Michael Moore si dà alla fiction?

Il regista ha espresso la volontà di abbandonare momentamente il mondo del documentario per girare alcune pellicole fiction scritte da lui stesso. Nel frattempo il suo ultimo lavoro sarà in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il caustico Michael Moore potrebbe abbandonare la regia dei documentari per dedicarsi alla fiction. E' lo stesso regista di Capitalism: A Love Story, nuovo lavoro dedicato alla crisi economica mondiale, che sarà in concorso al prossimo Festival di Venezia, ad annunciare la novità. "Sto pensando che forse questo sarà il mio ultimo documentario, almeno per un po'... Il mio desiderio è quello di dedicarmi alla fiction e ho già pronte un paio di sceneggiature alle quali ho lavorato negli ultimi due anni. Una è una commedia, l'altra è un mystery, e ho intenzione di girarli al più presto".

Già in passato Michael Moore aveva tentato di dedicarsi a un genere diverso. Nel 1995 il regista aveva diretto la satira politica Operazione Canadian Bacon che vedeva protagonista un Presidente degli Stati Uniti in crisi di popolarità. Per rialzare le quotazioni in declino nei sondaggi e tentare di essere rieletto, l'uomo non trovava di meglio che dar vita a una falsa guerra con il Canada che servisse a rinvigorire l'economia. John Candy interpretava uno sceriffo delle Cascate del Niagara, località di confine tra Usa e Canada, che prendeva la cosa un po' troppo seriamente.

La notizia che vedrebbe Moore abbandonare, anche solo momentaneamente, il mondo del documentario ci lascia perplessi visti gli ottimi risultati ottenuti dalle sue opere, in particolare dal pluripremiato Bowling for Columbine che si è aggiudicato, tra gli altri, l'Oscar come Miglior Documentario e il Premio per la Miglior Sceneggiatura del Writers Guild of America, divenendo il primo documentario ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento in 55 anni di storia. Ancor più importante, l'eventuale assenza di Moore dalla scena documentaristica farebbe venir meno una voce coraggiosa e caustica, discussa e discutibile, ma capace di far riflettere. Speriamo che il mondo della finzione non catturi Moore completamente, permettendogli di proseguire nella sua opera di denuncia dei mali della società col personalissimo stile che lo contraddistingue.