Woken, la recensione: una piccola isola, un grande mistero e un film troppo indeciso

Un mistero da svelare che riflette il presente: tra distopico e sci-fi, la scrittura di Woken diretto da Alan Friel diventa il problema principale di un film che si trascina dietro un peso troppo ingombrante. Al cinema.

La protagonista di Woken.

Negli ultimi anni il genere maggiormente sollecitato a livello cinematografico è senza dubbio quello fantascientifico (specie nella sua accezione post apocalittica), ed è divenuto uno dei canali più precisi per parlare del nostro presente. Una realtà di cui è sempre più difficile immaginare un futuro, motivo per cui la fantasia dei creativi lavora per elaborare un'alternativa, qualcosa che verrà dopo senza essere necessariamente un proseguo di quello che stiamo vivendo oggi.

Woken Erin Kellyman In Un Primo Piano
Erin Kellyman è Anna in Woken.

Non deve quindi sorprendere se un debuttante sul grande schermo opti per una storia che peschi i suoi riferimenti da suddetta cornice semantica, pur con tutte le ibridazioni del caso, un grande segno di consapevolezza in un panorama particolarmente liquido come quello moderno. Il debuttante in questione è Alan Friel (che poi così neofita non è vista la sua carriera trentennale nel mondo dei cortometraggi) e il suo esordio (di produzione italo-irlandese) si chiama Woken.

Il film, come spesso capita con le opere prime, gira intorno ad un'idea forte, anche se già vista, come creare un mistero improntando il minutaggio intorno al suo lento svelamento. Pochi interpreti, pochi ambienti (parliamo di un'isola vergine come Fanore Beach), una messa in scena opprimente e un grande lavoro di scrittura per scioccare nel momento in cui la verità viene a galla. Il problema della pellicola è che, nonostante le ottime premesse, gli ultimi due ingredienti mancano quasi completamente.

Woken: Anna non ricorda niente

Woken Una Scena Del Film
Picnic sulla spiaggia dell'isola deserta.

Anna (Erin Kellyman) non si ricorda nulla della sua vita prima del suo risveglio in una casa in mezzo ad un'isola deserta con tre persone che la guardano con sguardo preoccupato. Non si ricorda, eppure sembra che un passato lo abbia eccome: innanzitutto è incinta (un dettaglio non trascurabile); poi è sposata con uno degli uomini nella stanza, James (Ivanno Jeremiah), che è presumibilmente il padre del nascituro, ed infine è anche grande amica di Helen (Maxine Peake) e Peter (Corrado Invernizzi), gli altri due rimanenti al suo capezzale.

La donna non riesce però a fidarsi delle parole e delle prove degli astanti, anche a causa di alcuni sogni non proprio concilianti per il sonno di una futura madre, ma alla fine si trova costretta ad assecondarli, dato che non sembra esserci nessun altro all'orizzonte. Anzi, c'è qualcun altro, il dottor Henry (Peter McDonald), probabilmente quello che tra tutti desta più sospetti.

Woken Erin Kellyman In Una Sequenza Del Film
Anna con la sua espressione tipica.

La cosa che, infatti, proprio non riesce a far rilassare Anna è la sensazione che le stiano nascondendo qualcosa riguardo ai suoi ricordi perduti, specialmente quando la donna esprime il desiderio di voler lasciare l'isola per fuggire quel senso di isolamento che sà così tanto ad una prigionia. Animale in gabbia, vede la salvezza quando alla spiaggia vicino la casa dove vive approda quella che sembra un'imbarcazione da luna park, peccato che i due naviganti non siano proprio ciò che si aspettava. Più che una forma di salvezza essi sono infatti testimoni viventi che il mondo è preda di una malattia terribile.

Da risorsa a peso

Woken Erin Kellyman Wfwvnme
Il rosso ricorre spesso in Woken...

La voglia di Woken di parlare delle paure del presente è palpabile (anche se Alan Friel giura di aver scritto la sceneggiatura prima della pandemia da COVID), così come è chiara la volontà di farlo attraverso una dimensione privata estremizzata, pensata per esasperare le ansie verso lo sconosciuto, il senso di smarrimento e la mancanza di controllo verso la realtà in cui si vive. Sensazioni che noi tutti conosciamo purtroppo molto bene.

Anche il gancio è molto efficace, perché getta i semi di un mistero che, come da copione, quando sarà svelato promette di cambiare il volto a tutta la storia, cosa che avviene grazie alle tante opportunità del genere fantascientifico. I sottotesti ci sono tutti, da quelli relativi al complottismo a quelli riguardanti la disgregazione delle relazioni, oltre ad un accenno a tratti interessante sulla condizione femminile in certi momenti estremi della società, ma il meccanismo scelto per svelare il mistero spreca un po' tutto.

Woken Erin Kellyman In Una Scena Del Film
... Specialmente in situazioni pericolose.

Messe da parte delle prove attoriali non proprio indimenticabili e un ambiente non sfruttato sempre al meglio delle sue possibilità in termini di creazione di atmosfera tensiva, Woken viene penalizzato soprattutto dalla sua scrittura. Essa è infatti gira a vuoto per diversi momenti della pellicola, perdendosi in situazioni grottesche e rischiando spesso di calcare troppo la mano quando l'intero apparato filmico si poggia su di uno svelamento certosino, quasi evocativo, della verità. Come se il mistero passasse dall'essere una risorsa a un peso ingombrante. Friel forse pecca di insicurezza, un aspetto perdonabile, se non fosse che lo svelamento conclusivo risulti, alla fine dei conti, piuttosto prevedibile, raffazzonato a livello visivo e quasi deludente se si pensa alla fitta preparazione.

Conclusioni

Nella recensione di Woken, opera prima di Alan Friel, vi abbiamo parlato di una pellicola che sceglie la fantascienza e il post apocalittico per parlare del nostro presente attraverso delle ansie intime. Un titolo che, pur funzionando per strati, ovvero svelando piano piano il suo nucleo misterioso, pecca nella scrittura fino ad accusare il fatto stesso di avere un segreto risolutivo. Lo accusa al punto che nel momento in cui esso si rivela risulta in realtà piuttosto prevedibile.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • La premessa è interessante.
  • I sottotesti toccati sono validi.
  • Il tentativo di parlare del presente è encomiabile.

Cosa non va

  • Le prove degli attori non sono sempre all'altezza.
  • Il meccanismo di svelamento si inceppa a causa della scrittura.
  • Il segreto è prevedibile.