Dal 1995, anno di uscita del primo Toy Story, ad oggi, Pixar è diventata sinonimo di immensa qualità, coraggio e originalità nell'approccio al mondo dell'animazione. Il nome dello studio di John Lasseter, a dispetto delle recenti accuse proprio al suo fondatore e al suo allontanamento, brilla nelle nostre menti cinefile immerso in un'aura magica, fatta di rispetto e ammirazione, che si è guadagnata con una serie di colpi ben assestati alle convinzioni di tutti coloro che, ancora e anacronisticamente, considerano l'animazione un semplice genere rivolto ai più piccoli.
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Da Toy Story 2 a oggi è stata un'ascesa costante e sicura, sorretta da basi tanto solide da sostenere anche gli episodi più deboli di una filmografia imponente. Quando dieci anni fa è arrivato WALL·E, venivamo da un fuoco di fila impressionante fatto di Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo, Gli incredibili e Ratatouille, con l'unica parentesi di Cars - Motori ruggenti a fungere da concessione a un'animazione più tradizionalmente rivolta al pubblico più giovane, che ancora oggi ama Saetta e le altre auto protagoniste. Per questo eravamo abituati alla differenza dell'approccio Pixar, eppure siamo impazziti per quello squadrato robottino, cigolante e cingolato, che ci ha emozionati con la sua storia d'amore e solitudine.
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Terra, ultima discarica
Con WALL·E la Pixar ci ha portato in un futuro segnato dalle conseguenze di problemi attualissimi. Il robot protagonista si muove tra le montagne di rifiuti della Terra del 2800, ma è già da settecento anni che l'umanità ha lasciato la scena. Fuggita in un 2105 che ha l'amaro sapore della nostra realtà. Meno di un secolo ci separa a quella data e la strada che stiamo percorrendo va drammaticamente in quella direzione, a meno di svolte decise e improbabili. Nel seguire il lento e meticoloso lavoro del piccolo WALL·E tra quei grattacieli di immondizia, non ci sintonizziamo soltanto con la solitudine della sua condizione, ma anche con la consapevolezza di un futuro che ci attende inesorabile.
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Umanità in fuga
Un capo d'accusa espresso con la poetica del suo protagonista, nascosto dietro la ruggine del suo corpicino squadrato e segnato dal tempo, mascherato dietro quell'espressività così incredibile per un oggetto inanimato. Un vero e proprio manifesto ecologista che viene completato dalla seconda parte del film, in cui l'indice accusatore si sposta verso i corpi obesi e atrofizzati degli esseri umani rifugiatisi a bordo della Axiom: un'umanità adagiata su sé stessa, del suo stile di vita rilassato e all'insegna delle comodità materiali, in una realtà guidata proprio da una compagnia come la Buy n Large che ha preso il controllo di tutto. Una seconda accusa, anche questa volta messa lì, sullo sfondo di un secondo segmento del film che si fa scanzonato, divertente e frenetica.
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L'amore impossibile
Se la prima parte di WALL·E è un capolavoro di poetica, emozioni e malinconica nostalgia, la seconda parte muta considerevolmente in quanto a tono, ritmo e anche scelte visive. La meravigliosa fotografia livida del lunghissimo incipit lascia il posto ai colori vivaci, il passo lento che richiama quello dei cingolati di WALL·E diventa ritmato e allegro. In barba a questa duplicità, il gioiello di casa Pixar funziona come un tutto unico e coerente in cui i diversi temi si accompagnano e completano. Un'unità tra diverse anime in cui echeggia la sublime storia d'amore tra il vecchio e squadrato WALL·E e la moderna e EVE.
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Potremmo spendere paragrafi su paragrafi ad elogiare il sapiente uso dei temi, a sottolineare l'impressionante livello tecnico raggiunto già dieci anni fa, a stupirci della capacità di dare espressività ed emozione ai robot protagonisti. Persino, ed ovviamente, a elencare le fonti, le citazioni e gli omaggi al cinema di fantascienza e non solo. Ma se WALL·E è il capolavoro che è, se ancora ci emoziona ad ogni visione e ci spinge a guardarlo ancora e ancora, è perché Andrew Stanton e la Pixar hanno messo anche in questo caso i sentimenti in primo piano. Tutto in WALL·E, dall'estetica da film muto all'ironia dell'umanità obesa, passa per le mani unite di WALL·E ed Eve, per la loro toccante storia d'amore.