In attesa del famigerato Sin City 2, progetto annunciato da tempo, ma costantemente rinviato per dar spazio ad altri lavori, Robert Rodriguez si prepara a invadere gli schermi con una nuova terrificante stirpe di mostri alieni che turberanno il sonno degli ignari spettatori. Proprio nuova per la verità no, visto che l'eclettico regista, sceneggiatore e produttore ha scelto di riesumare il franchise Predator, saga inaugurata da un primo potente capitolo diretto nel lontano 1987 da John McTiernan e affossata in seguito da numerosi quanto improbabili sequel e crossover. Rodriguez stesso aveva cercato di inserirsi nel franchise firmando nel 1996 una sceneggiatura che univa i tratti salienti della saga alla sua personale visione, ma i produttori non avevano accolto con calore la proposta facendo finire lo script nel limbo. Dopo aver acquisito la forza necessaria a ridar vita al bistrattato franchise, il regista di Sin City ha rimesso mano al reboot facendo tabula rasa degli episodi mediocri prodotti negli ultimi anni e ripartendo da dove si era fermato.
Il frutto di questo lavoro è Predators, cupa e sanguinosa pellicola in cui Rodriguez si ritaglia il ruolo di produttore, ingaggiando il giovane talento Nimrod Antal per dirigere l'horror alieno. Oggi il regista di origine messicana ha incontrato stampa e fans di tutto il mondo in una triplice sessione di chat per presentare il nuovo Predators, svelando i retroscena della lavorazione del film e riallacciando eventuali legami col passato.
Robert Rodriguez: Durante il casting non ho pensato a queste cose, ma ho cercato il miglior attore a disposizione per elevare il livello del film. La gente dirà: "Ehi, un premio Oscar in Predators", ma la verità è che con un attore bravo come lui il pubblico crede a tutto ciò che vede sullo schermo. Dà realismo al personaggio e il resto passa in secondo piano.
A colpire non è solo la presenza di Adrien Brody. Vi sono star action come Danny Trejo, con cui ami lavorare, o come il grande Laurence Fishburne, ma c'è anche Topher Grace, altro attore poco fisico. Senti di aver riunito il cast che volevi per il film o in alcuni casi hai dovuto ripiegare sulla seconda scelta?
Robert Rodriguez: Il casting è stato velocissimo. Abbiamo fatto i provini solo due settimane prima di iniziare a girare perciò non c'era molto tempo per le recriminazioni. Se un attore non era disponibile ne cercavamo subito un altro, ma credo che alla fine abbiamo avuto il miglior cast possibile. I personaggi sono profondamente diversi l'uno dall'altro, non si piacciono, ma vengono catapultati in una situazione limite. Il personaggio interpretato da Laurence Fishburne è una figura necessaria, è un cacciatore che ha già ucciso un Predator nel passato, è sopravvissuto a enormi pericoli ed è un po' pazzo. Ci serviva un personaggio più consapevole degli altri in un contesto simile. Il rumor che sostiene che il personaggio era inizialmente stato scritto per Schwarzenegger è ovviamente falso. Il governatore della California non ha tempo di girare un film e comunque, in questo contesto, la sua presenza sarebbe sembrata irreale. Per quanto riguarda Danny Trejo, nella nuova versione dello script gli sceneggiatori avevano inserito un personaggio "sul tipo di Danny Trejo". Non esiste nessuno simile a Danny, è talmente tipico che la sua presenza è insostituibile. Dal momento che Danny è unico, ho deciso di chiamarlo e convincerlo a recitare nel film.
Perché non hai diretto Predators in prima persona?
Robert Rodriguez: Avevo difficoltà a dirigere il film perché mi stavo occupando di altri progetti, ma penso di aver fatto la scelta giusta chiamando Nimrod Antal. Nimrod è il regista perfetto per questo film, ho visto il suo Blindato e mi sono reso conto della sua capacità di coordinare un cast così assortito e dell'unicità del suo sguardo. Nimrod sa sfruttare le dinamiche che si creano sul set a vantaggio del film e lo ha dimostrato dirigendo alla perfezione Laurence Fishburne, Jean Reno e Matt Dillon in Blindato. Anche stavolta sta dimostrando le sue capacità.
Avete mai avuto degli screzi? Vi è stato qualche caso in cui hai dovuto far valere la tua autorità di produttore mettendo in discussione le sue decisioni?
Robert Rodriguez: No, non è mai successo. Ho scelto Nimrod perché mi fidavo di lui, abbiamo gli stessi gusti e condividiamo un approccio comune al mestiere. Fare il regista è un'attività impegnativa. Si è sottoposti a una grande pressione e occorre tenere tutto sotto controllo, coordinare i vari reparti, evitare sprechi di denaro. Stavolta mi sono goduto la lavorazione con meno stress.
Come si riallaccia questo nuovo capitolo alla mitologia dei Predator?
Hai intenzione di realizzare un sequel? Magari un crossover come nel caso di Alien vs. Predator?
Robert Rodriguez: In realtà avrei già molte idee per il sequel, anche se ancora non ne ho parlato con lo studio. Per quanto riguarda crossover, di sicuro non ce ne saranno con Alien.
Hai mai pensato all'idea di inserire nello script un predator femmina?
Robert Rodriguez: Sarebbe una bella idea. Un predator femmina potrebbe essere una presenza cool e sexy, anche se mi sembra un lavoro impegnativo uccidere tutti questi nemici. Però in questo film non c'è.
Nel film vi è anche un attore russo, Oleg Taktarov. Come lo hai scelto?
Robert Rodriguez: Volevamo avere killer provenienti da tutto il mondo, così durante il casting abbiamo parlato con attori di varie nazionalità. Oleg mi ha convinto subito, è il Charles Bronson russo.
Dove è stato girato il film? E quanto sono durate le riprese?
Quale tra i film horror da te realizzati è il tuo preferito?
Robert Rodriguez: Sicuramente Dal tramonto all'alba. Mi piace mescolare i generi e in questo caso ho fatto due film in uno. Abbiamo girato prima la seconda parte, il vampire movie, e poi la prima, quella action. E' stato il mio primo tentativo di realizzare un double feature molto prima di Grindhouse.