Bob Iger nega che la diffusione del Coronavirus sia stata la causa della sua improvvisa decisione di lasciare il posto di amministratore delegato della Disney lo scorso 26 febbraio. L'ex CEO della casa di Topolino ha deciso di uscire allo scoperto per fermare tutta una serie di illazioni che circolavano sul suo conto, scrivendo ieri sera direttamente al New York Times. Molti, infatti, avevano collegato l'uscita di Iger come una strategia prima che le pesanti ricadute economiche legate alla pandemia del Covid-19 imponessero alla società un blocco totale delle attività e il posticipo di tutta una serie di film importanti, come ad esempio quelli della Marvel.
Bob Iger ha detto che questo scenario, non solo non corrisponde a verità ma che anzi si è mosso per aiutare il più possibile la Disney in questo momento drammatico. "Non c'è nessuna sorpresa, niente di nascosto, niente di diverso o strano su cui speculare", così si legge nella mail indirizzata al principale quotidiano americano in cui sottolinea come proprio questa situazione impone un suo ulteriore sforzo nei confronti sia della società sia di Bob Chapek, il suo fedelissimo ed ex capo dei parchi, che ne ha preso il posto. "Una crisi di questa portata, e l'impatto che sta avendo sulla Disney, mi porta necessariamente ad aiutare in modo attivo Bob [Chapek] a sostenere la compagnia, soprattutto perché l'ho gestita per 15 anni". Il cambio ai vertici dell'azienda, come fa notare il NYT è stato infatti quasi solo nominale: dopo alcune settimane in cui ha lasciato che Chapek prendesse il comando, Iger ha riaffermato senza problemi il controllo. Il nuovo amministratore delegato nominale viene chiamato come "Bob C", mentre Bob Iger è ancora solo ed esclusivamente "Bob". E la sua carica di fatto è quella di presidente esecutivo. "È una questione di grande fortuna che non si sia semplicemente allontanato", ha dichiarato Richard Plepler, ex capo della HBO. "Questo è un momento in cui le persone cercano innanzitutto un esempio di leadership e Bob lo impersona".
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Attualmente si stima che la Disney stia perdendo fino a 30 milioni di dollari o o poco più al giorno. Una cifra sbalorditiva ma che ha senso se si tiene conto che i tre rami principali dello studios - produzione, navi da crociera e vendita dei biglietti nei parchi a tema - sono stati bloccati sino a data da destinarsi. A questo si aggiunge la drammatica situazione dei dipendenti, come quelli del Walt Disney World in Florida, per i quali è stato ventilato il licenziamento di quelli definiti come "non essenziali".