A otto anni dall'ondata di accuse che lo ha travolto e lo ha cancellato dal panorama mainstream, Kevin Spacey torna a parlare del suo presente. E lo fa senza filtri, ammettendo una situazione economica e personale che nessuno si aspettava per un due volte premio Oscar.
Kevin Spacey, tra scandalo e sopravvivenza
Kevin Spacey racconta al Telegraph una quotidianità che somiglia poco all'immaginario di Hollywood: "Vivo negli hotel, vivo negli Airbnb. Sto andando dove c'è lavoro. Letteralmente non ho una casa, è questo che sto cercando di spiegare." L'attore, che per anni aveva trovato una seconda dimora a Baltimora, conferma che la casa è finita all'asta, travolta dalle spese legali che definisce "astronomiche".
Il tracollo economico coincide con il crollo della carriera: dal 2017 ad oggi, Spacey è stato accusato di molestie sessuali da oltre una dozzina di uomini, accuse che ha sempre respinto. A livello giudiziario, il verdetto ha oscillato: nel 2023 è stato dichiarato non colpevole a Londra per presunti abusi avvenuti tra il 2001 e il 2013; nel 2022 non è stato ritenuto responsabile nel caso civile portato avanti da Anthony Rapp, che sosteneva di essere stato molestato nel 1986, quando aveva 14 anni.
Nonostante la vittoria legale, il processo di riabilitazione pubblica è stato molto più lento e molto più costoso. "Negli ultimi sette anni i costi sono stati astronomici. Ho avuto pochissime entrate e tutto in uscita" afferma. Nel frattempo Spacey si è mantenuto lavorando nei margini dell'industria: piccoli film di registi emergenti, progetti europei, uno spettacolo teatrale a Cipro. Nessuna grande produzione, nessuno studio disposto ad assumersi l'onere reputazionale di riportarlo sullo schermo.
La convinzione che Hollywood aspetti un via libera dall'alto
Pur senza una casa e con una carriera sospesa, Spacey continua a mostrarsi convinto che il ritorno sarà inevitabile. L'attore sostiene di essere già in contatto con figure influenti dell'industria: "Siamo in contatto con alcune persone estremamente potenti che vogliono rimettermi al lavoro. E succederà al momento giusto."
Secondo Spacey, Hollywood non avrebbe un problema di mancanza di offerta, ma di consenso: "Quello che credo stia aspettando l'industria è di ricevere il permesso da qualcuno che abbia enorme rispetto e autorità." Il suo ragionamento è chiaro: basta il sostegno di una singola figura simbolicamente intoccabile, e il boicottaggio collettivo cadrà.
L'attore cita direttamente due nomi, svelando una speranza quasi messianica: "Se Martin Scorsese o Quentin Tarantino chiamassero il mio manager domani, questa situazione finirebbe. Per me sarebbe un onore incredibile quando un talento di quel livello prenderà il telefono."
Nel frattempo Spacey resta in viaggio, "dove c'è lavoro", come dice lui. E in qualunque modo si legga il resoconto di un uomo ai margini, la sua intervista mostra quanto l'industria dell'intrattenimento rimanga dominata da una regola antica quanto Hollywood stessa: nessuno è davvero finito, finché qualcuno abbastanza grande non decide che è tempo di tornare.