Rita Levi Montalcini 2020

Nel 1986, Rita Levi Montalcini è di ritorno da Stoccolma, dove ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina. Ad attenderla è una valanga di lettere di persone che, ammirate dalla personalità e competenza della scienziata, le scrivono affinché possano ricevere un aiuto concreto per i loro seri problemi di salute.

La Montalcini era ormai da tempo uno dei punti di riferimento nel campo della ricerca. Nata nel 1909 a Torino, aveva dedicato la sua vita allo studio, arrivando a scoprire, negli anni ’50, l’esistenza della molecola conosciuta come Nerve Growth Factor (NGF, ovvero Fattore di Crescita Nervoso). All’epoca non avrebbe mai potuto immaginare di aver compiuto un passo enorme che avrebbe salvato numerose persone. Oggi, infatti, i medici continuano a servirsi del suo studio per la cura di patologie degenerative come l’Alzheimer.

Eppure, Rita Levi Montalcini era spesso scettica su quanto riusciva ad ottenere, insicura sull’effettiva validità del suo contributo. Sentendo una fortissima responsabilità per il suo ruolo, difficilmente si sbilanciava sulla possibilità di guarigione dei pazienti che a lei si rivolgevano.

La narrazione torna così a metà anni ’80. Nonostante fosse stata insignita del Nobel, questo non la distoglieva dalla volontà ferrea nel trovare nuove cure e dimostrare la loro efficacia.

Quando Rita conoscerà la piccola Elena, si renderà conto di quanto la sua figura fosse invece fondamentale. Violinista di appena dodici anni, Elena rischia di diventare cieca per una malattia agli occhi. Grazie alla trasformazione dell’NGF in un collirio, la scienziata riuscirà a risollevare l’esistenza della giovane restituendole la possibilità di sognare. Questa esperienza darà alla Montalcini una nuova spinta, necessaria per proseguire nel suo illuminato lavoro.