Quando gli vennero chieste delle delucidazioni sul significato del titolo di Pensavo fosse amore... invece era un calesse, Massimo Troisi rispose dicendo: "Non lo so, l'ho scelto così, perché mi suonava bene". Non era la prima volta dopotutto, basti pensare a pellicole come Ricomincio da tre, Scusate il ritardo e Le vie del signore sono finite per capire che spesso i titoli dei suoi film non avevano un filo logico in comune con le storie narrate.
Durante un'intervista promozionale l'attore e regista napoletano ha spiegato: "Perché calesse?... per spiegare al meglio la delusione di un qualcosa le cui aspettative non sono state mantenute, poteva essere usato un qualsiasi altro oggetto, una sedia o un tavolo, che si contrappone come oggetto materiale all'amore spirituale che non c'è più."
"Mi piaceva e poi si possono trovare tante cose con il calesse: si va piano, si va in uno, si va in due, ci sta pure il cavallo... Quando non è più amore ma "calesse", bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male... ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell'inizio. Le storie d'amore non mancano mai nei film, quindi farne un'altra mi sembrava una cosa né stupida, né eccezionale ma raccontata in questi termini mi incuriosiva." Ha concluso Troisi.
A proposito di Pensavo fosse amore invece era un calesse un critico cinematografico scrisse su repubblica: "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? È la domanda chiave che l'autore con questo film intende porsi e porre. E la sua risposta è, nel film e a voce, che occorrerebbe la stessa attenzione e lo stesso amore tanto per conquistare che per lasciare qualcuno."