Sanremo 2020, Rula Jebreal emoziona l'Ariston con il monologo sulle donne vittime di violenza (VIDEO)

A Sanremo 2020 Rula Jebreal ha emozionato la platea dell'Ariston e il pubblico da casa con il monologo dedicato alle donne vittime di violenza.

Rula Jebreal ha regalato a Sanremo 2020 un momento indimenticabile con il monologo dedicato alle donne vittime di violenza, parole potenti che hanno lasciato in lacrime la platea dell'Ariston.

Rula Jebreal, dal suo libro nero, parte dalle domande che le vittime di violenza si sentono rivolgere più spesso in tribunale - "Aveva la biancheria intima quella sera?"; "Trova sexy gli uomini con i jeans?" - dove alla fine la sentenza è quasi sempre "una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, perché siamo troppo belle o troppo brutte, insomma ce la siamo voluta".
Di tanto in tanto le testimonianze drammatiche sono interrotte dal libro bianco delle parole che vorremmo sentire di più, quelle d'amore scritte da Franco Battiato, Vasco Rossi, Francesco De Gregori ma anche Fiorella Mannoia. E sono piccole boccate d'aria in un monologo che fa venire i brividi quando sbatte in faccia anche all'Italia i suoi numeri in fatto di violenza sulle donne: "Negli ultimi tre anni 3 milioni 150mila donne sono state vittime di violenze sessuali sul posto di lavoro, negli ultimi due anni 88 donne al giorno hanno subito abusi e violenze, una ogni 15 minuti, ogni tre giorni viene uccisa una donna, sei donne sono state ammazzate solo la scorsa settimana. E nell'80 per cento dei casi il carnefice non ha bisogno di bussare, ha le chiavi di casa".

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Emoziona il pubblico dell'Ariston e Amadeus fino alle lacrime, Rula Jebreal, quando ricorda la propria infanzia nell'orfanotrofio dove è cresciuta "con centinaia di bambine e tutte le sere una per volta ci raccontavamo favole tristi, non favole di mamme che conciliano il sogno, favole di bimbe sfortunate, perché le nostre madri erano state spesso stuprate o uccise o torturate". Racconta della madre Nadia, morta suicida quando Rula aveva solo 5 anni, vittima di violenza due volte, quando fu stuprata e quando fu costretta dal sistema al silenzio.
E conclude: "Noi donne vogliamo essere libere, nello spazio e nel tempo, vogliamo essere silenzi, rumore, vogliamo essere proprio questo: musica".
Applausi e standing ovation.