Weapons, Zach Cregger rivela le origini di Zia Gladys: "Riguarda la mia infanzia"

In Weapons, la figura della zia Gladys emerge come il volto più inquietante del film di Zach Cregger. Non è solo antagonista, ma un simbolo personale e autobiografico: rappresenta l'irruzione del caos familiare, l'infanzia vulnerabile e la paura che si annida in casa.

Una scena di Weapons

Zach Cregger, già autore di Barbarian, con Weapons ha creato un mosaico narrativo che mescola orrore, ironia nera e frammenti di memoria. Al centro della vicenda, la terrificante zia Gladys, interpretata da Amy Madigan, diventa molto più di un personaggio: un'ombra capace di incarnare traumi intimi e paure collettive.

La zia Gladys in Weapons: metafora di un'infanzia tradita

Per Zach Cregger, la zia Gladys del suo ultimo film Weapons vive in un doppio registro: da un lato estetico, dall'altro simbolico. Sul piano visivo, la sua immagine attinge a fonti riconoscibili come le fotografie di Cindy Sherman, le atmosfere sospese di Twin Peaks e l'immaginario bizzarro delle pensionate di Boca Raton.

Weapons Scena Trailer
Una scena di Weapons

In questa miscela, Madigan diventa un'icona disturbante: il volto segnato, i capelli fiammeggianti e l'aria al contempo familiare e aliena, costruiscono un archetipo destinato a imprimersi nell'immaginario horror contemporaneo.

Cregger ha ammesso che la scelta dell'attrice è stata decisiva per salvare il progetto stesso, arrivato a un passo dal naufragio: quando il film sembrava dissolversi, l'incontro con Madigan ha ridato coerenza e potenza alla narrazione. La sua Gladys si inserisce dunque nel solco di quegli antagonisti capaci di travalicare la trama, trasformandosi in un emblema culturale, pronto a dialogare con altri "mostri domestici" della tradizione horror.

Il lato autobiografico: l'infanzia e l'alcolismo

Se sul piano estetico Gladys evoca il linguaggio visivo dell'orrore, sul piano simbolico affonda le radici nell'esperienza personale del regista. Cregger ha raccontato che la zia non deriva da una figura reale, ma da un sentimento legato alla sua crescita in una famiglia segnata dall'alcolismo.

Weapons Foto Julia Garner
Weapons: Julia Garner in una scena

Non c'è mai stata una "donna malvagia" dai capelli rossi, ma piuttosto la percezione di un'entità capace di sconvolgere l'ordine domestico, trasformando la casa - luogo di protezione - in uno spazio minaccioso. Gladys incarna esattamente questa dinamica: la paura infantile che un intruso possa spezzare l'equilibrio e contaminare i legami.

Per questo motivo il regista ha scelto di non scrivere una vera e propria "storia delle origini" del personaggio: spiegarla avrebbe tolto forza alla sua funzione simbolica. "Conoscere troppo su di lei avrebbe smussato la lama", ha confessato. Lasciarla indefinita significa renderla più universale, specchio delle ansie di chiunque abbia vissuto il senso di precarietà familiare.

Weapons, proviamo a spiegare il film di Zach Cregger Weapons, proviamo a spiegare il film di Zach Cregger

Così, Gladys si muove tra l'incubo personale e l'archetipo collettivo, diventando una delle nuove icone inquietanti del cinema horror recente.