Gabriele Salvatores: "Il cinema italiano era una comunità, oggi combattiamo da soli"

Gabriele Salvatores ricorda con un po' di nostalgia i propri esordi analizzando le differenze tra il grande cinema italiano del dopo guerra e il cinema contemporaneo così individualista.

La saggezza di Gabriele Salvatores, ospite a Ultrapop Festival 2021, si evince dall'acuta analisi delle differenze tra il grande cinema italiano del passato e il cinema contemporaneo.

Il ragazzo invisibile - Seconda generazione: Galatéa Bellugi e Gabriele Salvatores sul set del film
Il ragazzo invisibile - Seconda generazione: Galatéa Bellugi e Gabriele Salvatores sul set del film

Pensando alla grande stagione del cinema italiano degli anni '50 - '60, Gabriele Salvatores chiama in causa più volte in concetto di comunità non senza un pizzico di nostalgia:

"Il grande cinema italiano nasceva dalla guerra, dalla fame, dalla sofferenza. Nasceva dalle difficoltà della vita. Forse uscendo dall'emergenza sanitaria anche noi scopriremo delle cose, e non parlo solo del cinema. Il cinema di un tempo nasceva dalla voglia di raccontare la realtà, ma sentendosela addosso. Veicolava valori importanti, conteneva un'anima forte, combattiva, di resistenza. C'era questa voglia enorme di rimanere umani".

E poi c'erano i maestri, che oggi, con tanti registi improvvisati, sembrano scarseggiare: "Bernardo Bertolucci aveva Pasolini come maestro, Fellini, insieme a Dario Argento, scriveva i copioni per Sergio Leone. Si riunivano, facevano gruppo, sistema. Da un certo punto in poi ognuno ha iniziato a fare la sua battaglia e non c'è più stato un movimento. Questo non significa che prima fosse tutto rose e fiori, litigavano spesso. Fellini e Visconti non si potevano vedere, litigavano, ma si confrontavano. Poi abbiamo iniziato a raccontare solo il nostro ombelico. Il cinema è una forma d'arte che può girare il mondo, ma oggi la tv è diventata la vera padrona dello storytelling con le serie. Per sopravvivere, il cinema deve diventare più poesia che romanzo".

Mediterraneo: quando Salvatores ci indicò una via di fuga

A proposito di maestri, Salvatores ricorda i suoi esordi e parlando dei suoi di maestri scopriamo che non se l'è certo passata male:

"Il mio primo lavoro è stato Sogno di una notte d'estate. Chiamarlo film è esagerato, lo hanno visto solo i miei genitori e parenti, ma è stata la mia scuola. Ho avuto la fortuna di poter lavorare con un direttore della fotografia come Dante Spinotti, che ha lavorato con dei maestri, e con una bravissima montatrice che si chiama Gabriella Cristiani, assistente del montatore di Bertolucci. Anche se il mio vero maestro è stato Nino Baragli, montatore di tutti i film di Pasolini".

Per non perdere neppure una live di Ultrapop Festival 2021 seguite il canale Twitch e il canale YouTube di UltraPop su cui troverete le repliche.