Il regista Luc Besson ci consegna il suo messaggio di speranza

Presentato a Roma 'Arthur e la vendetta di Maltazard', il secondo episodio della trilogia fantasy che ha lanciato l'autore francese nel mondo dell'animazione e dei bambini.

Abbiamo incontrato a Roma Luc Besson, il regista di Nikita e Léon, tornato al cinema con il secondo episodio della saga fantasy dedicata al personaggio Arthur e al popolo dei Minimei. Arthur e la vendetta di Maltazard, che verrà distribuito da Moviemax in Italia in 150 copie, è già uscito in Francia dove ha riscosso notevole successo portando in sala ben 2 milioni di spettatori anche se il regista ironizza "i biglietti sono tanti ma perché in Francia i francesi sono costretti a salvare il cinema". Il secondo capitolo della trilogia - tra pochi mesi vedremo l'episodio finale - segna un avvincente sviluppo narrativo in linea con i libri scritti dal cineasta stesso e un considerevole miglioramento nell'animazione 3D. Stavolta Arthur, il protagonista del film, ragazzino impacciato nella vita sulla terra, Principe del Primo Regno nel mondo nascosto sotto il giardino di nonno Archibald, dovrà vedersela con il nemico maligno Maltazard, che si servirà di un ignobile trucchetto per diventare più potente ed escogitare un piano in grado di avere il dominio su tutto il mondo. Ad aiutarlo in quest'intrepida impresa l'adolescente Arthur ci saranno i suoi fidati compagni: il principe Bétamèche, piccolo amico di avventure, Max, un rapper allegro e smanioso, e la principessa Selenia, amata e ritrovata dopo dieci fasi lunari.

L'ironico e marpione Besson ci racconta la sua seconda esperienza nel campo dell'animazione e accenna ai suoi dubbi sull'uso della tecnologia tridimensionale nel cinema attuale. Il regista, padre di cinque bambini, ci parla di come il suo lavoro sia sempre più realizzato pensando al mondo dei più piccoli sia per quanto riguarda lo stile che i contenuti: il suo cinema è cambiato molto nel corso del tempo passando dal pulp _francese al _noir _mistico (vedi Angel-A) fino alla fiaba _fantasy: Besson non si preclude la possibilità di un ritorno alle origini, ma non nega neanche che in futuro potrà destreggiarsi in altri progetti simili perché il suo messaggio di speranza è rivolto principalmente ai bambini. In un periodo cinematografico in cui l'animazione e il 3D riscuotono sempre maggior favore presso il pubblico sono inevitabili certi confronti con le prolifiche produzioni americane, ma il regista, che sembra molto orgoglioso della propria identità europea (e perfino fiero delle stelline nella ristorazione nostrana, numericamente superiori a paragone con quelle delle tavole a stelle e strisce), non solo non teme il raffronto, la sua sagacia lo porta infatti a un bilancio: Besson, consapevole che la "concorrenza" Disney-Pixar riesca sempre a tagliare per prima i nastri d'arrivo, ribadisce infatti che a ispirare quelle opere, che comunque considera ottimi lavori (e confessa che da piccolo i suoi genitori lo portavano a natale a vedere il film dell'anno ed era sempre un Disney), siano proprio gli europei. Il suono della parola risuona nella sua voce come il logo della sua casa di produzione (Europa, appunto) che s'illumina prima che il suo film catturi il suo piccolo pubblico tra scenari di una natura stupefacente e passaggi tra la "normale" realtà e la più fervida fantasia, nella lotta tra il bene e il male che caratterizza le più belle favole di sempre.

Signor Besson con questo film è evidente lo sviluppo della storia e il miglioramento della tecnologia. Quali cambiamenti ci sono stati tra il primo e il secondo capitolo?

Luc Besson: C'è stato un grande cambiamento tra il primo e il secondo film: le 500 persone che hanno lavorato con me prima di Arthur e il popolo dei Minimei non avevano mai fatto animazione e quindi è stato con l'esperienza che abbiamo imparato quello che sappiamo. Devo dire che al secondo film io mi sentivo più libero e avevo capito fin dove potevo spingermi.

Lei è anche l'autore letterario di Arthur, quando lo porta al cinema si mantiene fedele ai libri o cambia qualcosa, introduce elementi di novità nei personaggi, nelle storie?
Luc Besson: Vado molto d'accordo con l'autore del libro! I quattro libri da cui sono tratti i film li ho scritti tutti di seguito. L'attore che interpreta il protagonista, Freddie Highmore, è cresciuto tra la lavorazione del primo e quella del secondo e io non l'avevo previsto quando ho scritto quindi c'è stato un adattamento in questo senso. Pensate che solo tra l'inizio del film e la fine Freddie è cresciuto di 5 cm, se continua così l'anno prossimo sarà lui a fare Maltazard. Inoltre è stato introdotto un grosso cambiamento a livello affettivo: Arthur nel primo non ha il coraggio di farsi avanti con Selenia, ora inizia a vivere la sua storia d'amore. Ed è commovente da adulto ricordarsi com'erano le prime storie, a vedere come un giovane sia pronto a fare di tutto per salvare la sua amata.

Nel primo film la voce di Maltazard era David Bowie, in questo è Lou Reed: chi sarà il prossimo, Iggy Pop? Come spiega le sue scelte vocali?
Luc Besson: Sarebbe una buona idea contattare Iggy Pop (sorride) In realtà i cantanti sono molto abili nell'uso della voce ed è più facile a volte lavorare con loro che con gli attori stessi. Eppoi molti sono affascinati dal cinema quindi, quando gli si propone di lavorare al doppiaggio, di solito accettano. Ho trovato divertente lavorare con cantanti come Snoop Dogg perché non sono rapper pigri e indolenti, ma persone che lavorano sodo fin dal mattino. Se si vuole un attore poi bisogna chiamare il suo manager, che chiama l'agente etc etc: con i cantanti è più immediato.

Qual è la sua posizione sul 3D?
Luc Besson: Sono andato ultimamente al cinema con i miei figli e con i loro amichetti e ho notato che i bambini intorno ai 5 anni resistono poco con gli occhialini, quelli di 8 non più di un'ora. Spero che un giorno se ne potrà fare a meno. Io credo soprattutto alle storie che funzionano: si va a vedere un film per vedere una storia e se poi il 3d può portare qualcosa, perché no? Recentemente però ho visto un automatismo a tutti i costi nell'animazione: il 3D va usato con gusto e con talento. In Arthur e la vendetta di Maltazard c'era una parte live in alto e una parte digitale in basso, se aggiungiamo gli occhiali poi finisce che non si capisce più niente!!

Una parte del suo film è in carne e ossa, l'altra invece animata. Come ha lavorato con gli attori?
Luc Besson: In quanto regista la cosa più importante per me è stata dover riprendere gli attori live e in motion capture senza farlo in maniere differenti, per esempio Bétamèche è stato ripreso per quattro mesi in ginocchio. Il rapporto è lo stesso che con gli attori "normali". I tecnici della Buf hanno lavorato per un anno e mezzo sull'animazione e credo che sia anche per questi elementi che c'è un lato umano anche nei personaggi animati.

Attualmente c'è una certa vivacità nel mondo dell'animazione. Secondo lei a cos'è dovuta questa situazione?
Luc Besson: Quando qualcuno fa qualcosa di riuscito costituisce sempre uno stimolo! È come quando c'è un grande calciatore e i ragazzini vogliono iniziare a giocare a calcio: credo che l'arrivo della Pixar abbia avuto un effetto simile, generando molta energia. Poi aggiungiamoci anche l'evoluzione tecnologica.

Cosa rappresenta per lei Disney-Pixar? E' una sfida o un modello?
Luc Besson: Noi e Disney-Pixar _non abbiamo la stessa cultura: loro sono un gruppo composto anche da tecnici italiani, francesi... quindi c'è uno scambio tra i due versanti. Certo, è eccitante correre affianco a un campione anche se so che non vincerò. in questo momento l'animazione è molto viva nei due continenti e questo porta entrambi a cercare di fare sempre meglio. È anche divertente vedere come per 40 anni la _Disney abbia cercato ispirazione nella cultura europea. Con la Pixar è un po' diverso perché John Lasseter è un autentico artista e in quanto tale ha imposto il suo modo di fare come fanno i grandi registi americani.

La sua si potrebbe definire un'impresa francese contro il dominio USA?
Luc Besson: No no! - risponde immediatamente - Non c'è una risposta particolarmente francese. Io ho sempre l'impressione che il pubblico sia affascinato dalla produzione americana e questa fascinazione viene dal modo statunitense di imporsi: lì con un mouse riescono a fare una città! È affascinante ma culturalmente meno. Sbaglio o i 28 ristoranti a tre stelle sono tutti in Europa? Se dovessi fare la lista dei trenta più grandi registi almeno una decina sono di origine italiana: Coppola, Scorsese...

Signor Besson lei che ha iniziato come "cattivo", come ha fatto a diventare così buono?
Luc Besson: Mai fidarsi dell'acqua cheta! Cerco soprattutto di seguire i miei desideri. Trovo che negli ultimi cinque anni lo stato del pianeta è così peggiorato che non ho tanta voglia di aggredire gli spettatori con film particolarmente duri: all'epoca di Léon e Nikita la società francese era tranquilla come un gatto che fa le fusa e veniva voglia di tirargli un po' la coda, ma ora sono un po' preoccupato per i bambini, per questo pianeta un po' sporco e volgare e questo è il mio modo di dargli coraggio.

È vero che non farà più film animati?
Luc Besson: Non l'ho mai detto - smentisce all'istante.

Arthur e la vendetta di Maltazard termina con un finale che lascia tutto in sospeso. Come mai ha scelto un cliffhanger?
Luc Besson: So che la fine del secondo film è un po' frustrante, ma un film di due ore sarebbe stato troppo lungo per i bambini... Eppoi il film successivo sarà un'avventura: vedrete un Maltazard alto 2,20 metri e un Arthur di 2 millimetri! Ci sono due libri dietro gli ultimi due film e la seconda parte uscirà tra qualche mese: è come andare al teatro e guardarsi due atti. Non è la prima volta che un regista sceglie la cesura finale, pensiamo a I pirati dei Caraibi e a Il signore degli anelli per esempio. Questo fa venire voglia di vedere il seguito, e in fondo in una società come la nostra in cui si ha tutto subito è un bene, insegna anche ai bambini ad avere pazienza.

Come sarà visto il suo film dal piccolo pubblico?
Luc Besson: Io ho cinque figli e so che, quando vedono un film, i bambini credono a tutto quello che vedono. Se un adulto racconta a un bambino di aver mangiato sulla Luna, il bambino gli crede. Oggi esistono giochi molto violenti per bambini, fin troppo veritieri e quello di cui vado più fiero in questo film è quello che posso dare ai bambini. Sono sicuro che vedendo questo film si nutriranno bene, potranno crescere meglio: ci ho dedicato quattro anni e questo era il mio scopo!

Di cosa si "nutriva" invece il Besson bambino?
Luc Besson: Quand'ero piccolo si aspettava per dodici mesi il film di natale ed era l'unico film che si vedeva durante l'anno. Il film che più ho amato è stato Il libro della giungla: fa venire voglia di avere per amico una pantera! E Lilli e il vagabondo: quella scena degli spaghetti come si fa a dimenticarla?