Il colore delle parole è un film del 2009 diretto da Marco Simon Puccioni con Teodoro Ndjock Ngana e Angela Plateroti. Durata: 65 min. Paese di produzione: Italia.
Protagonisti di questa storia sono quattro amici, intellettuali, musicisti, sindacalisti, e mediatori culturali africani che da anni si battono a favore dei diritti degli immigrati nel nostro Paese, ma anche per far conoscere la loro cultura agli italiani. Teodoro Ndjock Ngana, Steve Emejuru, Martin Congo, Justin Mondo, vivono in Italia da oltre 30 anni, ma il loro lavoro è poco riconosciuto dalla società italiana. Sono gli inizi degli anni settanta quando arrivano a Roma da studenti. Vivono nell'indifferenza di una Roma diversa, che vive un'intensa stagione di lotte politiche e dove gli stranieri ancora non si chiamavano "vu cumprà" o "extra comunitari". La vita degli studenti africani a Roma è fatta di impegno negli studi (molti sono inviati dai loro Paesi per formare la nuova classe dirigente post-coloniale), ma anche giornate di festa e di impegno politico. Teodoro, Steve, Martin, Justin, giocando a calcio con gli amici italiani o suonando la musica africana nelle feste dell'Unità, si coinvolgono nella vita sociale e politica italiana, si sposano con donne italiane, prendono casa e hanno figli... rinunciano a tornare nei loro paesi, ma dopo 30 anni ancora non sono cittadini italiani. Fra i quattro protagonisti abbiamo scelto di seguire il ritorno in Africa di Teodoro Njock Ngana, scrittore, attivista, narratore, mediatore, leader riconosciuto (o meglio patriarca) della comunità africana in Italia. Teodoro si dichiara italiano perché ha vissuto qui la maggior parte della sua vita, ma l'attaccamento alle sue radici è profondo e conosce molto bene la via della conoscenza della tradizione patriarcale del popolo Basaa. Con il suo lavoro Teodoro ci permette di conoscere la cultura africana, di capire cosa significa "tradizione " orale e come gli africani hanno scritto i propri testi su statue, maschere, brocche e tessuti e come questi segni e simboli non siano stati compresi dal colonizzatore europeo che ha liquidato la cultura africana come inferiore e l'Africa come terra di conquista e rapina. A Makak, da dove era assente da più di 30 anni, Teodoro ritrova la tomba dei genitori e assiste ad una iniziazione di un giovane patriarca. Il viaggio rappresenta una immersione nel proprio passato e un modo per rivitalizzare l'impegno per lo sviluppo dell'Africa. L'attaccamento alle radici che Teodoro ha cercato di trasmettere alla figlia Angelica, (ancora più necessario in una società che ti guarda con sospetto e disprezzo) e il lavoro sull'interculturalità, portato avanti insieme alla compagna Angela e all'associazione Kel'lam pongono dei quesiti a tutti noi: è possibile considerare ancora degli estranei delle persone che hanno vissuto 30 anni nel nostro Paese? Perché le leggi Italiane stanno diventando sempre più repressive? Si può avere più di una patria? Possiamo superare il concetto di nazionalità in un'epoca di globalizzazione e interculturalità?
Premiato all'Umbria Film Fest - Il colore delle parole ha vinto il premio per il miglior documentario al quinto Umbria International Film Fest - Popoli e Religioni
Venezia 2009 - Presentato nella sezione Orizzonti alla 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2009).
Attualmente Il colore delle parole ha ricevuto la seguente accoglienza dal pubblico:
Il colore delle parole è stato accolto dalla critica nel seguente modo: su Imdb il pubblico lo ha votato con 7.9 su 10