Mentre il conto alla rovescia è partito, l'edizione numero 16 del Far East Film Festival, a Udine, dal 25 aprile al 3 maggio, anticipa uno dei suoi punti chiave: la stretta connessione con Hong Kong. Una connessione artistica e culturale che si rinnova felicemente di anno in anno, certo, ma questa volta è il suo stesso significato ad avere una sfumatura diversa: a 16 anni dalla riunificazione con la Cina, infatti, l'ex colonia britannica non è mai stata così orgogliosamente hongkonghese. E non lo è mai stato nemmeno il suo cinema! Hong Kong calling, insomma, e il grande festival udinese è prontissimo a raccogliere la chiamata: tra gli ospiti d'onore ci sarà mister Fruit Chan, il più indie dei registi from HK, che presenterà al pubblico il suo ultimo lavoro cinematografico, The Midnight After (il talk di approfondimento, poi, vedrà impegnato Marco Müller, grande conoscitore del cinema di Fruit Chan). Un'eccentrica e assurda commedia horror-surreale che racconta, metaforicamente, la grande ossessione di Hong Kong per la "data di scadenza". Ossessione connaturata alla sua paura di scomparire.
Così come Los Angeles attende il Big One, 16 anni fa HK attendeva preoccupata di ricongiungersi con Cina. Allora la data di scadenza era una, una soltanto, senza proroghe: 1 luglio 1997. Oggi, invece, le scadenze sembrano essersi moltiplicate: nella vita come nei film, la lingua cantonese appare superata da quella ufficiale mandarina; l'industria cinematografica locale non è più la stessa, perché deve confrontarsi con le regole (anzi: gli obblighi) del mercato della madrepatria; gli abitanti della città, portatori sani della cultura cantonese e delle sue tradizioni, abbandonano i luoghi storici della metropoli per rifugiarsi in periferia o all'estero. E qui, del resto, gli affitti sono i più costosi del mondo: si vendono appartamenti anche per 100mila euro al metro quadro! Lingua e cultura in scadenza? Case in scadenza? HK è una città in scadenza? In The Midnight After (a Udine sarà proiettata la versione definitiva, dopo il passaggio al Festival di Berlino), HK appare incredibilmente deserta. Nel cuore della notte e a bordo di un classico mini-bus cittadino, 16 persone, rappresentanti dei tradizionali abitanti della città, uscendo dal noto Lion Rock Tunnel e procedendo a Nord verso i Nuovi Territori, saranno folgorati da una visione di Tai Po, quartiere tra i più popolati al mondo, che prima d'ora non avrebbero mai ritenuto possibile. Auto sparite, insegne spente, negozi chiusi, porte serrate. Sulle strade non c'è anima viva: l'altra città che non dorme mai sembra avvolta da un incredibile mistero dal sapore fatalmente apocalittico. Unico segnale un suono che vaga nell'etere, che esce dai cellulari impazziti, forse il messaggio di un extraterrestre.
Ed è così che la sbigottita combriccola guidata da un driver grassoccio (Lam Suet), animata da un gangster tirato a lucido (Simon Yam), scortata da una veggente e da un nerd dai capelli lunghi cercherà di scoprire l'arcano, di mettere ordine in una situazione inaspettata con il consueto ottimismo e la proverbiale "praticità" degli hongkonghesi. I 16 passeggeri chiameranno invano la torre di controllo, come il Maggiore Tom di Space Oddity, ma anche loro si ritroveranno persi nella notte, 'seduti su un barattolo di latta, lontano sopra il mondo, senza nulla che possano fare'. Il pezzo di Bowie sottolinea perfettamente i temi dell'esilio e della morte, catturando l'estraniazione che i residenti di Hong Kong sentono nella loro patria in rapida evoluzione. Fruit Chan ci ha raccontato la dissoluzione dei valori fondamentali della città sin dal suo ritorno alla Cina, con Made In Hong Kong (1997) e Durian Durian (2000), e The Midnight After non rappresenta solo il terzo, travolgente, capitolo, ma simboleggia anche la ritrovata consapevolezza del cinema di Hong Kong. Un fiero e potente senso d'identità che va di pari passo con la volontà di tutti gli hongkonghesi: poter richiedere per il 2017 l'elezione diretta del sindaco.