchio Kevin è sicuramente un momento fondamentale nell'economia narrativa dell'intero film: il personaggio interpretato da Bridges sembra infatti aver perso i contatti con la realtà, conduce una sorta di esistenza monastica (in una tenuta che si avvale di una scenografia tra il futuristico e l'astratto), è malinconico ma chiaramente ancora molto legato a suo figlio. La chiusura successiva, tuttavia, in cui vediamo folle di programmi-ribelli che inneggiano alla sollevazione contro il "dittatore", ci fa intuire che Kevin potrebbe essere il vero villain del film, o quantomeno che il suo alter-ego digitale sia sfuggito al suo controllo. Domande a cui ovviamente questi 23 minuti di anticipazione si guardano bene dal dare vere risposte, ma su cui disseminano suggerimenti tali da stimolare ipotesi, tutte valide.Tecnicamente, comunque, il livello di questa preview è molto alto, segno dell'indiscutibile buon lavoro della Digital Domain, factory che ha dato vita agli effetti speciali di Transformers, Il curioso caso di Benjamin Button e 2012. Resta qualche perplessità sulla scelta di suddividere il film in una parte in 2D ambientata nel mondo reale e in una tridimensionale che ha luogo in quello virtuale; soprattutto, è la necessità di indossare gli occhialini anche nella prima a lasciare perplessi, visto che in questo caso l'ingombranza e il disagio (per molti) derivati dall'uso di questi non viene "ripagato" in alcun modo. Detto in parole povere, si poteva forse gestire la cosa diversamente, segnalando in qualche modo i momenti in cui indossare e togliere gli occhiali. Il 3D sembra comunque di buon livello, pur non raggiungendo i livelli di eccellenza (tecnica) di esempi come Avatar, ma rappresentando un valore aggiunto per l'immersione dello spettatore nell'universo virtuale del film.
Per capire più compiutamente se questo film potrà rinverdire i fasti della pellicola originale di Steven Lisberger, ci mettiamo quindi in attesa dell'uscita ufficiale, prevista per dicembre: le premesse, comunque, sembrano buone, e per i vecchi fans l'acquolina in bocca è inevitabile.