Ieri Toni Servillo avrebbe dovuto partecipare a Domenica In insieme ai colleghi di set ne L'abbaglio Ficarra e Picone. Ma al momento della diretta l'attore, che sarebbe dovuto intervenire per parlare del nuovo film di Roberto Andò in uscita il 16 gennaio, non era presente in studio lasciando la conduttrice Mara Venier senza parole.
A far chiarezza è intervenuto subito Salvatore Ficarra spiegando: "Toni era qui con noi, ma è dovuto andare via perché aveva un impegno e visto che ci sono stati troppi ritardi sulla scaletta, non poteva rimanere oltre. Ci teneva tantissimo e non mancherà di tornare. Ci sono state incomprensioni sull'orario. Tra meno di un'ora ha uno spettacolo al Teatro Argentina".
A quel punto Mara Venier è intervenuta scusandosi pubblicamente: "A me avevano detto che doveva andare via per le 16:15, invece erano le 15:45. Adesso vado a teatro Argentina e lo aspetto all'uscita. Ma era arrabbiato? Speriamo di no...". Poi ha concluso con ironia: "Toni ma che hai fatto... Mi hai abbandonata così, io che sono pazza di te!".
Poco dopo Servillo, impegnato nelle repliche di Tre modi per non morire, spettacolo scritto appositamente per lui da Giuseppe Montesano, ha chiamato in trasmissione per fare chiarezza dicendo: "Non fa niente Mara, non c'è bisogno che ti scusi. A me dispiace molto, ma io tra meno di un'ora inizio. Ci sarà un'altra occasione...".
Uno sguardo alternativo sulla spedizione dei Mille
Diretto da Roberto Andò, L'abbaglio si apre, infatti, nel 1860. Giuseppe Garibaldi inizia da Quarto l'avventura dei Mille circondato dall'entusiasmo dei giovani idealisti giunti da tutte le regioni d'Italia, e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si distingue il colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini (Toni Servillo). Tra i tanti militi reclutati ci sono due siciliani (Ficarra e Picone), Domenico Tricò, un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, un illusionista. Sbarcati in Sicilia, a Marsala, i Mille iniziano a battersi con l'esercito borbonico, di cui è subito evidente la preponderanza numerica. In queste condizioni, per il generale appare pressoché impossibile far breccia nella difesa nemica e penetrare a Palermo.
A quel punto Garibaldi escogita un piano ingegnoso. Affida al colonnello Orsini una manovra diversiva facendo guidare a una manciata di soldati una colonna di feriti per far credere a Jean-Luc Von Mechel, comandante svizzero dell'esercito regio, che il generale stia battendo in ritirata all'interno dell'isola. L'esito di questa manovra sarà sorprendente.