La vicenda dei video intimi rubati e messi online che mostrano momenti privati tra Stefano De Martino e la fidanzata Caroline Tronelli si arricchisce di nuovi e inquietanti sviluppi. Mentre un investigatore sostiene di aver individuato fisicamente la persona che avrebbe diffuso per la prima volta i filmati in rete, il vero colpo di scena è arrivato da La Vita in Diretta, dove Alberto Matano ha rivelato il cambio di prospettiva della magistratura.
La Procura indaga per revenge porn
Durante la puntata di ieri, Matano ha raccontato: "Vi devo dire che c'è un'ultima ora perché c'è una novità importante che riguarda la vicenda che ha investito Stefano De Martino. Come sapete hanno trafugato dei video dall'abitazione della sua fidanzata. Ebbene, la Procura di Roma adesso indaga per un reato preciso, che è il revenge porn. Quindi, secondo chi indaga, si è trattato di un furto mirato di quelle immagini, forse una vendetta. Qualcuno avrebbe rubato i video di Stefano De Martino e della compagna Caroline Tronelli per fare loro del male."
La Procura ha quindi modificato l'ipotesi di reato: non più un semplice caso di accesso abusivo a un sistema informatico, ma un atto mirato, forse motivato da un intento di vendetta. Gli inquirenti vogliono ora capire chi abbia hackerato le telecamere di sorveglianza della villa di Caroline e se l'obiettivo fosse colpire lei, il conduttore, o entrambi.

L'inizio della vicenda
Tutto sarebbe cominciato la notte del 9 agosto, quando un hacker è riuscito a penetrare nel sistema di videosorveglianza dell'abitazione di Caroline Tronelli. Una volta superate le barriere di protezione, i filmati intimi della coppia sarebbero stati sottratti e, nel giro di poche ore, già condivisi su chat e social, in particolare su Telegram. Avvisato da alcuni amici della circolazione dei video, Stefano De Martino ha sporto immediatamente denuncia. Alcune pagine social che diffondevano i contenuti sono state chiuse, ma il materiale ha continuato a rimbalzare in rete.
Una storia dai contorni sempre più inquietanti
Ora la magistratura non si concentra solo su chi abbia violato il sistema informatico, ma anche su chi possa aver avuto un interesse diretto a diffondere i video e a monetizzarne la condivisione online, pista seguita anche dall'investigatore privato Amedeo Pantanella. "Chi era il vero bersaglio? - si chiede Matano - Lei o lui? Potrebbe esserci stata la volontà di vendicarsi di un presunto torto?". La pista del revenge porn apre dunque scenari del tutto nuovi, trasformando quella che sembrava una semplice violazione della privacy in un caso di ricatto e umiliazione pubblica.