Non sarà forse un nome particolarmente noto al pubblico più mainstream, ma l'israeliano Ari Folman, almeno qui al Festival di Cannes, viene accolto quasi da rockstar. Anche perché era dal 2013 che eravamo in attesa della sua nuova opera. Negli scorsi decenni, sono bastati due film - entrambi cult - quali il meraviglioso Valzer con Bashir e l'incompreso The Congress per elevarlo al ruolo di regista d'animazione visionario e geniale. Da oggi però anche questa definizione potrebbe stargli stretta, visto che per questa sua nuova opera, come vedremo in questa recensione di Anna Frank e il Diario Segreto, il regista si rivolge ad un pubblico molto giovane e realizza così un film decisamente meno ambizioso e complesso rispetto ai precedenti. Un film dallo scopo quasi didattico, ma non per questo meno poetico o meno riuscito.
Cercasi Anne disperatamente
Siamo ad Amsterdam, alle prime luci del mattino, l'anno è "il prossimo": quasi a suggerire che questa storia, anche se non vera, potrebbe accadere da un momento all'altro e che, soprattutto, sia eterna. Fuori la casa (ora museo) di Anne Frank sono in attesa decine e decine di turisti, nonostante la pioggia, pronti a visitare i luoghi in cui la giovane ragazza ebrea si era nascosta insieme alla sua famiglia. Quei luoghi di cui aveva raccontato nel suo celebre diario. Ed è proprio il diario, religiosamente conservato all'interno del museo, che sembra prendere vita improvvisamente; ed è da quelle amatissime pagine che emerge la protagonista del film, una ragazza dai capelli rossi di nome Kitty.
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Quella che era stata una delle amiche immaginarie di Anne, nonché destinataria di molte delle sue lettere scritte dal 1942 al 1944, si ritrova così nei giorni nostri in una città che sembra celebrare ad ogni angolo la giovane scrittrice. Eppure della sua vecchia amica Kitty non trova alcuna traccia ed è così che, suo malgrado, si ritrova a dover ripercorrere i drammatici eventi dell'epoca e scoprire il tragico destino della famiglia Frank. Il tutto però con una delicatezza ed una poesia che rendono il film adatto davvero anche i giovanissimi, ma anzi permettono di essere un primo importante approccio familiare ad un tema difficile ma importantissimo come quello della Shoah.
Lo stile di animazione (in tecnica mista, personaggi in 2D e fondali tridimensionali), i colori, le molteplici scene d'azione, la dolce storia d'amore e anche le musiche e le canzoni originali di Karen O, sono tutti elementi che rendono il film innanzitutto la storia di Kitty e solo in seconda battuta un film su Anne Frank. Ed era proprio questo lo scopo ultimo di Folman, quello di realizzare un nuovo classico per bambini attraverso una storia che potesse coinvolgerli ed emozionarli anche al di fuori degli eventi raccontati nel diario.
L'importanza di Anne Frank, oggi
Ari Folman, figlio di sopravvissuti di Auschwitz, sa perfettamente che nel mondo di oggi mantenere vivo il ricordo terribile dell'Olocausto è sempre più difficile. Sa altrettanto bene che di questo bisogna parlare soprattutto alle nuove generazioni e che si deve trovare il giusto linguaggio per farlo. La sua scelta di realizzare un film più "semplice" rispetto ai precedenti potrà quindi sorprendere, ma in fin dei conti è forse l'unica strada realmente percorribile per l'obiettivo che si era ripromesso fin dal 2009, quando per la prima volta fu contattato dalla Fondazione Anne Frank. Il che non vuol dire che all'interno del film non ci siano anche quegli slanci immaginifici e visionari che hanno reso celebre il regista, anzi, alcune sequenze sono destinate a colpire e rimanere impresse a lungo negli occhi e nel cuore di tutti gli spettatori, non solo i giovanissimi.
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Ma lo scopo finale rimane sempre e comunque quello didattico ancor prima che artistico. Ed è per questo che è assolutamente perdonabile anche l'eccessivo didascalismo del finale, quando Kitty chiede alla gente di Amsterdam, e agli spettatori, se davvero abbiamo compreso il messaggio di Anne Frank e quello che ha rappresentato il suo diario per tanto tempo. Nel finale tutto il sottotesto che fin dall'inizio aveva accompagnato il film, accostando gli immigrati clandestini di oggi agli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, viene inutilmente esplicitato: un peccato che potremmo definire quasi mortale in un film d'autore quale potrebbe essere un'opera di Ari Folman ma che qui diventa invece quasi un pregio, nel contesto della reale finalità di questo Where Is Anne Frank?. Un film che probabilmente diventerà parte integrante dell'eredità della giovane Anne, rinnovandone la leggenda e omaggiandone la memoria.
Conclusioni
Con Where is Anne Frank? un grande autore come Ari Folman mette la sua visionarietà a disposizione di un pubblico più giovane. Il risultato è un nuovo classico d'animazione per ragazzi che piacerà anche agli adulti e permetterà loro di affrontare anche in famiglia il tema dell'Olocausto.
Perché ci piace
- L'idea di raccontare il mondo di oggi attraverso gli occhi di Kitty (e quindi di Anne Frank) è bellissima, e il risultato toccante e poetico.
- Perfetto per avvicinare i bambini ad un argomento difficile come l'Olocausto, il tono del film è lieve, delicato e principalmente didattico...
Cosa non va
- ... cosa che ovviamente potrebbe deludere molti. Soprattutto chi sperava di ritrovare l'Ari Folman di Bashir o The Congress potrebbe rimanere deluso.