Ron Howard dovette fare i conti con l'odio di Bette Davis all'inizio della carriera dietro la macchina da presa. Lo dice il sito Cheat Sheet, citando un'intervista che Howard concesse all'Archive of American Television nel 2006, parlando del suo esordio alla regia Skyward, un film televisivo che convinse gli studios a far lavorare il neo-cineasta per il grande schermo.
Per il ruolo principale fu scelta Bette Davis, e Howard racconta di come, parlandole al telefono, lui le chiese di chiamarlo semplicemente Ron. La risposta fu "No, continuerò a chiamarla Mr. Howard fino a quando avrò deciso se mi sta simpatico o meno".
Le cose non migliorarono sul set, poiché il primo giorno il regista si presentò in giacca e cravatta, cercando di emulare i grandi della Hollywood classica, e l'attrice lo prese in giro davanti a tutti, dandogli del bambino (Howard all'epoca aveva 26 anni ed era reduce da sette stagioni di Happy Days). A fine giornata però, dopo averla diretta in modo soddisfacente, quando le disse che poteva tornare a casa, lei rispose "Ok Ron, ci vediamo domani."
Ron Howard a Roma 2019: "Quella volta che Bette Davis mi sculacciò"
Un'esperienza un po' fuori dal comune, quella vissuta da Ron Howard sul set del suo primo film, antesignano di una carriera illustre a Hollywood che lo ha persino portato a vincere due Oscar (come produttore e regista di A Beautiful Mind, uscito nel 2001). Tra i suoi film più noti e popolari citiamo Splash, una sirena a Manhattan, Willow, Il Codice Da Vinci e il recentissimo Solo: A Star Wars Story, per il quale fu ingaggiato in extremis in seguito a un disaccordo tra la Lucasfilm e i cineasti inizialmente scelti per l'incarico. Il suo nuovo lungometraggio, Elegia americana, basato sull'autobiografia di J.D. Vance, è attualmente in limited release al cinema negli Stati Uniti (più altre nazioni dove le sale sono aperte) e sarà disponibile su Netflix dal 24 novembre.