Tra i geni riconosciuti dell'animazione in stop-motion, nonché tra le figure cardine che hanno contribuito al successo e allo sdoganamento mainstrem della stessa, Henry Selick occupa sicuramente un posto di rilievo. Con un forte background iniziale da vero e proprio animatore, l'autore ha raggiunto la fama internazionale grazie a Nightmare Before Christmas nel 1993, che erroneamente la maggior parte dei casul viewers attribuisce ancora oggi a Tim Burton, invece creatore della storia - in realtà poema - originale e produttore del progetto, diciamo anche il suo deux ex machina.
Tutte quelle invenzioni in chiave di stile e registiche che hanno trasformato il film in un vero cult di genere si devono però in larga parte proprio a Selick, che a distanza di ben 13 anni dal suo ultimo e applauditissimo lungometraggio animato, Coraline e la porta magica, torna finalmente dietro la macchina da presa con una nuova e stuzzicante opera, sempre in Passo Uno e già disponibile su Netflix. Si intitola Wendell & Wild ed è oggi oggetto di recensione, ovviamente senza spoiler.
So S(el)ick
L'intero e appagante progetto non esisterebbe in verità senza il grande supporto di Jordan Peele. Il regista del sorprendente Nope e Get Out non solo ha prodotto il film grazie alla sua Monkeypaw Productions, ma ha contribuito anche alla stesura della sceneggiatura a quattro mani con Selick, ritagliandosi infine un ruolo da co-protagonista come doppiatore originale di uno dei due demoni titolari. La storia segue infatti questi due diavoli dell'oltretomba macchinare un piano per fuggire dall'aldilà e approdare nella terra dei viventi, così da poter stringere un fruttuoso patto con l'adolescente e ribelle Kat Elliot, quella che per loro è una Fanciulla Infernale. Dopo aver perso i genitori in un incidente automobilistico, Kat ha passato l'intera infanzia tra sistema assistenziale e case famiglia, sviluppando un carattere forte e testardo, refrattario al controllo, e mettendosi nei guai. Costretta a tornare nella sua decadente e quasi abbandonata cittadina natale, Rust Bank, per frequentare la scuola femminile RBC, la ragazzina si troverà coinvolta in un perfido intrigo di potere tra la dirigenza dell'accademia e la Klax Korp, società insediatasi a Rust Bank poco dopo il devastante incendio al birrificio cittadino a monte di ogni problema. Con la speranza di poter rivedere i genitori grazie a Wendell e Wild, Kat farà di tutto per scoprire la verità dietro alla Klax Korp e tornare ad abbracciare i suoi cari.
Famiglia e ribellione
Al cuore, Wendell and Wild è in tutto e per tutto un titolo firmato Selick. Ha quel gusto un po' oscuro e malato che ha reso il suo cinema tanto caratteristico e riconoscibile, ma al contempo presenta anche tutta una serie di idiosincrasie cinematografiche ossidatesi da tempo allo scheletro concettuale delle idee dell'autore. Pur non essendo in alcun modo derivativo, soprattutto nella ricercata e meravigliosa estetica degli ambienti e dei personaggi, il film sembra nascere da un'idea un po' troppo anni '90 di stop-motion, che non punta a innovare né a rinnovare una certa visione o una certa forma, solo a raccontare nel modo più visionario e stilisticamente d'impatto un piccolo e tutto sommato composto racconto di formazione dedicato alla ribellione e alla famiglia. In sostanza, tanto nel bene (molto) quanto nel male (poco), tutti gli stilemi più tipici della filmografia di Selick - sia in termini di grammatica narrativa che formale - sono presenti in massa, rendendo profondamente autoriale il progetto.
Si parla di oltretomba, dove uno dei tanti regni di sofferenza è la Fiera delle Urla, un vero e proprio parco tormenti costruito sopra il gigantesco corpo di Buffalo Belzer, anfitrione di questa realtà. Vedere queste creazioni tanto inventive quanto sofisticate prendere forma grazie alla stop-motion è sempre immensa gioia per gli occhi, così come i piccoli ma significativi dettagli ambientali e d'atmosfera o dei protagonisti (la barba del papà di Kat, ad esempio). Si avvisa inoltre un certo tocco di cultura afroamericana, merito del coinvolgimento attivo di Peele che non faticherete a riconoscere nelle sembianze di Wild (Wendell è invece Keegan Michael Key). C'è davvero tanta passione e artigianalità, un'anima artistica profondamente curata che pur apparendo posticcia in alcuni passaggi si intuisce come sia in realtà voluta e desiderata così, immaginifica eppure "pragmatica", esattamente com'è l'animazione a passo uno.
C'è anche da dire che Wendell and Wild riflette sorprendentemente bene sulla ribellione giovanile e il rapporto generazionale tra vecchio e nuovo, alla ricerca di un valido compromesso, andando anche a toccare con spirito critico alcune problematiche etiche e strutturali del sistema assistenziale e carcerario americano, inserendole anzi come diretti elementi d'analogia e diegesi all'interno del racconto. Si parla quindi di demoni "reali", intimi e familiari, societaria e istituzionali, come ad esempio pure quelli religiosi in senso pratico, oltre la fede e dentro al guadagno. E ora che Selick è tornato con il suo ennesimo bel film, l'augurio è che possa continuare ancora a confezionare queste piccole ma importanti perle animate negli anni a venire, magari sempre sotto l'egida dell'avanguardista e lungimirante Monkeypaw di Peele, che una "zampa" a chi lo merita la dà sempre.
Conclusioni
Di fascino oscuro e un po' malato e dallo stile ammaliante e ricercato, Wendell & Wild si rivela un nuovo successo per Henry Selick, ancora oggi tra i più grandi geni dell'animazione a passo uno. Ricco di ogni stilema classico dell'autore, così come delle sue principali idiosincrasie formali, come detto in recensione il film tenta in senso intimo di riflettere sul processo di ribellione e formazione degli adolescenti, mentre nel pratico e morale va ben oltre, fino a toccare il sistema carcerario americano. Non supera in termini qualitativi The Nightmare Before Christmas né Coraline ma resta un titolo visivamente strabordante e ricco d'idee concettuali anche sofisticate, soprattutto bello da ammirare nella sua profonda e ragionata artigianalità, così evidente che viene quasi voglia di toccarla e sentirla oltre che viverla con gli occhi.
Perché ci piace
- Un'opera visivamente splendida frutto di tanta mano e passione.
- Si avverte il coinvolgimento di Jordan Peele ma resta un film di Selick fino al midollo.
- Tante invenzioni estetiche riuscire.
- Diversi spunti narrativi e tematici sono davvero ben congeniati...
Cosa non va
- ... anche se poi al cuore si tratta di una storia molto semplice.
- Sia nell'animazione che nella trama si percepisce a volte un certo sapore retrò anni '90.
- L'evidente artigianalità dell'opera potrebbe non piacere né compiacere tutti.