La docu-serie The Last Dance è davvero un documentario realistico? Quanto c'è di vero e quanto di falso? Ce l'ha spiegato, durante l'Ultrapop Festival, chi ha vissuto quegli anni raccontati nella serie, ovvero Flavio Tranquillo, un polo di riferimento per quanto riguarda lo sport e il basket nello specifico.
The Last Dance è una docu-serie Netflix che ha riscontrato un buon successo, parlando della storia e dei retroscena dei Chicago Bulls, con uno sguardo del tutto inedito, in particolare, sulla figura di Michael Jordan. Ma chi ha raccontato la stessa storia, come Flavio Tranquillo, non è altrettanto sicuro che questa serie sia del tutto fedele. Ecco cosa ci ha raccontato sul nostro canale canale Twitch di Movieplayer.
"È importante fare una distinzione tra serie televisiva e materiale storico" - ha raccontato Tranquillo - "Ciò che abbiamo visto nella serie di The Last Dance è una parte della storia dei Chicago Bulls e dei suoi giocatori, non è l'insieme. Forse non sarebbero bastate altre 5mila ore per raccontare bene il vissuto e le caratteristiche di ciascun personaggio! Dobbiamo renderci conto che quella è comunque una serie telesiviva, ha legittimi progetti commerciali. Non vuol dire che non è vera, ma non vuol dire neppure che sia un prodotto giornalistico."
Tha Last Dance: Michael Jordan è davvero così "cattivo"?
"La serie parla di cose realmente accadute, come un documentario, magistralmente montate sopra una cornice che aveva scopi precisi: mostrare un determinato quadro di prospettive" - ha continuato Tranquillo - "Abbiamo visto un Jordan rigido, "cattivo", poi vediamo uno Scottie Pippen che fa da "spalla", che viene visto come sotto pagato... È una prospettiva diversa rispetto a quello a cui eravamo soliti vederla. Per noi che abbiamo vissuto e lavorato in quegli anni è stata sicuramente una bella occasione poterli rivedere a distanza di più di vent'anni. Non ci rendevamo conto di quello che abbiamo visto, ho avuto la possibilità di capire ancora meglio quello che noi vedevamo in quegli anni, ma anche quello che si parlerà tra cent'anni. Ed è questa una cosa che mi è piaciuta: che a noi piaccia o meno questa nuova "visione" di Jordan, ora più che mai attuale, non cambia la realtà dei fatti: quel signore ha cambiato il basket, non tutto in meglio non tutto in peggio, ma l'ha fatto sicuramente. Reputo che la serie possa essere un buon motivo di avvicinare appassionati e non ad altro materiale per approfondire bene la storia."