"Sembra che non piova mai nella California del Sud" cantava Albert Hammond negli anni '70. Ma quando piove può succedere di tutto, come scopriamo in When it Rains in LA, soft thriller con venature horror diretto da David M. Parks. Produttore, regista e direttore della fotografia, Parks è un mestierante con all'attivo un decennio di esperienza nei B-movie horror/thriller. In linea con la sua produzione, When it Rains in LA vanta la presenza, in un piccolo ruolo. della stella un po' sbiadita Eric Roberts. Il ruolo da protagonista viene invece affidato a Monroe Cline, attrice e ballerina texana con all'attivo apparizioni in Don't Worry Darling e The Prom.

Da un regista artigiano come David M. Parks non ci aspettavamo niente di diverso di un thriller un po' sgangherato con qualche spunto interessante e tanti buchi di trama. Dopo la morte dell'anziano marito Nate (Eric Roberts), stramazzato sul pavimento dopo aver ricevuto un'antica maschera rituale messicana che ritrae il dio della pioggia Tlaloc, Sasha si lascia alle spalle la lussuosa dimora sulla costiera amalfitana per farsi consolare dai suoi vecchi amici a Los Angeles. Ma la serata nel club a cui si unisce anche il pilota dell'aereo, che corteggia Sasha fin dall'imbarco, si trasforma ben presto in una notte da incubo mentre la pioggia cade copiosa su LA.
Amici (improbabili) da cui rifugiarsi

Occhioni blu e fisico da modella, non c'è da stupirsi che Sasha attiri l'interesse degli uomini che incrocia sul suo cammino, anche se la sceneggiatura di grana grossa non si pone troppi problemi riguardo alla relazione tra la neo-vedova e il pilota mollicone Henry. La chimica tra Monroe Cline e Tom Gipson distoglie il pubblico dal porsi troppe domande sulla facilità con cui tra i due si instauri un legame nonostante la serata da incubo che stanno trascorrendo.

Decisamente più discutibili sono i quattro amici di Sasha, di cui facciamo la conoscenza prima dell'arrivo della donna a Los Angeles. A stridere, in particolare, è l'isteria di Mark (Felix Merback), anche lui chiamato a fare i conti con un recente lutto, la morte della fidanzata in un incidente d'auto. Eccessivo e grottesco, neppure le tre amiche riescono a contenere la sua sgradevolezza che rappresenta una nota stonata ogni volta che l'uomo apre bocca. Più innocue, anche se monodimensionali, le tre figure femminili, che attingono agli archetipi dello slasher: Taia (Natasha Stricklin) e Leese (Paris Simone) sono la coppia lesbica, mentre Alice (Taylor Brianna) è l'amica/interesse sentimentale/badante dello schizofrenico Mark. In cerca di consolazione, Sasha finisce in questo coacervo di nevrosi e drammi da soap opera. Difficile non chiedersi perché abbia scelto proprio questo posto come buen retiro in cui elaborare il lutto.
Tutti i limiti di un horror mancato

Ma a incepparsi dopo un inizio promettente, in When it Rains in LA, è proprio la trama horror/thriller. La maschera pre-azteca che anticipa la morte di Nate sembra aprire la strada a una dimensione soprannaturale che, con l'evolversi della vicenda, si rivelerà ben altro. Scelta, questa, dovuta probabilmente al budget limitato, che riduce al massimo l'uso delle location e concentra tutti gli sforzi degli effetti speciali nella pioggia digitale. Ma anche come slasher tout court quale in fin dei conti è, il film di David M. Parks offre pochi sobbalzi. Con una sola scena veramente disturbante e poca violenza - tutto sommato - la pellicola concentra la tensione nella seconda parte e molte promesse rimangono disattese, come l'oscuro personaggio incappucciato che segue Sasha fin dal volo per Los Angeles.

Sorta di stregone oscuro, il losco figuro interpretato da Mike Ferguson si propone come villain del film e ogni sua apparizione mette effettivamente i brividi, ma viene liquidato troppo facilmente nell'ottica del vero colpo di scena finale. Tra battute improbabili sparse qua e là, performance poco centrate e vuoti narrativi da riempire con piani d'ambiente e riprese dal drone, il ritmo di When it Rains in LA soffre la narrazione slegata tanto che la parte italiana con Eric Roberts (sottoutilizzato) sembra un altro film rispetto al cuore losangelino, ma il regista riesce a cospargere la pellicola di elementi curiosi o ganci horror tali da tenere alta l'attenzione fino al finale. L'importante è non preoccuparsi troppo della logica né prestare attenzione alle numerose incongruenze.
Conclusioni
Horror slasher artigianale a basso budget, When it Rains in LA soffre una narrazione slegata e la presenza di numerose incongruenze logiche. Il regista David M. Parks prova a sfruttare i limiti del budget ridotto per costruire una pellicola d’atmosfera ma buchi di trama e personaggi poco convincenti rendono poco incisiva la dimensione horror. Non mancano spunti interessanti come la Los Angeles piovosa alla Blade Runner e alcuni intriganti colpi di scena.
Perché ci piace
- Le suggestioni derivate da alcuni spunti narrativi.
- Qualche brivido provocato da un misterioso villain.
- Il colpo di scena finale.
- La presenza del veterano Eric Roberts...
Cosa non va
- ...purtroppo sottoutilizzato.
- Molti personaggi sono insopportabili.
- La dimensione horror è molto ridotta, poca violenza e solo una scena davvero disturbante.