La platea italiana ha dovuto attendere a lungo l'arrivo in sala di Valentino: L'ultimo imperatore, presentato nell'ambito dell'edizione 2008 della Mostra del Cinema di Venezia, nonostante l'accoglienza calorosa ricevuta in laguna ma anche in altre kermesse internazionali, prima fra tutte quella di Toronto. Uscirà infine il prossimo 20 novembre, distribuito da Medusa, questo documentario che ha però saputo travalicare le definizioni di genere e diventare una straordinaria finestra sul mondo di favola e bellezza dell'ultimo dei re della haute couture, attraverso la quale viviamo non solo la straordinaria storia della sua ascesa artistica, ma anche quella di un legame altrettanto eccezionale: quello con Giancarlo Giammetti, socio e compagno di una vita. I due protagonisti sono stati filmati pressoché ininterrottamente per due anni, dal 2005 al 2007, in un momento particolarmente delicato per la moda in generale e per Valentino in particolare, che vedeva la propria azienda passare dalle mani dei Marzotto a quelle internazionali, e certamente meno attente alla sua natura ancora artigianale ed esclusiva, del colosso Permira. Il film è quindi anche una riflessione sull'attuale concezione dello stile, ormai ben altra cosa che la passione e la ricerca di un ideale estetico. Oltre a Valentino e a Giancarlo Giammetti, alla conferenza stampa sono intervenuti anche il regista Matt Tyrnauer e Gianpaolo Letta per Medusa.
Valentino, ormai è passato un anno dal suo ritiro dal mondo della moda. Cosa ha fatto in questo periodo?
Valentino: Sono corso dietro alla mostra retrospettiva che è partita qui a Roma e che abbiamo poi riproposto a Parigi con uno straordinario successo. Poi c'è stata l'uscita a Venezia di questo film, e finalmente grazie a Medusa il film è arrivato anche qui in Italia. Prima l'abbiamo seguito negli Stati Uniti, dove è stato un grosso successo, come anche in Brasile. Continuerò a seguire il film prossimamente, e in più disegnerò i costumi per il balletto di Capodanno di Vienna. Ogni anno a Vienna c'è questo straordinario concerto all'opera, che inizialmente era sempre diretto da von Karajan, e quest'anno vi hanno inserito anche un balletto con valzer e mazurke. Ci saranno diversi elementi, la star sarà Eleonora Abbagnato, e io vestirò tutto il gruppo. E' un progetto molto divertente, diverso da quello che ho fatto finora ma molto eccitante.
E' la prima volta che disegna costumi teatrali?
Valentino: Ho disegnato molto per il cinema, per il teatro non ho fatto quasi niente, tranne un vestito tanto tempo fa per L'historie du soldat.
Il film ha avuto una grande accoglienza a Venezia. Come mai si è fatta tanto attendere l'uscita in sala?
Gianpaolo Letta: Noi abbiamo cominciato a trattare per questo film due mesi fa. Non so se fosse sul mercato prima, ma Medusa se n'è interessata appena sono stati disponibili i diritti. Ne avevamo seguito la genesi e ne siamo sempre stati incuriositi. Sarebbe stato un controsenso che questo film non uscisse in Italia.
Matt Tyrnauer: Anche negli Stati Uniti è stato distribuito solo lo scorso marzo, ed è stato un grande successo, addirittura si è piazzato al primo posto nella classifica dei documentari. Eravamo in contatto con diversi mercati stranieri, e anche con diversi distributori italiani, e sono contento di uscire con Medusa che mi sembra il distributore più prestigioso in Italia. Credo che questo sia molto appropriato e che l'attesa sia valsa la pena.
Valentino: Ne abbiamo parlato spesso con il regista e noi desideravamo che il film fosse distribuito in Europa e soprattutto in Italia. D'altra parte Matt era inizialmente inebriato dal successo che aveva avuto negli Stati Uniti, e anche noi lo abbiamo seguito dappertutto, ma poi volevamo che arrivasse anche qui.
Matt Tyrnauer: Bisogna comunque ricordare che questo è sempre un film americano, e anche se parla di un italiano tutta la troupe era americana e il mercato, anche se internazionale, era principalmente quello americano. Quando fai un film indipendente tutti stanno molto attenti a come ti comporterai, e penso di aver mantenuto le aspettative, se è vero che questo è stato riconosciuto come il miglior documentario non solo dell'anno, ma anche del passato recente. Sono molto felice, quindi, di portarlo qui adesso.
Siete ancora in trattativa per realizzare il museo di Valentino a Roma? Tornerebbe a lavorare per la moda in un eventuale progetto di Donna sotto le stelle?
Giancarlo Giammetti: Il progetto del museo l'avevamo concordato con la precedente amministrazione e quindi con il sindaco Veltroni, poi con il cambiamento di giunta sono sorti degli intoppi, è sorta l'idea che non fosse dedicato a un solo stilista ma a tanti, e allora noi ce ne siamo chiamati fuori. Per quello che riguarda Donna sotto le stelle, non sappiamo niente di una simile iniziativa, ma Valentino non sfila più, non disegna più e quindi saranno cose che riguarderanno eventualmente l'azienda Valentino, e non noi.
E' vero che si occuperà dei costumi della Traviata al Bolshoi?
Valentino: Stavamo firmando un contratto per questo febbraio, ma poi con la recessione hanno cancellato tutto, per posporlo a quando i tempi saranno più propizi. Spero davvero di farlo, perché la Traviata fa sempre sognare.
Il film sarà candidato agli Oscar?
Matt Tyrnauer: Speriamo che il film rientri nella lista degli Oscar, anche se per i documentari c'è sempre poco spazio. Saremmo onorati di essere considerati per gli Oscar, e quest'anno c'è la possibilità di essere inseriti nella categoria Miglior Film perché ci saranno dieci candidati, di cui uno o due si dice saranno documentari. Ci sono state tante voci riguardo a questo, anche se non ci sono tantissime probabilità che ciò avvenga, ma Valentino ha inventato il vestito da red carpet, e sarebbe molto bello vedere lui stesso sul red carpet. ùUn elemento affascinante del film erano i suoi disegni. Quanto sono importanti per lei?
Valentino: Sono parte della mia vita, io ho iniziato disegnando, e non sono capace di creare un vestito senza disegnare. Non potrei esprimermi altrimenti.
Matt, quando si è reso conto che stava facendo un film e non un documentario?
Matt Tyrnauer: Sono onorati che si pensi che questo sia un vero e proprio film, mi è già stato fatto questo complimento e ne sono molto felice. Quando ho incontrato Valentino per la prima volta l'ho fatto come giornalista, e credevo di narrare una storia ordinaria, ma quando sono venuto a Roma ho visto la sua storia straordinaria con Giancarlo, e non avevo mai visto due persone così vicine senza essere sposate, come tra l'altro dice anche Giancarlo nel film. Ho fatto un film più vasto rispetto a quello che credevo all'inizio anche per dare credito a questi due signori, che in cinquant'anni hanno ridefinito cosa voglia dire stare insieme, e volevo che la gente li vedesse come un modello, di come due persone non solo si tollerano e si amano, ma di come hanno costruito un impero. Hanno definito un nuovo stile, e anche l'immagine di un'Italia più moderna nel mondo: c'è tanto in questo film, ed è stato un colpo di fortuna trovare due persone del genere e un argomento così ricco.
Quali limiti si è autoimposto e quali limiti hanno imposto Valentino e Giancarlo?
Matt Tyrnauer: Valentino e Giancarlo sono stati molto coraggiosi a farsi seguire per due anni, e anche se sono due persone riservate mi hanno permesso tutto, in un certo senso sono stati anche troppo naif e generosi. Ma un film come questo non può essere fatto senza la libertà di tagliare, senza avere l'ultima parola nel montaggio: questo è il mio film, non il loro. E' un vero film su due persone straordinarie, ed è molto inusuale che due persone così di successo diano così tanta libertà. Io volevo raccontare la miglior storia possibile e perciò non mi sono posto alcun limite, e mi sono preso tutto il tempo necessario. In realtà in queste occasioni mi aspetto sempre che qualcuno chieda se è piaciuto a loro.
Valentino: Spesso non mi accorgevo nemmeno della macchina da presa, perché era un periodo in cui abbiamo lavorato moltissimo, e non mi rendevo conto che intorno a me si stava svolgendo qualcosa di importante. Vedendo come era penetrato nella mia vita privata sono rimasto un po' scioccato, ma a Toronto mi sono reso conto che Matt aveva fatto una cosa bellissima, di fronte a quel pubblico così difficile che lo ha apprezzato ho capito che ne era valsa la pena.
Lo stardom attuale sembra esaurito in confronto alle dive degli anni sessanta. Chi è la sua icona contemporanea?
Valentino: Se uno va a vedere la serata degli Oscar si rende conto che lo stardom c'è ancora, è un'esperienza inebriante vedere queste donne che forse solo per quella volta all'anno sono vestite con abiti incredibili. E' un fatto troppo importante, ma è vero che tutto questo sta scemando, anche economicamente, si fanno meno film, c'è un'attenzione diversa dei produttori per le cifre. E' un peccato, perché questo mondo ha fatto sognare tutti quanti, ma le cose hanno un eterno ricominciamento. Io quando avevo dodici anni ero ammiratore di Lana Turner e Edy Lamarr, ed è grazie a loro che mi sono reso conto che dovevo disegnare abiti femminili. Adesso le giudicherei da rivista, con tutte quelle paillettes e quel tulle, ma allora mi fecero capire che dovevo vestire la donna.
Come valuta l'azienda Valentino dopo il suo ritiro?
Valentino: E' sempre il mio nome e vorrei che quello che fanno fosse perfetto come ho sempre cercato di renderlo io. Sono sicuro che sapranno avere la mia stessa qualità, e gli faccio gli auguri.
Lei si riconosce nel ritratto che ne fa il film, quello dell'artista isolato dal mondo reale?
Valentino: Si. E' quello che io ho fatto sempre ed è la pura verità.
Le manca quel mondo?
Valentino: E' un mondo affascinante, che ti dà grandi incentivi. Il momento però non è più propizio per collezioni di quel genere, la situazione mondiale non è delle migliori e quindi l'alta moda non è più accettata. Rimpiango tutto questo mondo straordinario, dove non c'erano limiti all'eleganza. Sono felice di essermene andato da un certo punto di vista, perché non avevo più la possibilità di esprimermi. Mi manca la quotidianità, la sartoria, lo stare sotto una campana di vetro grazie a Giancarlo, la gioia di poter creare senza pensare a nient'altro.
Non le sembra strano che un film su Valentino sia stato fatto da un americano?
Valentino: Trovo che gli americani siano abbastanza capaci in questo, e quindi ho subito detto di si. Poi ho capito che Matt Tyrnauer conosceva il proprio lavoro, e io do a questo il valore che merita. D'altra parte i film di questo tipo non sono mai stati fatti da italiani, ma sempre da americani o al massimo francesi.
Cosa pensa della proposta di nominare Giorgio Armani senatore a vita?
Valentino: Ne sarei veramente onorato, Giorgio merita questo e altro. Ho aderito anch'io alla raccolta di firme e ne sarei felicissimo.
Cosa rappresenta per lei l'Italia? E il mercato italiano?Valentino: Io sono italiano, e quindi per me rappresenta un mondo di serenità e bellezza. Io ho lavorato tutta la vita facendo la spola dalla mia casa di palazzo Mignanelli, rifiutavo tantissimi inviti a pranzo perché ero sempre chiuso lì a lavorare. L'Italia è il mio trampolino, è tutto partito da qui.
Giancarlo Giammetti: E' un paese che ha sempre amato molto Valentino, ha rappresentato un business forte e per questo siamo riconoscenti. Amiamo sempre tornare qui, la città dà un'energia speciale.
Le sue clienti le chiedono di disegnare ancora per loro?
Valentino: Io non posso più farlo, ci sono altri che proseguono quella strada. Le mie clienti però mi chiamano, dicono che gli manco, e sono anche felice di vedere che qualcosa ho rappresentato. A tutto però c'è un finale, non posso disegnare con un bastone in mano.
Cosa ne pensa dei giovani stilisti?
Valentino: Io ora seguo la moda da lontano. Tanti giovani vogliono fare questo mestiere, come volevano farlo tutti negli anni Sessanta e Settanta. Qualcuno ha voluto arrivare velocemente, invece è un lavoro in cui bisogna pensare bene. Si tratta di cose da indossare, e quindi bisogna rispettare profondamente il corpo della donna. I giovani devono avere pazienza, e pensare di più.
Qual è stato il momento più difficile della lavorazione del film?
Matt Tyrnauer: Tutti i giorni abbiamo affrontato enormi difficoltà, anche per il fatto che quotidianamente la star se ne andava dal film per tornare il giorno dopo. D'altra parte non è facile essere seguiti sempre, specie quando sei così impegnato. Avevamo anche accesso allo studio privato di Valentino, cosa che pochissimi hanno, e stava pur sempre creando abiti costosissimi, ed è una persona che considera il processo creativo sacro. Sono stato anche sgridato, e questo l'ho inserito in alcune scene del film. La mia scena preferita è quella in cui Valentino e Giancarlo discutono delle dune, questi dialoghi tra loro sono fondamentali per capire il loro rapporto. Per catturare queste scene bisognava diventare invisibili come una mosca. Il momento più difficile è stato far vedere a loro il film completo e sopravvivere, perché all'inizio non era per nulla piaciuto. Ma poi lo hanno accettato, ed è stata la conquista più grande.
Cosa fa ora nel suo tempo libero?
Valentino: Finora ne ho avuto pochissimo, ma voglio occuparmi di altre cose che mi interessano e frequentare di più i miei amici, vedere più spettacoli e viaggiare.
Giancarlo Giammetti: L'opinione pubblica pensa che la moda sia una cosa da ragazzini, invece è un lavoro molto difficile, e noi abbiamo contribuito a cambiarla. Io ho sempre cercato di proteggere Valentino dagli aspetti più complicati di quella vita, e ora abbiamo bisogno di una disintossicazione. Siamo arrivati ad avere una reazione negativa nei confronti delle sfilate, mentre adesso abbiamo un atteggiamento più rilassato, ci godiamo la vita. Il film è stata un po' la continuazione di questo mondo da favola, non ci aspettavamo proprio questa avventura.