Youth - Homecoming, la recensione: Wang Bing e la sua imponente e ipnotica saga

Dal Festival di Cannes alla Mostra del Cinema di Venezia, Wang Bing torna a raccontarci i lavoratori di Youth con Homecoming, che approfondisce il discorso e riprende un suggestivo spaccato cinese.

Una scena di Youth: Homecoming

Un festival come la Mostra di Venezia è il luogo del cinema, un territorio cinefilo in cui non esistono solo le star e il glamour, il tappeto rosso e i titoli come_Wolfs_ e Joker. A Venezia, si devono assaporare anche gli autori e quei film che è più difficile vedere nella quotidianità. Come Youth: Homecoming di Wang Bing, sequel ideale del film presentato due anni fa a Cannes. Un film complesso e affascinante, non certo per tutti, a cui speriamo si dia abbastanza attenzione quando arriverà nelle sale grazie a Lucky Red.

Da Youth a Homecoming, il ritorno a casa

Youth Homecoming Una Foto Del Film
Un momento di Youth

Le vacanze di Capodanno si avvicinano e i lavoratori di Zhili si preparando a tornare a casa per vivere le vacanze nelle proprie città natali. I laboratori si svuotano, se non per quei pochi ancora in attesa di ricevere lo stipendio per pagarsi il viaggio. Ci si sposta, passando dalle rive del fiume Yangtze alle montagne dello Yunnan, per andare a passare le vacanze in famiglia e celebrare i rituali di prosperità, per dedicarsi alle proprie questioni private, persino al matrimonio in alcuni casi, per poi tornare alla normalità lavorativo una volta finita la pausa. Con l'unica ambizione e prospettiva di guadagnare.

Raccontare la realtà

Wang Bing continua con Youth: Homecoming iniziato in precedenza, continuando a costruire quell'interessante cinema in grado di raccontarci la realtà. Con i tempi proprio della realtà, senza sconti e senza compromessi, fissando la camera sui suoi personaggi e seguendoli nelle loro attività quotidiane, lavorative o meno che siano, e le loro situazioni private. Quello del regista è uno sguardo lucido, attento, onnipresente, per osservare e raccogliere il materiale per costruire le due ore e mezza abbondanti di Homecoming (il precedente Youth, presentato a Cannes, si aggirava sulle quattro ore).

Youth Homecoming Una Scena Del Film
Una scena del documentario

Quello che emergono sono personaggi veri, vivi, autentici nelle loro problematiche quotidiane e per questo comprensibili anche noi, pubblico occidentale che vive un'esistenza di natura molto diversa da quella cinese.

Un mondo da conoscere e capire

È infatti interessante lo spaccato della società cinese che emerge dalle storie di Youth: Homecoming, quello di una realtà in cui i giovani, o la maggior parte di essi, vive quasi esclusivamente per lavorare e guadagnare una paga misera, con turni infiniti e devastanti, con pochissimo tempo per riposare e, banalmente, vivere. Unico obiettivo: accumulare denaro. Una realtà molto diversa dalla nostra, che pure ha i suoi problemi relativi al lavoro e il suo sfruttamento, ma non è (ancora?) ai livelli di quello che Wang Bing ci racconta.

Il regista sottolinea molto la ripetitività e oppressione di questi turni di lavoro, portando avanti e sviluppando ulteriormente il discorso impostato nel film precedente. È un'opera ipnotica, che conquista lo spettatore disposto a lasciarsi andare alle tempistiche del racconto del regista cinese. Per questo motivo non può essere hn film per tutti, per quanto più accessibile e fruibile del precedente, ma un film che ci sentiamo di consigliare a chi vuole conoscere un autore e la realtà che ci racconta.

Conclusioni

Non è un film semplice Youth: Homecoming, ma è un lavoro affascinante che prosegue e sviluppa il discorso introdotto con il film precedente. Wang Bing racconta storie di individui, ma parallelamente ci mostra una società cinese completamente diversa dalla nostra.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Le storie degli individui che Wang Bing ci racconta.
  • Lo spaccato di società cinese dedita al lavoro.
  • Il modo in cui sviluppa quanto introdotto in precedenza.

Cosa non va

  • Per modi e tempi non è un film che può piacere a tutti.