The Last Of Us: Neil Druckmann spiega perché il film non sarebbe stata una buona idea

Neil Druckmann, creatore del videogioco, ha parlato del lavoro che era stato compiuto sul potenziale film di The Last of Us e perché non sarebbe stata una buona idea portare la storia nei cinema.

The Last Of Us: Neil Druckmann spiega perché il film non sarebbe stata una buona idea

Il 16 gennaio arriverà sugli schermi, in Italia di Sky e NOW, la serie tratta dal videogioco The Last Of Us, ma prima del progetto televisivo si era parlato per anni di un possibile film prodotto dalla Sony in collaborazione con Sam Raimi.
Neil Druckmann, creatore del videogioco, ha ora spiegato cosa è accaduto e perché non sarebbe stata una buona idea realizzare un lungometraggio.

Druckmann ha raccontato, parlando del film di The Last of Us annunciato nel 2014, che poco dopo aver iniziato lo sviluppo dell'adattamento per il grande schermo si è reso conto di un aspetto importante: "C'era semplicemente troppa storia da provare a mettere in sole due ore".
Neil ha aggiunto: "Anche se avevo rimosso alcuni dei personaggi secondari, il percorso di Ellie e Joel era affrettato. Parte di ciò che rende la storia unica e la fa funzionare realmente bene è il modo lento con cui si sviluppa, che stanno cambiando in modi realmente significativi, ma davvero lentamente nel corso di un lungo periodo di tempo".

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The Last of Us: Pedro Pascal e Bella Ramsey in una scena della serie

Lo showrunner Craig Mazin, parlando della serie, ha invece dichiarato che arrivare sugli schermi dopo una pandemia ha dei lati positivi: "Ora abbiamo tutti delle idee più precise di cosa voglia dire avere paura di un altro essere umano che è ammalato. E tuttavia volevamo inoltre che il pubblico provasse un senso di empatia, si lasciasse coinvolgere e provare pietà per chi sta male e portare a far riflettere chiedendo agli spettatori la domanda: Cosa accade se sono realmente ancora lì? Quindi ci siamo ispirati al mondo intorno a noi, ma era importante non lasciarsi mai trascinare in una polemica sul COVID-19. Non è quello il motivo della serie. Siamo uno show sull'amore, sul trauma, sui rapporti umani e su perché sopravviviamo, non solo come ci riusciamo".