Si è spento questa notte al Policlinico Gemelli di Roma Gillo Pontecorvo: il regista italiano, che a novembre avrebbe compiuto 85 anni, era malato da tempo.
Nato a Pisa nel 1919, dopo la laurea in chimica decise di diventare giornalista, ma fu solo dopo aver visto Paisà di Rossellini che decise di diventare regista, nonostante fosse da sempre un grande appassionato di cinema.
Intorno ai vent'anni Pontecorvo iniziò a lavorare nel mondo dello spettacolo: prima come attore ne Il sole sorge ancora di Aldo Vergaro, poi durante gli anni '50 fu assistente di Yves Allegret, Joris Ivens, Steno e Mario Monicelli
Nel '56, dopo aver realizzato alcuni documentari come Pane e zolfo, Pontecorvo firmò il suo debutto da regista con un episodio del film La rosa dei venti, l'anno successivo quindi girò il suo primo lungometraggio, La strada azzurra, ispirato a Squarcio un racconto di Franco Solinas, con il quale inizierà un lungo sodalizio artistico e che sarà sceneggiatore dei suoi film successivi, come Kapò. Nel '66 il regista vinse il Leone d'Oro a Venezia con La battaglia di Algeri, il suo film più contestato che tra l'altro ottiene due nominations agli Academy Awards per la miglior regia e miglior sceneggiatura.
Tre anni dopo Pontecorvo girò Queimada con Marlon Brando: sul set era così esigente, che fece infuriare Brando, che alla fine delle riprese lo salutò senza stringergli la mano. Dopo una lunga pausa, nel '79 tornò dietro la macchina da presa con Ogro, interpretato da Gian Maria Volontè nel ruolo di un terrorista basco.
Nel '92 Pontecorvo firmò un documentario per la RAI dal titolo Ritorno ad Algeri e divenne direttore della Mostra del Cinema di Venezia, incarico che tenne fino al '96, ed in seguito era stato presidente di Cinecittà Holding.
Ad un giornalista che gli chiese perchè avesse girato così pochi film, Pontecorvo rispose "Faccio solo i film di cui sono innamorato".