Natalie Portman e quei ruoli da bambina che "Hanno danneggiato la mia sessualità"

All'inizio della sua carriera, Natalie Portman veniva ritratta come una lolita e ciò l'ha portata a sentirsi a disagio, a tal punto da evitare certi ruoli in futuro.

Natalie Portman è tornata indietro nel tempo, ricordando i suoi primi ruoli sul grande schermo e sottolineando come questi l'abbiano portata a sentirsi sessualizzata, nonostante all'epoca fosse poco più che una bambina.

Jean Reno e Natalie Portman durante una scena del film 'Leon: The Professional'
Jean Reno e Natalie Portman durante una scena del film 'Leon: The Professional'

Era il 1994 quando Natalie Portman esordiva sul grande schermo come co-protagonista di Leon, il film di Luc Besson che l'ha vista recitare al fianco di Jean Reno. All'epoca l'attrice aveva appena tredici anni e riuscì a conquistare pubblico e critica, dando il via ad una lunga e fortunata carriera che l'ha portata ad essere ancora oggi una delle attrici più gettonate di Hollywood. Durante una sua recente intervista, però, Natalie Portman ha raccontato come alcuni dei suoi primi impegni professionali l'abbiano portata ad avere un rapporto conflittuale con la propria sessualità. Tale "confessione" è emersa nell'ambito del podcast Armchair Expert di Dax Shepherd, durante il quale l'attrice ha richiamato alla mente proprio le sue interpretazioni in Léon e Beautiful Girls. In quei casi veniva ritratta come una lolita problematica e sessualizzata, qualcosa che l'avrebbe portata ad evitare ruoli simili negli anni a venire.

Natalie Portman in Closer
Natalie Portman in Closer

"Essere stata un oggetto sessuale da piccola ha danneggiato la mia sessualità perché avevo paura", ha spiegato l'interprete di Jackie. "Quando ero adolescente ero tipo 'Non voglio girare scene d'amore' ed ho iniziato a scegliere parti meno sexy perché mi preoccupava di come venivo percepita e di come mi sentivo al sicuro. Sentivo come se il modo in cui potevo essere al sicuro fosse quello di apparire più conservatrice, seria ed intelligente". L'attrice ha quindi spiegato che il meccanismo sembra aver funzionato: "Molti si sono convinti che io sia molto seria e rigida. È un'impressione che ho coltivato consapevolmente e che mi faceva sentire al sicuro perché pensavo 'Se mi rispettano non mi vedranno come un oggetto'".

Nel corso della sua carriera, dunque, Natalie Portman è stata iper-selettiva riguardo ai propri progetti ed è rimasta "al sicuro" interpretando ruoli molto importanti come quello di Padmé Amidala nella trilogia prequel di Star Wars, in quello di Alice Ayers in Closer, di Evey Hammond in V for Vendetta, di Nina Sayers ne Il Cigno Nero, di Jacqueline in Jackie e quello di Jane Foster nei film di Thor nel Marvel Cinematic Universe.