Anthony Hopkins festeggia 50 anni senza alcol: “Scegliete la vita, non il suo contrario”

Anthony Hopkins celebra mezzo secolo di sobrietà condividendo sui social un messaggio intimo e diretto. Un anniversario personale che diventa racconto pubblico, tra memoria, consapevolezza e un invito semplice ma radicale: scegliere la vita, un giorno alla volta.

Un ritratto di Anthony Hopkins

A pochi giorni dal suo compleanno, Anthony Hopkins torna a parlare di sé senza maschere né retorica. Non di cinema, premi o ruoli iconici, ma di una data che per lui vale più di qualsiasi statuetta: il 29 dicembre 1975, il giorno in cui ha deciso di cambiare rotta.

Un anniversario che pesa più degli Oscar

Da alcuni anni è diventato un rito silenzioso ma costante: ogni 29 dicembre, Anthony Hopkins accende la videocamera e si rivolge a chi lo segue sui social. Anche quest'anno non fa eccezione. L'attore, due volte premio Oscar e volto indelebile della storia del cinema, celebra 50 anni di sobrietà con un messaggio che mescola lucidità, ironia e una sincerità disarmante. "Siamo qui, un altro felice nuovo anno alle porte. Tanto entusiasmo, tanto divertimento e tutto il resto", esordisce nel video pubblicato su Instagram, per poi spostare rapidamente il fuoco del discorso su ciò che accadde mezzo secolo fa.

Hopkins racconta senza edulcorare: "Il mio unico problema era che mi divertivo fin troppo, perché 50 anni fa oggi rischiai di morire guidando la mia auto in un blackout da ubriaco". Non una confessione spettacolarizzata, ma un fatto nudo, presentato come punto di non ritorno. È lì che, come lui stesso dice, capisce che quel "divertimento" aveva un nome preciso: alcolismo. A 87 anni, l'attore guarda indietro senza indulgere nel rimpianto, ma con la calma di chi ha attraversato il caos ed è sopravvissuto.

Il messaggio non ha toni moralistici, anzi. "Chiunque senta di avere un piccolo problema con l'eccesso, lo controlli", dice, suggerendo che la differenza non sta nella colpa, ma nella consapevolezza. Poi aggiunge una frase chiave, quasi sottovoce: "Senza vantarmi, ho chiesto aiuto, e 50 anni fa oggi è finita". Una fine che, in realtà, coincide con un inizio.

"Ora puoi iniziare a vivere": il futuro di Anthony Hopkins

Il video si chiude con una riflessione che sembra arrivare da lontano, ma resta sorprendentemente leggera: "Scegliete la vita invece del suo contrario. Vita, vita e ancora vita. Tra due giorni compirò 88 anni. Forse qualcosa l'ho fatta bene", dice ridendo. È una battuta, ma anche una constatazione. La sobrietà, per Hopkins, non è mai stata una bandiera, bensì una pratica quotidiana. Non a caso accompagna il post con una didascalia asciutta: "Un giorno alla volta, oggi celebro 50 anni di sobrietà".

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One Life: Anthony Hopkins in un primo piano

Negli anni, Anthony Hopkins ha parlato apertamente della sua dipendenza, trasformando la propria visibilità in uno strumento di incoraggiamento. Lo ha fatto anche nel memoir We Did OK, Kid, pubblicato a ottobre, dove racconta il momento in cui, a 37 anni, un medico gli fece capire ciò che lui "sapeva già in segreto". Un'intuizione che trova ulteriore eco in un'intervista recente a NPR, in cui l'attore ricorda l'episodio che lo spinse a fermarsi: "Guidavo ubriaco a Los Angeles, persi l'auto. Qualcuno mi disse: 'Non l'hai persa, ti abbiamo trovato in mezzo alla strada con le luci accese'. Capì che avrei potuto uccidere qualcuno".

Anthony Hopkins fa il verso di Hannibal Lecter a Che tempo che fa, Fabio Fazio terrorizzato (VIDEO) Anthony Hopkins fa il verso di Hannibal Lecter a Che tempo che fa, Fabio Fazio terrorizzato (VIDEO)

La svolta arriva con una telefonata, che Hopkins definisce "quella fatale". "La mattina di lunedì 29 dicembre 1975, una voce nella mia testa disse: è finita. Ora puoi iniziare a vivere". È da quella frase che nasce anche il titolo del libro, We Did OK, Kid, quasi un dialogo interiore tra l'uomo che era e quello che è diventato.

Oggi Hopkins non propone ricette né scorciatoie. Racconta una storia, la sua, lasciando che chi ascolta trovi il proprio riflesso. Ed è forse questo il segreto della forza delle sue parole: non parlano di redenzione, ma di scelta. Ripetuta, fragile, quotidiana. Proprio come la vita che invita a scegliere.