Sono passati quasi dieci anni da quell' "Anto'... fa caldo!", lo spot della Nestea che la fece conoscere al grande pubblico: all'epoca Luisa Ranieri aveva appena 27 anni, erano i tempi del suo esordio al cinema con Il principe e il pirata di Leonardo Pieraccioni e anche delle tournée all'interno dei circuiti del teatro off "che non pagava una lira, gli spot mi hanno fatto campare e studiare". Ora dopo aver lavorato con Michelangelo Antonioni e Ferzan Ozpetek, aver incarnato il mito di Maria Callas per la tv ed essersi confrontata a teatro con ruoli che furono di Sophia Loren e Silvana Mangano, la Ranieri si prepara a tornare in sala, per la prima volta nelle vesti di una dark lady. Dal 18 luglio è infatti protagonista di Vita segreta di Maria Capasso, un film di Salvatore Piscicelli ispirato all'omonimo romanzo scritto dallo stesso regista e ambientato a Napoli.
"Quando ho letto la sceneggiatura sono impazzita - ci racconta in questa intervista al Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento dove l'attrice ha presentato il film - Mi affascinava la possibilità di trovare un ruolo femminile così complesso, per un attore è una grande opportunità affrontare un personaggio che parte da una condizione e arriva a un'altra completamente diversa", perché quello che le interessa in un copione "è la complessità del ruolo, i conflitti raccontati in una storia e l'evoluzione del personaggio".
Oggi si sente un'attrice più completa, la gavetta è stata lunga e spesso in passato "ho fatto scelte che per un certo momento hanno rallentato la mia carriera, ma alla lunga ne sono felice perché ho avuto modo di scegliere ruoli più adatti a me, che mi hanno permesso di far vedere le mie potenzialità. Quando sei una bella donna ti offrono sempre gli stessi personaggi e io non volevo farli; quel periodo di rallentamento è stato fisiologico e mi è servito per riflettere e cercare di fare altro. È stato fondamentale e oggi penso di essermeli scelti con il campanello i ruoli che volevo fare, sono ruoli in cui sto comoda, mi diverto e sperimento".
Luisa Ranieri, dark lady e madre coraggio
Maria Capasso è una donna che spara, ma non è sempre stata così: quando la incontriamo per la prima volta fa l'estetista part time costretta dopo la morte del marito a dover provvedere da sola ai suoi tre figli. Come tante donne della periferia napoletana arranca e fatica ad arrivare a fine mese; la sua ancora di salvezza si chiama Gennaro (Daniele Russo), ricco proprietario di un autosalone dal quale si lascia corteggiare fino a diventarne l'amante e poi partner in affari per trasportare un carico di cocaina fino in Svizzera. È qui che inizia la sua scalata sociale e un cammino di riscatto per il quale è disposta a tutto.
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La sua dichiarazione di guerra al mondo inizia sin dalla prima inquadratura, quando sguardo dritto in macchina, dirà: "Mi chiamo Maria Capasso e ve lo dico papale papale, non me ne fotte un cazzo, se mi passate l'espressione, di quello che la gente potrebbe pensare di me". Il regista l'ha definita una Filumena Marturano del terzo millennio, ma Luisa Ranieri ci va cauta: "È un personaggio moderno, narra un femminile non iconico e a differenza di ruoli più convenzionali, è una donna che dietro la scusa dei figli nasconde una grande ambizione: viene dal niente e vuole costruire, possedere e avere. Vorrebbe stare da un'altra parte e ci riesce. La trovo moderna proprio nel suo essere raccontata per quello che è, nella sua crudezza e senza moralismi", spiega. Per interpretarla non si è ispirata a nessuna grande icona del passato, si è semplicemente affidata alla sceneggiatura scritta dal regista insieme a Carla Apuzzo: "All'inizio avevo pensato ad una Maria Capasso più carnale e invece lui mi ha offerto una chiave diversa: più raffreddata, razionale e calcolatrice. Mi sono lasciata guidare da Salvatore giorno per giorno", precisa.
La napoletanità di Maria Capasso
Maria si muove tra il centro e la periferia di Napoli, la napoletanità è senz'altro uno degli elementi distintivi del film, con la sua lingua, la visceralità dei suoi personaggi e le sue contraddizioni, anche se per l'attrice la storia "poteva essere ambientata ovunque, perché Maria Capasso racconta l'Italia: quella in cui non esiste più un welfare, la gente è stata abbandonata, vive di precarietà e quando perde anche quel po' di lavoro precario che a fatica ha, è facile che l'antistato possa entrare e infiltrarsi", aggiunge.
Il capoluogo campano per la Ranieri è, e rimane, un luogo dell'anima: "A differenza di altri posti che vanno incontro a una spersonalizzazione delle radici, Napoli ha una cultura molto radicata che invece è un po' sparita dal resto del paese. C'è stata la globalizzazione, siamo moderni, siamo social ma continuiamo ad avere la nostra musica, la nostra cucina, le nostre cose ed è una forza. Napoli per me è come Rio De Janeiro, ha quella stessa forza e quelle stesse contraddizioni, è un leone che ruggisce".