Questo film è come un rock
C'è di tutto in The Good, The Bad, The Weird, a partire ovviamente il cinema di Sergio Leone, da cui è tratto lo spunto di partenza: tre temibili pistoleri, ingaggiati da diverse fazioni sullo sfondo della lotta d'indipendenza di Corea dal Giappone, lottano per accaparrarsi una misteriosa mappa del tesoro. Ma anche gran parte della tradizione dello spaghetti-western, da Sergio Corbucci a Terence Hill, da cui derivano direttamente i momenti fragorosi e le gag surreali. Ci sono anche le elaborazioni pulp che hanno già compiuto alcuni registi contemporanei, da Quentin Tarantino a Takashi Miike, che con il suo Sukiyaki Western Django si era già cimentato in un'operazione ipertrofica e citazionista molto vicina a quella del film di Kim Jee Woon. Ma lo stile caotico e fracassone di questo "Kimchi-western", come lo ha definito lo stesso regista riferendosi a un piatto tradizionale coreano particolarmente speziato, va ben oltre i riferimenti cinematografici per allargarsi all'universo del videogioco, del fumetto (meglio se manga) e dell'animazione. L'impressionante sequenza iniziale di The Good, The Bad, The Weird, che con un carrello vertiginoso immerge lo spettatore immediatamente dentro l'azione su di un treno in corsa, sembra presa direttamente da un adrenalinico videogioco d'azione. Le sparatorie interminabili e acrobatiche sfondano ben presto la barriera del realismo per dirigersi nei territori dell'esagerazione pura, dove i personaggi appaiono indistruttibili come eroi da cartoon. In particolare lo "Strambo" Song Kang-ho, grazie alla sua recitazione istrionica, incarna su di sé il lato più buffonesco e fumettistico del film (basta pensare alla sequenza in cui utilizza un ingombrante casco da palombaro per proteggersi).
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