One-Punch Man 3, un animatore difende il lavoro dalle critiche: "JC Staff deve sopravvivere"

Dopo le polemiche sull'animazione della terza stagione di One-Punch Man, l'animatore di One Piece Vincent Chansard prende le difese dello studio JC Staff, spiegando che le colpe non vanno attribuite solo agli artisti ma anche ai comitati di produzione.

Una scena di One-Punch Man

Il ritorno di One-Punch Man con la sua terza stagione avrebbe dovuto essere un trionfo, ma la delusione visiva ha acceso un acceso dibattito. Mentre i fan puntano il dito contro JC Staff, un nome autorevole dell'animazione, Vincent Chansard, invita a guardare oltre la superficie delle critiche.

Dietro le polemiche su One-Punch Man

Quando One-Punch Man tornò nel 2019 sotto la guida di JC Staff, il pubblico si divise: da un lato chi apprezzava la continuità narrativa, dall'altro chi rimpiangeva la spettacolarità di Madhouse. Dopo sei anni di attesa, la terza stagione, uscita il 12 ottobre 2025, ha riacceso il fuoco del dibattito, con un fandom che non ha perdonato le animazioni giudicate poco fluide o "povere" rispetto ai fasti del passato. Eppure, dietro la superficie delle immagini, si nasconde un sistema produttivo che si regge sul filo della sopravvivenza.

A ricordarlo è Vincent Chansard, noto per aver animato alcuni dei momenti più amati di One Piece - dal debutto del Gear 5 nell'episodio 1071 allo scontro Shanks vs. Eustass Kidd nel 1112. Durante una diretta con KOL: Requiem, l'artista ha invitato a non semplificare la questione: "Penso che molte persone diano la colpa a JC Staff, ma la questione è un po' più complessa. A volte non è colpa dello studio di animazione; a volte è colpa del comitato di produzione che ha il controllo su tutto."

Un'industria sotto pressione e il coraggio di resistere

Chansard ha descritto JC Staff come "uno studio addestrato a sopravvivere", un'immagine che evoca la resilienza di chi lavora in un contesto estenuante. "L'industria giapponese è molto difficile," ha aggiunto, ricordando che dietro ogni episodio ci sono settimane di lavoro incessante, personale insufficiente e aspettative schiaccianti. Non sorprende, dunque, che la pressione dei fan - amplificata dai social - possa trasformarsi in un vero e proprio assedio. Alcuni animatori, spiega Chansard, subiscono critiche e molestie online, un fenomeno che accentua lo stress già cronico del settore.

Il discorso tocca un nervo scoperto nell'industria dell'animazione nipponica: la distanza crescente tra la percezione del pubblico e la realtà produttiva. I fan globali, abituati a standard sempre più elevati, dimenticano spesso che dietro la magia del disegno si celano budget rigidi e tempi impossibili. Chansard, che ha collaborato anche a Jujutsu Kaisen, Mob Psycho 100 e My Hero Academia: Vigilantes, conosce bene la fatica e la dedizione necessarie per dare vita a immagini che, anche solo per pochi istanti, riescono a lasciare il segno.

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La sua difesa non è solo un atto di solidarietà professionale, ma anche un invito a riflettere: forse, prima di giudicare, bisognerebbe riconoscere la complessità di un'industria che continua a produrre meraviglie nonostante le sue crepe. In un mondo dove la velocità domina tutto, Chansard ricorda che anche l'arte, per fiorire, ha bisogno di tempo, rispetto e respiro.