Recensione La fisica dell'acqua (2009)

Dopo sei anni dalla fine delle riprese, il film di Farina arriva in sala: la storia di Alessandro, un bambino inspiegabilmente ostile nei confronti dello zio, racconta l'esigenza insopprimibile di verità che si nasconde in tutti noi, ed esplora gli abissi della coscienza umana, anche nei suoi aspetti più sordidi.

La ribellione della verità

C'è chi sostiene che la verità renda liberi. A quanto sembra, però, né l'una né l'altra sono merce particolarmente richiesta: la libertà fa paura, il confronto con la realtà è scomodo. E così si fa finta di non vedere, si abbocca alla spiegazione più semplice, si smette di fare domande. Però, a volte, la verità è impossibile da eludere, perfino quando non sospettavamo di doverla cercare. E' quello che capita ad Alessandro, un ragazzino di otto anni che, dopo il ritorno dello zio Claudio, si troverà ad affrontare angosce ed inquietudini apparentemente senza spiegazioni. L'avversione per il fratello del padre, di cui è rimasto orfano ancora in fasce, sembra infatti non avere alcun motivo di essere, eppure l'arrivo di Claudio, oltre a dissestare il ménage a due tra Alessandro e la madre Giulia, provoca nel ragazzino strane allucinazioni. La rabbia e la frustrazione, miste all'incoscienza dell'età, portano Alessandro ad un gesto estremo: manometterà i freni dell'auto dello zio, causando il ferimento di Claudio e Giulia. Un perspicace commissario di Polizia capirà il ruolo del piccolo nell'incidente, e cercherà di aiutarlo a scoprire l'origine dell'odio verso lo zio.

L'esplorazione della coscienza e delle risorse della mente umana è il fulcro narrativo intorno a cui si dipana la vicenda raccontata da Felice Farina in questo film che, con un destino simile a quello del passato dimenticato dal piccolo protagonista, ha fatto molta fatica a emergere. Complice la volontà italiana di concedere spazio e risorse economiche sempre ai soliti progetti, non stupisce che La fisica dell'acqua, una sorta di thriller psicologico tutto fondato sulla commistione di inconscio e realtà, abbia impiegato ben sei anni ad arrivare in sala. E questo nonostante la presenza di diversi volti amati dal pubblico: quelli di Claudio Amendola, bravissimo nel ruolo ambiguo dello zio, e di Paola Cortellesi, che nei panni di Giulia dimostra ancora una volta il proprio talento poliedrico. I personaggi creati da Farina sono infatti ben tratteggiati, e ricordano da vicino certi protagonisti della tragedie shakespeariane, schiacciati dal proprio senso di inadeguatezza, costretti ad arrendersi alla propria deformità. Osservato dal punto di vista di Alessandro, il mondo degli adulti è ostile e pericoloso, e non a caso, in alcune delle sequenze più riuscite della pellicola, il rapporto con lo zio Claudio è descritto quasi come una lotta per la sopravvivenza, tra animali allo stato brado. E' proprio la prospettiva della narrazione a stimolare l'inquietudine dello spettatore: amplificati dall'ingenuità infantile del protagonista, anche i più piccoli gesti sembrano minacce, e il crudo cinismo delle sue reazioni è ancora più impressionante perché inconsapevole.
Questa efficace tensione emotiva sembra perdere mordente non appena ci si allontana dalla visione interiore di Alessandro: nonostante il pur bravo Stefano Dionisi nelle vesti del commissario, la parte investigativa della pellicola spicca per freddezza, e la regia sembra adagiarsi su un certo autocompiacimento formale. Non c'è dubbio che Farina sappia ben gestire la macchina da presa, dando vita a inquadrature di forte impatto, vivificate anche da un calibrato uso degli effetti speciali, ma che non riescono a restituire lo stesso turbamento generato dalla virtuale empatia con Alessandro.
La fisica dell'acqua è un film forte, che non ha paura di metterci a confronto con la natura malvagia degli esseri umani, ma anche con le possibilità salvifiche offerte dall'inconscio e dalla riscoperta di noi stessi. La tenacia di Farina, poi, dimostra che in Italia ci sono ancora artigiani che amano il proprio mestiere, e che il cinema non è appannaggio soltanto dei soliti noti; resta da sperare che non tutti i progetti futuri debbano condividerne il travagliato destino.

Movieplayer.it

3.0/5