Arthur Bretnik, un tempo detective della polizia, è diventato un teorico della cospirazione in seguito a un drammatico evento che ha visto protagonista la sua famiglia e del quale si sente direttamente responsabile. Le sue indagini su un omicidio irrisolto infatti gli avevano attirato attenzioni indesiderate e a farne le spese sono state la figlia, morta, e la moglie, che ha riportato gravi danni neurologici.
Ora l'uomo conduce un podcast pirata, trasmesso dal bel mezzo del deserto, insieme all'amico Jimmy Cleats, nel quale denunciano presunti insabbiamenti da parte del governo. Una sera a chiamarli è la madre di una ragazza messicana, uccisa a sangue freddo mentre si trovava in fuga nei pressi della cittadina di Wander. La donna ingaggia Bretnik affinché indaghi: l'uomo è non soltanto allettato dalla ricompensa di diecimila dollari, ma anche dalla possibilità di ottenere nuove informazioni su quel caso che così tanto gli è costato anni prima...
La verità è là fuori
Una coppia di complottisti alle prese con una complessa indagine dove si mescolano realtà e finzione, segreti e bugie, all'insegna proprio di una premessa che non vuole dare niente per scontato. In certi passaggi emergono (pre)potenti i richiami a una serie cardine della televisione moderna, ovvero quell'X-Files che così tanti spettatori ha appassionato nel corso degli anni, introducendoli a teorie cospirazioniste che poi con gli anni hanno preso sempre più campo, scatenando influenze negative sulle mente più condizionabili. Ad ogni modo Wander sa cosa vuol raccontare e lo mette in scena con una certa personalità, riuscendo a innestare nel substrato narrativo le corrette atmosfere mystery e quella necessaria dose di tensione a tema, con una messa in scena che riesce a reggere l'onda d'urto di una sceneggiatura sì affascinante ma a tratti rischiosa e dichiaratamente caotica, come nella mezzora finale dove le scelte di montaggio rischiano di confondere lo spettatore salvo poi ritrovare il proprio baricentro.
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Sense of Wander
Le location nel deserto del Nuovo Messico, aride e disperate, sono il miglior palcoscenico per questa storia che mette in mostra la disperazione degli ultimi e l'emergenza migratoria, adducendo l'entrata di individui in cerca di un futuro migliore quale nuova forza lavoro per scopi più o meno loschi, specchio di realtà spesso celate all'opinione pubblica, questo senza andare a tirare in ballo cospirazioni o meno. Va anche detto al contempo che il contorno di figure secondarie è comunque limitato, dato che il protagonista si muove in questi posti dimenticati da Dio come una sorta di invisibile fantasma, cercando di districarsi tra verità fasulle che si complicano sempre di più, portando il pubblico stesso a cercare di comprendere cosa stia effettivamente accadendo e quanto sia reale o frutto della fantasia e di un'ossessione consumante.
Menti e volti
Se l'operazione funziona anche a dispetto dei suoi esacerbati limiti narrativi è grazie alla grintosa regia e ad un casting davvero azzeccato. Dietro la macchina da presa troviamo la canadese April Mullen, che pur veniva da un film molto diverso come il dramma erotico LGBT Below Her Mouth (2016), e che riesce a scuotere le varie anime di un racconto non semplice, a tratti respingente ma mai noioso e ricco di colpi di scena, soprattutto nella concitata serie di rivelazioni e ribaltoni finale. Davanti alla camera sottolineiamo invece la presenza di Heather Graham in un ruolo secondario ma fondamentale, di un Tommy Lee Jones che sfodera tutto il suo mestiere - ruga su ruga - e, soprattutto, di un redivivo Aaron Eckhart: il suo detective tormentato dagli incubi e dalle visioni è inaspettatamente figlio di una costruzione drammatica accattivante, veicolo perfetto per le atmosfere di un film sicuramente divisivo ma che non passa inosservato.
Conclusioni
Un ex detective della polizia, ora investigatore privato e teorico del complotto, viene contattato dalla madre di una giovane brutalmente uccisa nei pressi della cittadina di Wander, che gli chiede - dietro un lauto pagamento - di far luce sulla vicenda. Un thriller dalle atmosfere mystery che recupera cospirazioni vere o presunte, con tanto di microchip sottopelle, e che si muove con la giusta personalità anche nei suoi passaggi più irti e controversi. La solida regia e le interpretazioni di un cast in gran forma, con Aaron Echkart ai suoi massimi, rendono interessante la breve - un'ora e mezza - visione, chiedendo di stare al gioco per apprezzarne al meglio tutti i colpi di scena.
Perché ci piace
- Uno straordinario Aaron Eckhart e il resto del cast non è da meno.
- La regia decisa e grintosa.
- La sceneggiatura è ricca di spunti affascinanti...
Cosa non va
- ...ma anche potenzialmente controversi.
- Il contorno avrebbe potuto essere sfumato un pizzico di più.