Ma che strana storia dietro War Sailor di Gunnar Vikene. Strana, perché se è stato il film scelto dalla Norvegia per rappresentare il Paese agli Oscar 2023, viene invece distribuito da Netflix sotto forma di miniserie. Qui si aprirebbe una riflessione, che coincide sullo spinoso tema della durata necessaria relativa ad una pellicola. Ecco, War Sailor, nella sua complessità, dura circa tre ore. Una durata importante per un'interessante operazione di ricostruzione storica e umana, dai colori lividi e dall'atmosfera asfissiante. Ma anche una durata funzionale allo script di Gunnar Vikene, che ha reso il film con il più alto budget della storia norvegese. Undici milioni di dollari. Quella stessa durata che, in formato film, era relativamente più asciutta: 150 minuti. E, approfondendo la questione, scopriamo che il progetto di War Sailor è nato per essere fin da subito ambivalente, un po' come fatto da Marco Bellocchio con Esterno Notte.
L'autore, prendendo spunto da diverse storie vere (una in particolare), ha strutturato la vicenda per essere applicabile sia al cinema che sotto forma di serie. In questo senso il materiale "scartato" per il lungometraggio è stato rimontato per diventare una turgida miniserie divisa in tre puntate, che trasmettono in modo potente l'orrore della guerra visto attraverso gli occhi spaesati di chi, la guerra, non vorrebbe combatterla. E lo fa sfruttando a pieno tutti i sensi di cui disponiamo: l'odore acre del petrolio, che si mischia all'aria asciutta del mare, e poi ancora un forte lavoro di sound design, tra il ronzio degli aerei della Luftwaffe e il tonfo delle bombe, fino all'ottima resa estetica, efficace nell'essere in linea con la più tipica new wave fotografica (qui troviamo Sturla Brandth Grøvlen, che ha firmato anche Un altro giro - Another Round), desaturata e filtrata da una grana che riflette i verdi, gli azzurri, i grigi. Ineccepibile a livello tecnico, e curiosa re-distribuzione post-produttiva, War Sailor: La serie dimostra, tra l'altro, che lo streaming aiuta ad allargare lo sguardo degli spettatori verso altre industri audiovisive, non meno preparate rispetto a quelle hollywoodiane.
War Sailor: la trama della serie
Chiariamolo subito: War Sailor non è una visione "semplice". C'è un invasivo senso di dramma e di morte, cucito in modo efficace dal regista tanto sulla cornice quanto sui protagonisti. Vedendolo, pur essendo un'altra guerra, il paragone non può non andare verso le sfumature di Nulla di nuovo sul fronte occidentale, tuttavia questo film divenuto serie, per le storie che racconta, riesce ad essere più efficace e meno scontato, al netto del sacrosanto messaggio anti-guerra. Essenzialmente, il protagonista di War Sailor è Alfred Garnes (Kristoffer Joner), ma intorno a lui orbitano la moglie Cecilia (Ine Marie Wilmann) e l'amico Sigbjørn "Wally" Kvalen (Pal Sverre Hagen) che, su appello della donna, avrà il dovere di sorvegliare e riportare a casa Alfred. Sì perché siamo al molo di Bergen, nel 1939. Alfred e Cecilia sono di nuovo genitori (terzo figlio) e c'è bisogno di lavoro. Dal centro Europa arrivano notizie contrastanti, ma decide comunque di imbarcarsi su un mercantile insieme a Wally, così da poter mantenere economicamente la famiglia.
La rotta? Il giro del mondo, fino a Malta e poi a Liverpool, toccando New York e Halifax, in Canada. Da lì a poco, scoppia la Guerra e, disarmati, si ritroveranno in una sorta di prima linea in alto mare, lottando per la sopravvivenza, in quanto i sommergibili tedeschi mettono a tiro le navi civili. L'unico obbiettivo è tornare a casa, ma non possono finché il conflitto non sarà finito. Anzi, i mercantili come quello di Alfred sono stati usati - libri di storia alla mano - dalla marina britannica per un supporto diretto, facendoli diventare dei veri e propri strumenti di guerra. Dall'altra parte, se la convulsione scenografica domina i segmenti "marini", l'atmosfera si fa ancora più drammatica quando la scena si sposta su Cecilia, in una Bergen occupata e bombardata (anche) dalla contraerea alleata. Mentre Alfred e Wally subiscono derive e orrori, Cecilia cerca rifugio insieme ai figli, mettendo da parte le lettere che riceve da suo marito.
Diverse linee narrative per un buon finale
Tre ore piene e dense, complicate e difficoltose nella loro ovvia pesantezza, sia narrativa che scenografica. Non poteva essere altrimenti visto il tema, eppure War Sailor: La serie, oltre essere un caso di ristrutturazione produttiva, non si sofferma troppo sulla spettacolarizzazione (anche dolorosa) della Guerra, bensì sembra ritratte la vicenda partendo dai dettagli e dalle incrinature. Un fattore che potrebbe sbilanciare la serie tramite una messa in scena alla ricerca delle minuzie, soffermandosi più o meno velocemente su diversi momenti importanti e, per quanto possibile, provando a tenere sopraelevate le diverse linee narrative.
Non è facile, e infatti alcune riflessioni si esauriscono in fretta tramite l'esposizione ultra-emotiva della vicenda (forse esasperata più del dovuto dalla possente colonna sonora), salvo fatto il ri-collegamento finale che ci porta - a sorpresa - tra le fumerie d'oppio orientali, quando il conflitto è ormai esaurito, rendendo l'opera di Gunnar Vikene (basata in parte sull'epopea di una persona reale conosciuta dal regista) una serie molto più stratificata rispetto al suo valore dichiarato. Non vogliamo rivelarvi troppo, ma il punto più alto di War Sailor è proprio la disamina conclusiva, che mette insieme l'umiliazione, la rabbia, i traumi e i disturbi post-traumatici da stress di quegli uomini divenuti, loro malgrado, degli eroi. Eroi sfruttati, sviliti e deturpati da una Storia che, news alla mano, non smette di compiere sempre gli stessi ingiustificabili errori.
Conclusioni
Prima film e poi serie: concludendo la recensione di War Sailor, rimarchiamo quanto sia una buona alternativa, che illumina una delle tante storie sconosciute avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale. Uno sguardo tecnicamente lucido alternato ad una narrazione più sfilacciata, avendo però lo spirito nobile di farsi testimonianza umana ancora prima che spettacolare.
Perché ci piace
- La storia, ispirata a fatti reali.
- Un'ottima estetica.
- Il finale.
- Solo tre puntate!
Cosa non va
- Tecnica un po' ridondante, a cominciare dalla musica.
- Tre ore complessive, ma alcuni passaggi sono troppo superficiali.