Gabriele Muccino: "Con mio fratello Silvio ho vissuto un lutto, non lo vedo dal 2007"

Durante un'intervista recente, Gabriele Muccino è tornato a parlare del problematico rapporto che ha avuto con suo fratello minore con il quale, su sua stessa ammissione, non parla ormai da anni.

Gabriele Muccino, durante una recente intervista di Chiara Maffioletti pubblicata sul Corriere della Sera, si è aperto a proposito della sua relazione travagliata con il fratello Silvio, rivelando che i due non si parlano dal 2007 e che, a suo modo di vedere, ormai è impossibile tornare indietro.

Muccino esordisce dicendo: "La famiglia corrisponde alla società, ha gli stessi meccanismi e le stesse dinamiche. La famiglia non è altro che un microcosmo. I pregi e i difetti dell'animo umano nascono, crescono e vengono replicati attraverso certe formule di comportamento all'interno della famiglia, per cui tutti ci ritroviamo ad avere ruoli da cui poi non esci più. E non c'è quasi la voglia di aprirsi, di raccontarsi veramente perché quando emerge il nostro vero io può destabilizzare: la famiglia non è pronta a gestire le nostre reali vulnerabilità perché nessuno le conosce davvero, non ne abbiamo mai parlato per pudore o incapacità. Motivo per cui le anomalie a volte diventano macroscopiche e le famiglie disfunzionali sono frequentissime, con uno spettro di disfunzioni che sono a volte gestibili e a volte ingestibili, dipende da come si sono combinati gli elementi."

A questo punto il giornalista interrompe Muccino con le seguenti parole: "Il rapporto con suo fratello Silvio sembra appartenga alla seconda categoria", al che il regista dichiara: "Con lui ho vissuto un lutto, un lutto di una persona vivente, che non vedo dal 2007. È stata una esperienza per me aberrante da un punto di vista psicologico: mi ha scarnificato. Rimane una delle cose più incomprensibili, ingiustificabili e forse anche imperdonabili. A un certo punto quando questo lutto si è elaborato, quando ho smesso di soffrire, sono passati ormai 15 anni. Lì ti rendi conto che quella persona non la vuoi più incontrare, non hai più nulla da raccontare perché fondamentalmente non la stimi, non la ammiri e non la conosci più. Se mancano questi tre elementi, il resto cosa è? Forma?".

"Quando tuo fratello scompare senza neanche dirti perché per una vita intera, il corpo soffre, soffri psicologicamente, ti svegli nel cuore della notte come se ti mancasse l'aria, perché hai voglia di tuo fratello. Era un pezzo di me. Mi ha tolto un parte enorme della mia vita e ora quella parte lì se ne è andata. La nostra difesa naturale nell'elaborazione delle sofferenze fa in modo che si crei uno spessore sulla cicatrice tale da far diventare quella cicatrice insensibile. È lì, la vedi ma è talmente spessa la carne che la riveste che siamo diventati insensibili, a dispetto di quello che vorremmo. Ma è fisiologico difendersi da un dolore così penetrante", conclude Gabriele Muccino.