Sin dalla prima proiezione a Cannes ci si è chiesti se le scene di sesso, piuttosto esplicite, ne La vita di Adele fossero vere. Un dubbio legittimo, data la natura delle sequenze stesse e il precedente di rapporti sessuali autentici nel cinema d'autore europeo in generale e quello francese in particolare (basti pensare a Romance di Catherine Breillat, anche se in quel caso Caroline Ducey nega categoricamente di aver fatto sesso sul set con Rocco Siffredi, mentre lui afferma il contrario).
A rispondere alla domanda ci ha pensato soprattutto Léa Seydoux, una delle due protagoniste de La vita di Adele. Lei ha infatti spiegato in sede di interviste che per quanto riguarda le scene a letto era tutto simulato, con tanto di genitali posticci per le scene di sesso orale. Inoltre è poi emerso che il divieto di veri accoppiamenti era una delle condizioni imposte dall'attrice: le altre tre erano che non avrebbe indossato i propri vestiti, non avrebbe fumato vere sigarette (dato che aveva smesso pochi anni prima) e non avrebbe dato al personaggio il suo nome, come invece capitato alla collega Adèle Exarchopoulos (nel fumetto il personaggio si chiama Clementine, ma a causa di improvvisazioni sul set si decise di mantenere il nome di battesimo dell'attrice).
L'esperienza fu comunque poco piacevole, a detta delle due protagoniste: a causa dei metodi lavorativi del regista Abdellatif Kechiche, con orari particolarmente lunghi (alcune scene furono girate a notte fonda), le attrici si ritrovarono esauste, soprattutto per le scene più impegnative sul piano emotivo. Per questo, pur avendo condiviso con lui la Palma d'Oro a Cannes, assegnata dalla giuria capitanata da Steven Spielberg, hanno entrambe affermato che non lavoreranno mai più con lui. Kechiche è tornato sulla Croisette lo scorso anno con Mektoub, My Love: Intermezzo, che doveva uscire nelle sale francesi quest'anno ma è attualmente in standby per cause di forza maggiore.