Y2K, recensione: un divertissement quasi horror che viaggia a 56K

Il Millennium Bug e un'apocalisse digitale che sembra irreversibile: tra i Chumbawamba e i Limp Bizkit, l'esordio di Kyle Mooney è una comedy liceale insanguinata e spassosa, che riprende l'immaginario tipico di un'epoca irripetibile. In streaming.

L'artwork di Y2K

Chi lo dice che non si può viaggiare nel tempo? Sembra una banalità, ma il cinema è una time machine perfetta capace di riaccendere i ricordi, facendo sì che certi oggetti, certi odori, certe situazioni siano nuovamente vissute. Lo sa bene Kyle Mooney, classe 1984, al debutto con Y2K (tra i volti del SNL, nonché membro del gruppo comico Good Neighbor). Un titolo che è, di per sé, già tutto un programma: una sigla anglosassone che identifica l'estetica pop degli anni Duemila (tornata oggi: la moda è ciclica).

Y2K Film
Jaeden Martell, Julian Dennison e Rachel Zegler

Nemmeno a dirlo, i primi minuti del film, arrivato pigramente negli store streaming senza nessun annuncio (eppure negli States è stato distribuito da A24, che ha giocato proprio sul fattore nostalgia, riproponendo un marketing attinente a quegli anni), sono un perfetto manifesto Millennial. Il risultato? Una commedia liceale contestualizzata in una sorta di un farsesco divertissement splatter, accaldato e geek, in cui le macchine prendono il sopravvento. Come Terminator? Sì, ma con una soundtrack da urlo.

Y2K: bentornati al 2000

Y2K Film
Rachel Zegler in Y2K

Al centro di Y2K ci sono Eli e Danny (Jaeden Martell e Julian Dennison), i classici ragazzi molto poco popolari. Passano le giornate al Sega Mega Drive, non mancano l'appuntamento al videonoleggio, si concedono qualche leggero stupefacente e, lontano da sguardi indiscreti, cercano di reperire su internet immagini indiscrete. Manca poco a Capodanno (quello storico, che sancisce la fine del Novecento), e bisogna trovare il party giusto: si imbucano quindi ad una festa dove c'è anche Laura (Rachel Zegler), interesse amoroso di Eli, la classica ragazza più quotata della scuola. Anche se dice che "la popolarità ti rende un bersaglio". Quando scatta la mezzanotte, però, ogni assurda previsione sul Millennium Bug sembra avverarsi: la tecnologia si rivolta contro il genere umano, con l'algoritmo (!) intento a prendere il controllo.

Il Millennium Bug c'è stato per davvero

In Y2K c'è un po' tutto: le chat di AOL, il rumore quasi galattico del modem 56k (per chi ha vissuto quegli anni era la porta aperta all'infinito), Bill Clinton (ovvero, "il presidente pompino", come viene additato nel film), le playlist incise su CD (altro che Spotify), le feste in casa, la moda, "gli sfigati", e quella musica capace di ampliare, tutt'ora, un certo tipo d'emozione che, nel corso degli anni, si è via via assottigliata (qualcuno la chiama maturità). Dunque sì, Y2K - La rivolta digitale, supportata da Praise You di Fatboy Slim, parte alla grande, e se poi ci mettiamo la comparsata di Fred Drust dei Limp Bizkit siamo vicini alla catarsi generazionale. Un immaginario e un corollario strutturato da un regista che quegli anni li ha vissuti, e sa perfettamente quali tasti toccare (ha dichiarato più volte di avere una nutrita collezione di VHS: solo stima per lui).

Y2K Splash
Una scena del film. Bel cast anche Fred Drust dei Limp Bizkit!

Ma Mooney, che ha scritto il film insieme ad Evan Winter, sa anche che l'originalità cinematografica, oggi, è merce abbastanza rara, e allora l'operazione-nostalgia fine a se stessa non porta nulla: il tono assurdo del film, in pieno tumulto, ricalca un immaginario ben definito, procedendo avanti senza un apparente schema, e senza una continuità di forma che possa far gridare alla folgorazione.

Poco male, però, perché la disamina sull'accavallamento tra analogico e digitale, segnato da una striscia di sangue (prendendosi la briga di scombussolare i piani dopo venti minuti, con il primo inaspettato colpo di scena), rende Y2K una visione, per certi versi, più seria di quanto non mostri di primo acchitto: il Millennium Bug, per Kyle Mooney, altro non è se che legittimazione della tecnologia sull'uomo; la nostra delega passiva e assertiva verso le macchine. Insomma, l'apocalisse c'è stata e la società è stata ampiamente "fottuta", solo che non ce ne siamo accorti. Per buona pace di chi credeva che i Duemila fossero "il nostro millennio". Quindi: nulla di nuovo all'orizzonte, dal punto di vista narrativo? Forse sì, ma quanto erano belli quegli anni lì. E che gran pezzo Tumbthumping dei Chumbawamba.

Conclusioni

Se il cinema è una macchina del tempo che riaccende i ricordi attraverso oggetti, odori e situazioni, allora il film d'esordio di Kyle Mooney, Y2K, immerge lo spettatore nell'estetica pop degli anni Duemila. La pellicola, distribuita da A24 negli Stati Uniti puntando proprio sull'effetto nostalgia, si presenta come una commedia liceale che vira però verso un divertissement splatter, avallato da una soundtrack perfetta. Il regista, classe 1984, attinge alla sua esperienza, ricreando un immaginario fatto di chat, internet a 56k e playlist su CD. Sebbene l'originalità non sia il suo punto di forza, Y2K appare come una riflessione sull'avvento del digitale e sulla nostra dipendenza dalla tecnologia.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L'immaginario del 1999/2000 ricreato alla perfezione.
  • Il cast funziona.
  • Diversi colpi di scena inaspettati.
  • La soundtrack.

Cosa non va

  • La parte centrale potrebbe perdere il suo mordente.