Abbiamo resistito fino ad ora, ma il momento è arrivato. Contrapasso è il quinto episodio della prima stagione di Westworld e ne rappresenta il giro di boa; è forse il meglio cadenzato e il più denso di azione visto fino ad ora. Contiene una scena in cui Anthony Hopkins e Ed Harris siedono a tavola uno di fronte all'altro. Ma quello che ci preme prima di tutto il resto è ammettere che è giunto il momento - che piaccia o no - di dare una lettura femminista di Westworld.
Perchè Westworld, il parco, è una efficiente metafora del patriarcato: è plutocratico, è decadente, è anacronistico, è chiuso in sé stesso. La sua attrazione principale - il sesso - sembra essere esclusivamente ad appannaggio del cliente maschio e dello sguardo maschile. Clementine e Maeve seducono anche le signore, è vero, ma per le visitatrici strettamente eterosessuali non c'è alcuna opzione. Le host femmine, naturalmente, sono mogli, prostitute e fanciulle indifese (quantunque con la cospicua e magnetica eccezione della bandita Armistice), escluse da qualsiasi ruolo prominente nelle varie storyline. Le ultime vestigia del patriarcato sono le più livorose e disperate, le più difficili da snidare; ma ogni sistema corrotto contiene in sé la propria distruzione. Ed è evidente con Contrapasso che anche l'onnipotente e saggio demiurgo Robert Ford si rende conto che Westworld è uno di questi sistemi. "Arnold" è il codice sepolto, il virus dormiente che rappresenta l'inevitabile risveglio e la crescente consapevolezza degli oppressi e degli emarginati; le sue agenti sono donne, e sono destinate a riscrivere la storia.
Alice non abita più qui
Non stupisce che la Dolores di Evan Rachel Wood sia al cuore di questo episodio cruciale: è il personaggio meglio caratterizzato, quello accanto al quale abbiamo vissuto sin dalle primissime battute di questo viaggio di auto-scoperta. La vediamo seguire William e Logan nella loro missione-Easter Egg, ascoltarli rapita mentre parlano dei problemi economici di Westworld e della morte di uno dei fondatori prima ancora dell'apertura; ed è proprio qui, ai margini del parco, dove gli indizi sul labirinto conducono sia lei che l'Uomo in nero, che Dolores volta la pagina decisiva del suo percorso, con la collaborazione del parco, perché se "El lazo"/Lawrence inizialmente sembra poco incline a darle ascolto, è lui a far sì che svesta l'abito blu di Alice nel paese delle meraviglie per indossare una mise più consona al suo nuovo ruolo. Con tanto di cappello non bianco o nero ma marrone, quasi a voler dare il via ad una "squadra" tutta nuova. Come presagito da abbondante foreshadowing, il percorso di Dolores è in parallelo con quello di William e non è un caso che il personaggio di Jimmi Simpson viva momenti quasi altrettanto risolutivi al suo fianco, con le prime uccisioni e la ribellione alla prepotenza e alla condiscendenza di Logan. Le loro conversazioni contengono il germe del cambiamento: "Hai detto che le persone vengono qui per cambiare la storia della loro vita. Io ho immaginato una storia in cui non dovevo essere la fanciulla in pericolo."
Se Dolores, ispirata da Arnold, studiata da Bernard e amata da William è l'agente principale del cambiamento e della rivoluzione, il suo avversario non può che essere il più altolocato. Lo affronta anche qui, nei laboratori nei sotterranei del parco; gli dice candidamente la verità sui piani di Arnold per distruggere Westworld, rivela di stare complottando alle sue spalle con qualcun altro (Bernard? Arnold?) e gli infligge una sconfitta sorprendentemente pesante quando non risponde alla sua domanda su cosa preferirebbe essere in una storia, se l'eroina o la cattiva. Se Dolores è un "brown hat", Robert Ford è un Creatore altrettanto ambiguo, che però in Contrapasso, sia nella scena di apertura con il nuovo formidabile duetto con Michael Wincott (che prelude a quello con Ed Harris) che in quella con Dolores, dà evidenti segni di angoscia e preoccupazione.
Non direi che siamo amici, Dolores. Non lo direi affatto
La ragazza con lo smartphone
Se Dolores è a un punto di svolta nella ricerca della propria identità, Elsie Hughes sa già benissimo chi è: una giovane donna ambiziosa, efficiente, curiosa (e anche bi-curiosa), che non si ferma davanti a un enigma, a un rimbrotto o a un eloquente silenzio quando ha un obiettivo in mente. Braccio destro di Bernard Lowe nella divisione di programmazione comportamentale, checché ne dicano i suoi superiori sta facendo esattamente il suo lavoro, avvicinandosi a verità che qualcuno preferirebbe restassero sotto la sabbia.
La grintosa Shannon Woodward è un'altra delle delizie di questo incredibile cast e Contrapasso le fornisce un'occasione particolarmente ghiotta per farsi notare, nella simpatica parentesi in cui Elsie fa lezione al barman imbranato ma dalle singolari doti fisiche e soprattutto nella scena in cui fa buon viso a cattivo gioco per ottenere l'accesso all'host che aveva aggredito lei e Stubbs nell'episodio The Stray. Quello che ha in mano - o meglio, nella scheda di memoria dello smartphone - è la prova di un abuso fisico degli host, da parte del personale dei laboratori e non del pubblico pagante, di cui avevamo sentore già da un po'; ed è con gran gusto che Elsie strapazza il "necro-pervertito" e procede a fare una scoperta sconvolgente. Il "randagio" di The Stray non era vittima di un malfunzionamento ma di un sabotaggio: era stato manomesso allo scopo di trasmettere dati verso l'esterno, grazie a una cablatura che anche Dolores vede in una della sue visioni. Ma a chi sono trasmessi questi dati? A "Arnold"? Alla compagnia di Logan, che a quanto dice lui sembra intenzionata a rilevare Westworld? E che cosa farà ora Bernard Lowe? In ogni caso, la determinazione di Elsie Hughes ci ha appena servito un game changer.
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Queen Maeve
Se Dolores imbraccia il revolver ed Elsie lo smartphone, l'elemento letterale e simbolico associato alla terza donna/ rivoluzionaria di Contrapasso, Maeve, è un essere vivente - si fa per dire, ovviamente. L'episodio è ricco di riferimenti agli animali: c'è la storia del levriero raccontata da Ford, i nomi di gatti dei cartoni animati, Felix e Sylvester, attribuiti ai due tecnici/ macellai che devono rattoppare Maeve per l'ennesima volta, e naturalmente l'uccellino robot che uno dei due (quello non completamente privo di empatia verso gli host; l'altro, Sylvester, è probabilmente un altro necro-pervertito) cerca di rianimare, in sequenze dell'episodio la cui importanza non dobbiamo sottovalutare, perché lo stesso Robert Ford ci ha avvisato che "il codice di Arnold è presente negli animali" e perché gli uccelli sono simboli che non piacciono solo a David Lynch o ad Alfred Hitchcock.
La scena in cui Felix riesce nel suo intento e il piccolo volatile spicca il volo turbinando nella stanza grigia e chiusa è contagiosamente gioiosa, e la sua conclusione affascinante. Immagini graziose di donne con uccellini posati sulle dita costellano la storia delle arti decorative, leggende classiche e orientali che raccontano il cambiamento e la crescita attraverso la mutazione donna-uccello, e al binomio è legato un immaginario erotico non a caso vicino alla sessualità maschile; un gesto, una battuta, pochi istanti e Maeve, non più immemore e non più spaventata, ci fa dimenticare la scena dell'orgia a Pariah; un gesto, una battuta, pochi istanti è Maeve è Queen Mab, regina delle fate nella tradizione anglosassone, regina guerriera e sessualmente dominante in quella gaelica. Che farà del redivivo passerotto - e di Felix? Lo schiaccerà, lo libererà, lo controllerà?
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La legge del contrappasso
Anche se abbiamo identificato nelle donne gli agenti principali del cambiamento, questo non significa che non abbiamo grande rilevanza nella narrazione anche loro: i ricchissimi, forti, carismatici rappresentanti del fragile status quo. In questo episodio dal titolo dantesco (la legge del contrappasso è il principio teologico in base alla quale vengono determinati i supplizi inflitti ai peccatori nella Divina Commedia) il Creatore di Westworld fronteggia per la prima volta in scena il malvagio Uomo in nero; troppo moralmente ambigui per rappresentare la luce e le tenebre, li possiamo associare al controllo e al caos, al raziocinio e alla fede, all'imperturbabilità e alla bramosia. È evidente che questo non è il loro primo incontro. Accanto a loro c'è Teddy Flood, stolido arcangelo votato alla protezione della (ex!) fanciulla indifesa Dolores Abernathy ed evidentemente anche a quella del dottor Robert Ford, capace di "guarirlo" con una citazione di Sir Walter Scott. Ford resta benevolo nei confronti dell'uomo senza scrupoli che gioca una partita che per lui non ha più segreti alla ricerca del significato al cuore del progetto di Arnold, e che sospetta che il misterioso Wyatt - per ora incorporeo quanto Arnold - sia stato creato per impedirgli di arrivare al Labrinto che lo cela.
Ford lo lascia fare, lo lascia credere. Nell'intrico di enigmi che è la loro conversazione, una cosa è evidente: non è lì per dissuaderlo dal suo personale viaggio di auto-scoperta. Ma forse l'unica verità al termine del viaggio è quella che già grava sul suo cuore di peccatore e che attende anche l'Uomo in nero: il fatto che alla fine del tuo percorso, o meglio della tua corsa forsennata attraverso la vita, tutta la ricchezza che hai conquistato, la conoscenza che hai acquisito, il potere che hai esercitato sugli altri non bastano a impedire che tu ti senta solo, inerme e disorientato, come il levriero assassino della sua infanzia. Il contrappasso del tiranno.
Movieplayer.it
4.0/5